Jakub Józef Orliński, fine vocalità per canti d’autore calati nella contemporaneità

Cenni su dischi e performance 
Dopo eterogenee esperienze in ambito corale, come solista, Orliński si è formato sotto la guida di Anna Radziejewska, presso la “Fryderyk Chopin University”. In seguito, ha studiato presso l’Accademia del “Teatr Wielki-Opera” (Varsavia) e, infine, si è diplomato presso la “Juilliard School”, perfezionandosi con Edith Wiens. Ha all’attivo diverse registrazioni discografiche. In particolare, si segnalano “Anima Sacra” (2018), nel quale ha presentato un repertorio originale (per niente scontato), riscoprendo arie sacre di Feo, Durante, Zelenka, Fago, Sarro, Hasse, Schiassi, Heinichen. Nel disco è accompagnato dall’orchestra “Il Pomo d’Oro”, diretta da Maxim Emelyanychev. In “Facce d’amore” (2019), con l’accompagnamento della stessa orchestra, si è distinto con l’esecuzione di arie d’opera barocche, tratte dal repertorio di Händel, Cavalli, A. Scarlatti, Bononcini, Conti, Hasse, Orlandini, Predieri, Matteis. Numerose e di tutto rispetto le collaborazioni con artisti di varia estrazione. In Polonia, ha eseguito musiche del compositore e pianista Aleksander Dębicz. In America, all’interno dei concerti della Julliard, si è esibito con Angela Vallone , soprano di origine italiana. In duo, si è esibito di recente con il cantante Mika, con Sonya Yoncheva (soprano), Fatma Said (soprano), in quest’ultimo caso offrendo un’intensa interpretazione del “Rogate”, “andante” di “Laetatus sum” (salmo 121), mottetto scritto con sottile finezza dal boemo Jan Dismas Zelenka. Sarà questo uno dei brani del nuovo disco, titolato “Anima aeterna”, nel quale saranno presenti arie sacre e mottetti del XVIII secolo, scritti da compositori quali Händel, Fux, Manna, de Almeida, Nucci, Davide Perez. In rete, attualmente, il video di maggior successo (diversi milioni le visualizzazioni) è l’aria “Vedrò con mio diletto”, tratta da “Il Giustino”, di Antonio Vivaldi, di cui è stata registrata una versione dal vivo durante il Festival di Aix-en-Provence, nel 2017, con l’accompagnamento al piano di Alphonse Cemin. Insieme a Joyce di Donato (e altri cantanti) ha partecipato alla registrazione di “Agrippina”, di Händel. Ben valutate sono pure le collaborazioni con il gruppo “L’Arpeggiata”, fondato da Christina Pluhar. In “Addio, mio caro bene”, tratto dal “Teseo” (HWV 9) di Händel, ha cantato con il mezzosoprano Natalia Kawałek, accompagnati dall’Ensemble “Il Giardino d'Amore”, diretto dal primo violino Stefan Plewniak. In rete, da qualche tempo circola il “trailer” di “Vivaldi: Stabat Mater”, film diretto e sceneggiato da Sebastian Pańczyk, nel quale Orliński compare come attore e cantante, accompagnato dalla “Capella Cracoviensis”. 

I “lockdown” del 2020 e “Music for a While” di Henry Purcell 
Naturalmente le collaborazioni di Jakub Józef Orliński sono ben più numerose di quelle in precedenza riportate, ma su un’altra desideriamo porre l’accento, in quanto avvenuta durante il “lockdown” del 2020, che ha causato ingenti danni al mondo che ruota intorno alla musica. In tale periodo, era nata un’ammirevole collaborazione con il gruppo a cappella inglese “King’s Singers”, il quale vanta una storia di circa mezzo secolo, i cui componenti sono Patrick Dunachie (controtenore), Edward Button (controtenore), Julian Gregory (tenore), Christopher Bruerton (baritono), Nick Ashby (baritono), Jonathan Howard (basso). La collaborazione si era concretizzata su “Music for a While”, uno dei brani più noti del compositore inglese Henry Purcell, passato a miglior vita a soli trentasei anni. Operò per la famiglia reale britannica e fu sepolto nell’abbazia di Westminster. La musica di scena era stata scritta, nel 1692, per l'opera teatrale “Oedipus”, elaborata da John Dryden e Nathaniel Lee. Si tratta di un canto commovente, pieno di “pathos”, con il quale i sacerdoti evocano e calmano il fantasma di “Alecto”. Pare opportuno ricordare che “Edipo Re” è una delle più note tragedie scritte da Sofocle, nel 429 a.C. Venne elogiata da Aristotele (“La Poetica”) quale tragedia greca esemplare. La sceneggiatura è ricca di colpi di scena, con un intreccio degno dei più moderni film polizieschi a sfondo sessuale e psicologico. Nella storia si narra che a re Laio viene predetto che sarà ucciso da suo figlio Edipo, il quale sposerà la madre. Appena nato, il re decide di lasciarlo morire su una montagna, ma verrà salvato da un pastore, che lo porterà a vivere con un altro re. Un oracolo dirà a Edipo che ucciderà suo padre e avrà una relazione amorosa con sua madre. Edipo ucciderà re Laio e sposerà una donna, non sapendo che era sua madre biologica. Due sacerdoti evocano il fantasma di re Laio, per scoprire chi lo ha ucciso. Interviene Alecto (“medusiana”), con serpenti al posto dei capelli, capace di tormentare i colpevoli con occhi gocciolanti di sangue. Rispetto a Purcell, va ricordato che agli inizi della carriera scrisse principalmente musica strumentale, soprattutto per clavicembalo e strumenti a corda. In seguito, si dedicò maggiormente alla musica vocale religiosa e profana. La sua composizione più famosa è (verosimilmente) “Didone e Enea”, nella quale è presente l’aria “Dido’s lament”, che Annie Lennox, sempre durante il periodo di “lockdown”, ha rispolverato con successo in versione ecologica, facendosi accompagnare online dal coro “London City Voices”. Tale modalità esecutiva, dal vivo, in forma digitale e multimediale, ci permette di ricollegarci a “Music for a While”, infatti anche in questo caso la collaborazione tra i “King’s Singers” e Orliński è avvenuta tramite l’ausilio del web. Un esperimento ben riuscito, grazie anche a una professionale organizzazione tecnica nella registrazione sonora e a un efficace montaggio video, caratterizzato da semplicità rappresentativa. In pratica, nei rettangoli delle immagini è possibile vedere solo i volti dei singoli cantori, con alle spalle un muro bianco tenuemente illuminato. È proprio questa scelta scenografica che, a nostro avviso, aiuta ad esaltare l’espressività vocale dei cantori a cappella e la bravura interpretativa del controtenore polacco, il quale ha confermato l’elevato livello di raffinatezza vocale. Suggeriamo ai lettori un attento e ripetuto ascolto. Tecnicamente, l’aria si apre con un “ground bass”, una sorta di ostinato, una ripetizione strumentale che caratterizza tutto il brano, contribuendo a rendere calmante, ipnotica e vagamente misteriosa l’atmosfera musicale. È sull’ostinato che è stata concepita la melodia del canto. “Music for a While” è molto amata dal pubblico britannico e dagli affezionati della musica purcelliana anche perché è connessa a una storica interpretazione del controtenore Alfred Deller, il quale dedicò peculiare attenzione alla riscoperta della tradizione vocale inglese, rinascimentale e barocca. Deller morì prematuramente nel 1979, a Bologna, mentre era impegnato in una tournée. 

Per una visione olistica della musica 
Il contributo odierno rientra nei nostri obiettivi generali, che mirano a valorizzare la Musica secondo visione olistica e interdisciplinare, idealmente libera da criteri di supremazia culturale i quali, nell’era del “capitalismo artistico”, sono riferiti, in prevalenza, a particolari interessi finanziari o di convenienza politico-sociale, seguendo i percorsi tipici del processo di mondializzazione della cultura. Tuttavia, nelle diverse comunità, la musica può vantare innumerevoli applicazioni che storicamente hanno potuto garantire un fondamentale contributo in termini di humanitas, a prescindere dal riscontro commerciale. Come abbiamo in altre occasioni evidenziato, in promozione della musica d’autore del passato, sarà sempre più auspicabile la presenza di artisti-comunicatori capaci d’intendere la musica come pratica di una vita attiva nella società, aspirando a ricercare un pubblico oltre il target di riferimento, se necessario utilizzando le più svariate forme di espressione multimediale. La Musica è maestra di vita e del libero pensiero, capace di unire magicamente individui di ogni cultura ed età. In tale direzione, non può che essere elogiata la via dell’azione intrapresa da Jakub Józef Orliński, al quale è dedicata la nostra “Vision” artistica. A favore della diffusione di una conoscenza musicale più consapevole, c’è da augurarsi che la sua “mission” possa incontrare successo, raggiungendo in modo esteso tutto quel potenziale vasto pubblico, disposto ad appassionarsi all’ascolto di brani e di opere d’autore del passato, oltrepassando il caos infodemico-musicale, tipico della chiassosa (e seducente) epoca contemporanea. 

Paolo Mercurio

Posta un commento

Nuova Vecchia