Ade Irawan, giovane pianista di talento

Reputiamo emozionante il percorso artistico di Ade Irawan, giovane pianista jazz di origine indonesiana, cieco dalla nascita, il quale in questi giorni, per la prima volta, si è esibito in Italia. Nato in Inghilterra nel 1994, inizialmente si è formato da autodidatta. Sin da bambino ascoltava e ripeteva le melodie su una tastiera digitale avuta in regalo dai genitori. Dotato di orecchio eccezionale e di volontà ferrea, ha passato l’infanzia ad ascoltare e a suonare. In seguito, il trasferimento in America dove, giovanissimo, ha iniziato a farsi conoscere come pianista di talento, in particolare, nel 2006-2007, presso il “Chicago Winter Jazz Festival” e il “Chicago Jazz Festival”. Come solista, ha tenuto numerosi concerti in Indonesia, ripetutamente partecipando anche al prestigioso “Java Jazz Festival”. In Australia, nel 2011, si è esibito nella “Sidney Opera House”, ottenendo consensi positivi di critica. Da alcuni anni, si è trasferito a Los Angeles con la famiglia, dove ha iniziato a seguire corsi di musica presso il “Braille Institute”, avendo come mentore Fay Roberts. Il 2014, è stato un anno importante per Ade Irawan, perché ha vinto la competizione della “YYPA” (Yamaha Young Performing Artist) e perché ha inciso un cd, “Ade Irawan -Solo Piano”, comprendente dieci composizioni originali che ben riassumono il suo stile musicale. Possiede una tecnica invidiabile e molta fantasia improvvisativa. I generi di riferimento sono numerosi, tra cui blues, R&B, funky, latin jazz, be bop, soul. Alla vivacità ritmica viene spesso associata una vena melodica che rende particolarmente intriganti i brani proposti. In alcuni di questi Ade usa lo “scat”, cantando i riff su basi sostenute dalla sola linea del basso o dalle armonie tipiche di uno specifico standard. Il manager di Ade è Satria Wicaksana, il quale segue il pianista nelle tournée. A Milano sono giunti per esibizioni presso l’anfiteatro del Padiglione Indonesia di Expo e per sostenere una causa umanitaria. Accompagnato da Satria e da alcuni amici, Ade è salito sul palco. Davanti alle due tastiere digitali ha sistemato i timbri e i registri elettronici per l’accompagnamento e per i bassi, poi ha iniziato il concerto. 
Sguardo rivolto talvolta all’infinito più spesso alle tastiere, le mani hanno iniziato a scorrere e subito ha fatto apprezzare al pubblico lo spessore della sua tecnica strumentale che, tenendo conto della cecità, ha dello straordinario. Nel suo modo di suonare abbiamo ravvisato l’uso di diverse tecniche. Tipica quella di tenere una linea di basso con ritmo ostinato, intorno alla quale la mano destra improvvisa con fantasia ritmica e con riff melodici, sorretti da un virtuosismo che richiede l’uso di scale e arpeggi che spaziano su tutta l’estensione della tastiera. Nei brani stile jazz-rock e funky sono talvolta evidenti i riferimenti allo stile pianistico di Chick Corea (in rete suggerisco di visionare il video di “Spain”, secondo la rielaborazione proposta da Ade). Diverse composizioni del suo “Solo Piano”, per la cantabilità e la struttura formale, ben si presterebbero per essere interpretate come “songs”, in particolare, ci riferiamo a “Our last moment together”. In alcuni brani, il pianista di origine indonesiana tende a mettere in risalto la linea melodica, utilizzando un fraseggio improvvisato secondo un vario intreccio di scale (blues, maggiori, minori e modali, con arricchimenti cromatici). In tal senso pare opportuno evidenziare che apprezza molto lo stile di Lyle Mays e del Pat Metheny Group, e spera un giorno di poter suonare in jam con il chitarrista americano. Ade è un ragazzo di poche parole anche a causa di un disturbo del linguaggio. Più che dialogare preferisce ascoltare e rispondere alle varie domande in maniera sintetica. Gli piace esprimere con i suoni: tutto il resto diventa secondario. Per lui è importante ascoltare i grandi del jazz, poiché c’è sempre da imparare. Ciò che lo affascina è la ricerca di una libera espressione musicale secondo i canoni jazzistici, la quale porta direttamente al cuore delle composizioni e alla ricerca di un proprio sound. Oltre che da solista, gli piace molto suonare in Gruppo, in particolare, in questo periodo, a Los Angeles, si sta esibendo in trio con Ronnie Ciago e con Baba Elefante (alcuni video live sono presenti su YT). 
Ho chiesto se i suoi interessi di pianista fossero indirizzati anche verso la musica classica (a mio avviso sarebbe un ottimo interprete di Chopin o Listz). Ade ha risposto che ascolta e talvolta suona tale musica (ad esempio, una rielaborazione del Concerto di Aranujez di Rodrigo) ma, al momento, preferisce concentrare le proprie attenzioni sul mondo della musica jazz. La sua strada verso il successo ci sembra spianata e siamo propensi a ritenere che, in breve tempo, il suo talento verrà sempre più riconosciuto in campo internazionale, soprattutto se riuscirà a elaborare uno stile personale anche attraverso l’approfondimento sistematico dei colori strumentali che le nuove tecnologie digitali mettono a disposizione dei suonatori. L’avventura artistica di Ade Irawan commuove: la sua vita conferma che l’amore verso la musica può superare le limitazioni fisiche. Pensiamo a Ray Charles, Steve Wonder, Alberto Mozzati, Lennie Tristano, solo per ricordare alcuni pianisti. La passione per la propria arte risulta vincente, poiché la volontà e la determinazione sono così forti da riuscire a superare con successo ostacoli in apparenza insormontabili. La storia di Ade Irawan appartiene a quella di coloro che, con dignità e tenacia, non cedono e sono determinati nello scalare le vette musicali con impegno e sacrificio nonostante i limiti della vista. Per comprendere che sia musicista di talento non occorre essere specialisti. Il pubblico passeggero di Expo lo ha ascoltato con ammirazione, intuendo che dietro allo scorrere dei suoni ci fosse una storia umana fuori dal comune e un talento musicale che colpisce emotivamente. Durante la performance dal vivo, impressiona positivamente il cipiglio con il quale Ade dà l’attacco ai brani, la decisione e la sicurezza con le quali muove le mani sulla tastiera, la carica energetica che riesce a imprimere agli assoli, inoltre, la serietà esecutiva interrotta solo da brevi ma esplicativi sorrisi quando giungono gli applausi. Basta guardarlo suonare per stupirsi scoprendo, assolo dopo assolo, la poliedricità strumentale e il suo virtuosismo. Il talentuoso pianista è poco noto in Italia ma auspichiamo che la sua conoscenza possa divenire significativa anche per i lettori e per gli organizzatori di concerti. Da parte nostra, l’augurio al pianista Ade Irawan di conseguire successo. La sua storia merita di essere conosciuta nel mondo, in particolare dai giovani i quali, forse più di altri, hanno la necessità di avere solidi punti di riferimento nel loro percorso di crescita personale e professionale. 



Paolo Mercurio 
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