Eric Clapton, canzoni di protesta contro discriminazioni e imposizioni

Canzoni sociali e di protesta
Nell’ultimo anno, Clapton ha criticato il sistema politico-mediatico dominante. Inizialmente, con l’amico Van Morrison, ha realizzato il singolo “Stand and Deliver” per esternare il proprio dissenso rispetto ai lockdown e alle conseguenti privazioni delle libertà individuali. Nel testo della canzone si leggono versi emblematici (in traduzione libera): «Hai lasciato che ti mettessero la paura addosso…ma non una parola che hai sentito era vera … Vuoi essere un uomo libero? O vuoi essere uno schiavo? Vuoi indossare queste catene? (…) Questa è una nazione sovrana? O solo uno stato di polizia? Faresti meglio a stare attento, “popolo” (people), prima che sia troppo tardi (…)».  Il ricavato della canzone è stato devoluto a favore della campagna promozionale “Save Live Music”, promossa dallo stesso Morrison, i cui proventi (abbiamo letto) sono stati devoluti a musicisti/gruppi particolarmente penalizzati nel Regno Unito e in Irlanda nell’ultimo anno di lavoro.
A seguito di “Stand e deliver”, il chitarrista inglese ha espresso il proprio dissenso nei confronti del cosiddetto “green pass” e delle relative limitazioni: «Voglio dire a tutti che non suonerò su alcun palco alla presenza di una platea discriminata … e se non sarà possibile a tutti poter assistere al concerto, mi riservo la possibilità di poter cancellare lo show».  Da alcuni giorni, inoltre, ha pubblicato un nuovo singolo, titolato “This has gotta stop” (Simon Climie, produttore; Sonny Emery, batteria; Nathan East, basso; Sharon White, corista;), con il quale ha dato risalto alle conseguenze della propria esperienza vaccinale, tali da indurlo a pensare di dover abbandonare le attività musicali. Il brano sta riscuotendo successo in rete. Conoscendo fama e valore del chitarrista inglese, non ha stupito il numero delle visualizzazioni, bensì i (finora) 23.000 accalorati commenti, scritti, in pochi giorni, da appassionati ascoltatori. Certamente, con le ultime canzoni, Clapton ha avuto l’ardire di opporsi al pensiero dominante, incurante di un possibile isolamento culturale e del disprezzo di certa intellighenzia. Un pensiero che sembra aver avviluppato anche il mondo della musica pop-rock, storicamente in ribellione contro l’establishment e pullulante di voci dissenzienti rispetto al mainstream.
 
L’esperienza personale
Come ha avuto modo di chiarire pubblicamente, seguendo le indicazioni sanitarie, Clapton si è vaccinato, ma con serie reazioni avverse. Da cui le critiche verso la comunicazione massmediologica uniformata. Il video della canzone “This has gotta stop” è eloquente, pensato in stile fumetto (prevalentemente in B/N), con grafica giovanile. Le immagini sono simboliche e ben riflettono il senso generale del messaggio che il chitarrista inglese ha inteso comunicare al proprio pubblico. In sintesi, la visione di persone uniformate dal sistema, ubbidienti e manovrate da un onnipresente e influente “burattinaio”. Un popolo reso apatico e acritico (soprattutto) dai messaggi ipnotici “one way” della televisione e dei media in generale. Di contro, la gogna per chi dissente o protesta con cartelli inneggianti alla libertà. Un breve riferimento visivo rimanda al gruppo musicale di strada “Jam for freedom”.  Significative e mirate anche le parole chiave del testo: «Sapevo che qualcosa stava andando storto/Quando hai iniziato a dettare legge/non riesco a muovere le mani/mi metto a sudare, voglio piangere/Non ce la faccio più/tutto questo deve finire/Basta è troppo … Questo deve finire/ abbastanza è abbastanza/non posso più sopportare questo BS/È andato abbastanza lontano/Se vuoi reclamare la mia anima/ Dovrai venire e abbattere questa porta…».
Per chi volesse approfondire, rimandiamo all’intervista di Clapton, realizzata da Robin Monotti Graziadei, architetto italiano e film producer. Sintetizzando, il chitarrista ha spiegato che, dopo la prima dose, per diversi giorni ha avuto reazioni avverse. Dopo alcune settimane, gli è stata iniettata la seconda dose, con la quale le reazioni sono state peggiori e durature. Da cui il dissenso, verso quella che Clapton definisce “propaganda”, concepita per affermare che il vaccino è sicuro per tutti.  Le canzoni, spesso, riescono efficacemente a ben fotografare situazioni contingenti, soprattutto quelle divisive, destinate a restare nella storia. Da questo punto di vista, pensiamo che Clapton abbia agito con lungimiranza, avendo al contempo chiari gli obiettivi da raggiungere nel breve periodo. Battendo sui temi delle libertà e, soprattutto, della libera informazione, non è improbabile che, nelle prossime settimane, il suo ultimo singolo riuscirà a riscuotere ulteriore apprezzamento, soprattutto se, come paventato da più parti, verrà proposto l’obbligo vaccinale, per ora presente solo in poche realtà locali. Di certo, le sue canzoni sono divenute un mezzo per stimolare la discussione, per invitare a informarsi e discutere adeguatamente su temi scottanti, i quali interessano la vita dei cittadini.
 
Cenni biografici
Eric Clapton è nato a Ripley (Surrey), nel 1945. Durante l’infanzia e l’adolescenza è cresciuto accudito principalmente dai nonni materni. Ha cominciato a suonare la chitarra da autodidatta, appassionandosi al genere blues, suonando anche per le strade di alcuni quartieri londinesi. A diciotto anni il suo primo gruppo, parallelamente lavorando come operaio e muratore. Nel 1963, è entrato a far parte degli “Yardbirds”, registrando i primi dischi.
Nel 1965, è seguita l’esperienza con la “John Mayall's Bluesbreakers” band, dove si è affermato definitivamente come chitarrista. L’anno successivo, ha iniziato una proficua avventura musicale con i “Cream” (uno dei gruppi più affermati della scena pop-rock degli anni Sessanta), durata circa due anni. Tuttavia, nel 2005, in “reunion”, i tre componenti (oltre a Clapton, Ginger Baker e Jack Bruce) hanno tenuto alcuni concerti alla “Royal Albert Hall” di Londra e al “Madison Square Garden” di New York.  Dagli anni Sessanta, la fama di Clapton non ha avuto sosta, nonostante un periodo “buio”, dovuto a problemi legati alla tossicodipendenza. Rimangono storici i concerti eseguiti al “Rainbow Theatre”, nel 1973. L’anno seguente: “461 Ocean Boulevard”, mentre “Slowhand” è del 1977, verosimilmente l’album di maggior successo. Da allora, il chitarrista inglese ha prodotto numerosi LP, cui sono seguite altrettante tournée internazionali. Nel 1985, da segnalare la partecipazione al “Live Aid”, concerto di beneficienza. Alla fine degli anni Ottanta, ha anche operato in sinergia con il mondo cinematografico, per la realizzazione di alcune colonne sonore. Può vantare oltre duecento collaborazioni con musicisti di vario genere. Tuttavia, la sua formazione musicale è principalmente ancorata al variegato genere del blues. In merito, pare utile ricordare l’album “From The Cradle”, contenente standard classici. È stato un tributo dedicato ai suoi principali (indiretti) mentori, tra cui BB King, con il quale, nel 2000, ha registrato il pluripremiato “Riding with the King”. Un altro importante disco che testimonia il proprio debito verso il blues è “Me and Mr. Johnson”, del 2004, nel quale ha registrato alcuni successi di Robert Johnson (l’anno seguente, i soli sono confluiti nel CD  “Back Home”). 
A fianco di numerosi successi artistici, Clapton ha incontrato alcune spiacevoli disavventure umane, tra cui le sofferenze a causa dell’alcolismo (anni Settanta e primi anni Ottanta) e la perdita accidentale del figlio (1991), nato dalla relazione con l’attrice italiana Lory del Santo. Rispetto al tema delle dipendenze e alla sua sensibilità sociale, merita menzione la fondazione del “Crossroads Centre” (1998), ad Antigua, concepita per garantire, a vari livelli, assistenza alle persone povere dei Caraibi. Per raccogliere fondi a favore del Centro, Clapton ha organizzato diversi concerti e messo all’asta numerosissime chitarre (più di cento) di sua proprietà.
 
Obbligo di stato o libertà individuale?
Ha scritto un noto filosofo italiano che “non c’è libertà senza consapevolezza dei suoi rischi”. Data l’anima di uomo libero (nella seconda strofa della sua ultima canzone canta: «Sono stato molto in giro, tanto tempo, ho visto tutto e sono abituato alla libertà…»), è possibile ipotizzare quale continuerà a essere l’atteggiamento pubblico di Eric Clapton rispetto ai principali temi trattati nel contributo. Senza troppo entrare nello specifico, abbiamo voluto selezionare un argomento divisivo di attualità, evidenziando come la musica, verosimilmente meglio di altre arti, riesca a essere un importante veicolo di riflessione (anche critica) e un mezzo per invitare a discutere e confrontarsi su temi scottanti, i quali interessano la vita dei cittadini nonché la vita sociale, culturale, sanitaria ed economica di interi Stati. Temi che richiederanno ulteriori scelte politiche divisive, le quali porteranno inevitabilmente ripercussioni nel quotidiano, con implicazioni che, a catena e nel tempo, saranno destinate (come già è avvenuto) a mettere in discussione comportamenti consolidati di numerosi popoli anche in relazione ad abitudini, tradizioni, identità e libertà individuali.  Il dibattito culturale (compreso quello scientifico) è aperto e sarà tutto in divenire, con la Musica che, grazie ad artisti come Eric Clapton, continuerà a svolgere il proprio ruolo in seno alle diverse nazioni pure in termini di comunicazione sociale. A lui, è dedicata la Vision artistica odierna.

Paolo Mercurio

Nota del Direttore Editoriale
La redazione di Blogfoolk si dissocia fermamente dalle opinioni espresse da Eric Clapton in ordine all'utilizzo del Green Pass e della libertà vaccinale.

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