Uccio Bandello, La voce della Tradizione - Edizioni Kurumuny, 2010, pp.64 (Allegato cd audio)

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La preziosa opera delle Edizioni Kurumuny continua all’insegna della riscoperta di quell’albero di canto che era Uccio Bandello, uno degli ultimi cantori e depositari della tradizione musicale salentina. Uccio Bandello, La Voce della Tradizione è un disco ma allo stesso tempo un libro, che presentato come booklet, si presta alla perfezione per raccogliere nelle sue sessantaquattro pagine, foto, testimonianze, e i testi dei brani contenuti nel disco. Il libro si apre con due commoventi ricordi della figura di Uccio, il primo scritto da Sergio Blasi e il secondo dal figlio Tonio. Nel primo l’ex-sindaco di Melpignano (LE) ricorda un incontro avvenuto nel 1993 con Bandello, con la presenza di Giovanni Lindo Ferretti e Gianni Marroccolo, allorquando si recò a Cutrofiano per chiedere ad Uccio di cantare al proprio matrimonio. Più intenso e commovente è poi quello del figlio nel quale viene riportato l’episodio che vide protagonista il padre durante la prigionia in Africa, durante la quale Bandello ottenne dagli inglesi cibo per lui e per tutti gli altri prigionieri in cambio delle sue romanze da cantare al circolo sottufficiali. Segue poi l’eccellente saggio di Sergio Torsello che sottolinea l’importanza della figura di Bandello come cantore, riportanto un intervista raccolta da Luigi Chiriatti e nella quale il cantore salentino spiegava l’uso della tecnica polifonica nel canto usando l’immagine de l’aria de li fochi, ovvero gli spettacoli pirotecnici che esplodono in cielo ad un ritmo mai prevedibile. Viene poi analizzato il rapporto con un altro albero di canto del Salento ovvero Uccio Aloisi, il quale quando si esibiva con Bandello si trovava a fare la seconda voce ed in questo senso interessanti sono proprio le dichiarazioni dell’ultimo degli Ucci, che da anni è il vero e proprio monumento della musica del tacco d’Italia. Più tecnico è invece l’intervento di Flavia Gervasi dell’Università di Montréal, che analizza l’importanza stilistica, mentre grazie alla nota di Luigi Chiriatti, ripercorriamo brevemente la vita di Bandello, ed in particolare di quando lui tornava a casa cantando in bicicletta da Collepasso (Le) e la gente lo aspettava sull’uscio per ascoltarlo ed offrirgli del vino per complimentarsi. Per comprendere poi più a fondo l’arte di Bandello, c’è il disco che raccoglie diciannove brani provenienti da registrazioni effettuate sul campo da Luigi Chiriatti con l’utilizzo di un registratore portatile. Dall’ascolto emergono brani mai pubblicati del suo repertorio, ovvero il materiale escluso da Buona Sera A Quista Casa. Insomma il repertorio considerato “meno nobile” ma non meno interessante in fatto di interpretazione, e di qualità sonora. Fondamentale per la comprensione dei singoli brani, è la raccolta di tutti i testi, che fungono anche da cristallizzazione per brani passati di bocca in bocca. La magia di questi brani risiede nel fatto che in queste esibizioni Uccio Bandello, di solito schivo e riservato, faceva emergere tutta la sua autorevolezza e maestria come cantore, un documento preziosissimo insomma, che ancora una volta ci fornisce un importante tassello nella ricostruzione storica della musica popolare salentina. Altro fatto sorprendente è la presenza nel disco di Ventimiglia, un brano che rimanda dritto al tradizionale toscano Vogliamo Le Bambole, interpretato durante la Notte della Taranta del 2009 da Simone Cristicchi, ulteriore testimonianza di come la musica popolare abbia circolato liberamente di regione in regione, da bocca ad orecchio. Bello anche il corredo fotografico ed in particolare lo scatto di Ferdinando Bevilacqua che riprende Uccio Bandello e Uccio Aloisi, mentre stanno cantando di fronte a Carmelo Bene, che li guarda con ammirazione e deferenza. Insomma per chi vuole conoscere la musica popolare salentina partendo dal suo più alto esponente non può prescindere da questo disco, ovviamente accompagnato anche dall’acquisto di Buona Sera A Quista Casa, lasciando magari in un secondo momento gli acquisti dei dischi moderni. La tradizione vera è questa, il resto è riproposta.
Salvatore Esposito
Nuova Vecchia