Originario di Ankara, Cenk Güray (1973) vanta una composita formazione: ha conseguito un PhD in Ingegneria Mineraria alla Middle East Technical University, un master in Musicologia presso la Başkent University e un altro dottorato, questa volta in musica religiosa turca, presso la Facoltà dell'Università di Ankara e l'Istituto di Scienze Sociali. È docente di Teoria Musicale presso il Dipartimento di teoria della Musica del Conservatorio dell’Università Hacettepe. Da concertista è un compositore e un suonatore di chiara fama di varie fogge di bağlama; è anche il direttore dell'Ensemble for Anatolian Music Cultures e membro del comitato scientifico del Centro culturale Atatürk. Al centro della sua cifra artistica è la volontà di gettare ponti tra stili e orizzonti sonori diversi, cercando terreni comuni. Per il catalogo mediorientale dell’etichetta piemontese Felmay, ha pubblicato “The Fountain” (2008), “Bir.Turkish Musical Traditions” (2011) in coppia con Ali Fuat Aydin e, con il DEM Trio, “Erguvan” (2014), “Ote” (2018) e “Anatolian dances” (2022). Non tradisce le attese “Sounds of Cycle”, nuovo capitolo che si manifesta come un’esplorazione della memoria culturale e musicale condivisa di Oriente e Occidente; registrato tra il 2019 e il 2023 in Turchia, porta come sottotitolo “Circulating Melodies and Narratives Between East and west”. Il polistrumentista si avvale della collaborazione di valenti strumentisti (‘ūd, yayli tambur, tambura, chitarra, violoncello, clarinetto, kemane, ney, percussioni e voci) per lanciarsi in un viaggio, non scevro di una forte connotazione visionaria, che attraversa epoche e luoghi. Così, l’apertura è “Sessiz”, motivo autografo per solo saz, che vuole ricordare le migrazioni “silenziose e dimenticate”. Subito dopo arriva una gavotte di St.Colombe (1640-1700). Il programma prosegue con un “Halay”, trascritto dall’armeno Padre Komitas (1869-1935) e da una “Pavane” di epoca barocca di Gaspar Sanz (1640-1710), dialogo tra cura bağlama e ‘ūd. Oltre a temi tradizionali anatolici a ritmo di zeybek e composizioni dello stesso Cenk: su tutti, segnaliamo “Kizil Kartal Zeybeği”, “Keskin Halayi”, daza raituale tradizionale della regione di Kirşhir/Keskin” e il tradizionale di Milas/Muğla “Yağmur Yağdi Zeybeği”, quest’ultimo uno zeybek dall’incedere lento nel makam Hicaz, l’ensemble riprende Georg Friedrich Händel (“Minuet in G Minor) e “Les Pleurs”, un tema ricco di pathos attribuito ancora a St.Colombe, qui, suonato insieme all’altrettanto melanconico “Nihavend Saz Smaisi” del compositore originario della Crimea Gazi Giray Han (1551-1607), due brani accomunati da commossa intensità. Subito dopo, sempre con ensemble allargato, Cenk Güray esegue il suo “Requiem”, mentre chiude questo ammaliante album con “Yar Yare Karşi”, dove è messa in musica una poesia alevita del genere “miraçlama” di Şah Ismail Hatay (1487-1524), cantato dal grande Ismail Hakki Demircioğlu, che simboleggia il Miʿrāj, l’ascesa ai sette cieli del Profeta.
L’impresa sonora di “Sounds of Cycle” sorprende e affascina, scorre senza retorica, sempre misurata e mai sopra le righe, coniugando spirito di ricerca con necessità di emozionare, facendo primeggiare l’”anima umana”. cenkguray.bandcamp.com/album/sounds-of-cycle-2
Ciro De Rosa
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