Rock!2, Seconda edizione, 14 Gennaio – 26 Febbraio 2012, Napoli, PAN – Palazzo delle Arti

Se “il rock è finito”, come sentenziava nel titolo dell’edizione italiana del 1990 un volume curato dall’autorevole studioso di popular music Simon Frith, allora ci sta tutta la mostra ROCK!, giunta alla seconda edizione, che ha aperto i battenti il 14 Gennaio al Palazzo delle Arti partenopeo. Nel senso che, se è vero che il rock non è più centrale nell’immaginario giovanile, che si è dissipata la sua carica antagonista, che il suo ruolo sociologico e culturale si è neutralizzato nel mainstream sonoro mediatico che tutto accoglie e anestetizza, che, ancora, il business musicale non ruota più intorno agli eventi rock, allora ben venga una mostra che ne celebra nomi storici, oggetti, logo-icone, strumenti musicali e di fissazione del suono. Si gioca con l’immaginario del rock, ricordando anniversari e momenti topici, senza dimenticare, come è giusto, quelli ascrivibili alla città ospitante. 
Insomma, un’esposizione che mette al centro della scena il rock come “stato d'animo, modo di essere, corto circuito ideale tra musica, cinema, letteratura, performing arts, teatro, arte visiva e la creatività in genere”, come scrivono i due giornalisti e scrittori Michelangelo Iossa e Carmine Aymone, ideatori ed autori della manifestazione che racconta oltre mezzo secolo di musica e che intende bissare il fasto della prima edizione dello scorso anno (11.000 visitatori). Oltre al patrocinio dell’amministrazione comunale partenopea, Rock! si avvale anche di quello del Consolato Generale USA di Napoli (che ha contribuito alla realizzazione dell’area tematica “Rock Anniversary USA”), e dei locali Consolati britannico e tedesco. 
L’allestimento, che strizza l’occhio alla pop art ed è impreziosito dalle opere di Sarah Van Hoe, Silvia Chialli e Fulvio Iodice, trasporta il visitatore in suoni e visioni del rock; si sofferma sulla figura di Robert Johnson, al quale tutto dobbiamo, ci fa viaggiare tra copertine di singoli, LP e riviste musicali, manifesti, gadget, memorabilia, cimeli, curiosità; nella sezione “NapLes Paul” spicca una collezione di chitarre Gibson Les Paul, di cui ricorre il sessantesimo compleanno (il primo modello Gold Top nasce nel 1952). 
Si spazia dai Beatles ai Velvet Underground, dagli Stones a Frank Zappa, dai Queen a Bruce Springsteen, da Bowie ai Doors, dai 45 rpm presleyani dedicati a “’O sole mio” alla scena psichedelica californiana. Un focus sul rock teutonico rappresenta la curiosità di quest’anno. Tra qualche omissione (come l’incontro fertile del rock con la musica di tradizione orale della GB, che speriamo possa essere colmato prima o poi) e qualche presenza, a parere di chi scrive, “stonata” (vedi la presenza dei Duran Duran, di cui ricorre l’anniversario della pubblicazione di Rio, ma tant’è), l’esposizione è una succulenta carrellata di informazioni, suggestioni e “c’ero anch’io” (per i più attempati). 
Di grande interesse anche la sezione “the sound of music”, ampliata rispetto allo scorso anno, con un percorso storico sulle apparecchiature analogiche e digitali di riproduzione del suono. In più, c’è anche la postazione del Vinyl Restoration Team, che con l’ausilio di una workstation Cedar Cambridge V5 è chiamato a restaurare il vinile pubblicato tra gli anni ‘50 e ‘60. Bella anche la sezione che presenta le tavole originali dell’opera a fumetti Baby’s in Black di Arne Bellstorf. Non mancano incontri con artisti (già intervenuto Pete Best), giornate a tema, conferenze e uno spazio dedicato ai bambini, dai 4 ai 9 anni, che al sabato mattina potranno giocare con l’arte e il rock.

Una galleria di immagini delle sale della mostra (foto di Michelangelo Iossa e Ciro De Rosa) clicca per ingrandirle









Ciro De Rosa
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