Mino De Santis - Muddhriche (Ululati Records/Lupo Editore, 2013)

Quando nel 2011 Mino De Santis debuttò con “Scarcagnizzu”, in molti tra gli addetti ai lavori ci trovammo un po’ a gridare al miracolo, nell’aver scoperto un cantore del Salento così attento e profondo, in grado di saper cogliere con ironia e sarcasmo le tante contraddizioni, celate da quell’atmosfera da cartolina, che spesso contraddistinguono la sua terra. Il suo secondo album “Camminante” laddove proseguiva sulla stessa scia dell’esordio, ci sembrò un po’ un passo indietro, o meglio un non-passo, perché sostanzialmente con conteneva un reale battito d’ali che lo affrancasse da certi stilemi ritrattistici e descrittivi, che cominciavano a stagnare nelle sue canzoni. Ci piace oggi scoprirlo, cantautore ormai maturo alle prese con “Muddhriche”, il suo terzo disco, che nel confermarlo artigiano della canzone d’autore, ci presenta dieci brani nuovi di zecca, incisi con un eccellente gruppo di strumentisti salentini composto da: Francesco Negro (pianoforte), Mauro Semeraro (mandolino), Pantaleo Colazzo (fisarmonica), Emanuele Coluccia (fiati), Antonio Tau (percussioni), Pasquale Gianfreda (basso), Eleonora Pascarelli (voce), Giovanni De Santis (Endesho) (voce), Mo. Alessandro Garofalo (arrangiamento “Pezzenti”) e Nandu Popu (voce). Rispetto ai due dischi precedenti, oltre ad una maggiore solidità dal punto di vista sonoro, con arrangiamenti che adesso guardano più verso la canzone d’autore e il jazz, si nota chiaramente come il suo sguardo si sia spostato dalla realtà che lo circondava a riflessioni introspettive, più profonde e personali. Basta, infatti, l’ascolto di “Anni”, che apre il disco per comprendere come le sue riflessioni si siano fatte più personali, abbracciando i ricordi dell’infanzia, le riflessioni da adulto, il tutto condito dal suo originale approccio narrativo che mescola ironia ed amarezza. Pregevole è anche il brano successivo “Fiche Cu Le Mendule”, un brano dal sapore jazz, il cui testo amaro racconta il dramma della guerra, e le dure condizioni di chi era partito per il fronte per trovare sfuggire alla povertà ed è ritornato sconfitto, ed ancor più povero di prima. Il singolo “Radical Chic” ci riporta al sarcasmo dei primi dischi, ma questa volta nelle liriche taglienti non finiscono i paesani un po’ cafoni delle processioni al dì di festa, ma piuttosto quei personaggi che affollano i tavoli dei wine bar, parlando spesso a vuoto dei mali dell’Italia e della terra. La voce di Eleonora Pascarelli è protagonista poi del duetto con Mino De Santis, in “Sotta Na Chianta Te Chiapparu”, una canzone d’amore dai tratti folk, caratterizzata dall’intreccio tra il mandolino di Mauro Semeraro e la fisarmonica di Pantaleo Colazzo. Se la pungente “Lu Prete”, descrive un sacerdote di paese, più vicino ad una pettegola che ad un uomo di chiesa, “Porta Verde” è uno dei vertici compositivi di tutto il disco, con la sua struggente descrizione della vita di un anziano, spesa tra la solitudine e i brevi momenti di compagnia con i figli e i nipoti. “La Pizzoca E La Sbergugnata” riprende la scia umoristica e le tematiche del disco di esordio, ma con “Ieu Fazzu Gezz” Mino De Santis torna a dispensare pungente ironia verso quanti suonano il jazz più cervellotico, spesso per dissimulare una incapacità di fondo nel fare musica. Scoppiettante è poi “Certi Culi”, un brano molto divertente, che non abbisogna di commenti per comprendere la sua portata da vero e proprio inno, in verità un pizzico maschilista, ma poco importa. Chiudono il disco il reggae dell’attualissima “Pezzenti” cantata con Nando Popu e Giovanni De Santis alle seconde voci, e la bonus track “Arbulu Te Ulie”, brano già pubblicato nel disco di debutto, ma che in questa versione pianistica, brilla in tutta la potenza lirica del testo. Insomma “Muddhriche” è il disco della maturità di Mino De Santis, e a buon diritto meriterebbe un posto di rilievo nei tanti premi dedicati alla canzone d’autore, e che negli ultimi anni hanno dimostrato grande attenzione, verso il songwriting in dialetto. 


Salvatore Esposito
Nuova Vecchia