Il novantaduenne David Attenborough è la più celebre figura di documentarista naturalista e di divulgatore scientifico: chi non ha mai visto in TV un suo programma? Pensate a “Life On Earth”, “The Living Planet” o, più recentemente, “Blue Planet II”.
Nei primi anni Cinquanta del secolo scorso, sulla scorta dei programmi radiofonici di Alan Lomax tratti dalle registrazioni per la Biblioteca del Congresso, Attenborough decise di portare in televisione il ricercatore texano lanciando un programma sulle musiche tradizionali di Gran Bretagna e Irlanda. Fu così che negli studi BBC, all’interno di “Song Hunter” (1953) suonarono, tra gli altri, musicisti del calibro della cantante e banjoista tinker Margaret Berry o i cantori della famiglia Copper. Ispirato da quei tesori viventi ascoltati dal vivo, Attenborough intraprese una campagna di registrazioni musicali (tra il 1954 e 1963), durante i suoi viaggi in diverse parti del mondo alla ricerca di anomali esotici per lo zoo di Londra che divennero costituirono i materiali per la serie televisiva “Zoo Quest”. L’obiettivo non era costruire un corpus organizzato, ma raccogliere espressioni musicali in loco: «Mentre in teoria cercavo pitoni, la sera registravo diversi tipi di musica», spiega Attenborough. Ebbene, non si trattava di sedute preorganizzate perché l’intento era di cogliere dal vivo, anche informalmente, rituali o musiche proprie delle comunità locali. Fissati su un EMI L2, uno dei primi registratori a bobina portatili a batteria (10 torce), i nastri furono depositati nella Sound Library della BBC.
Registrazioni sul campo a Longhouse, Borneo 1956 |
Qualche anno fa Julian May, produttore della BBC, lavorando con Attenborough per una trasmissione radiofonica che ricostruiva i pioneristici tempi di “Song Hunter”, venne a conoscenza dell’esistenza dei nastri. Una volta scovatili, BBC Radio 3, diversamente da altri canali radiofonici dell’emittente nazionale, si mostrò interessata a un programma in cui lo stesso Sir David raccontasse la genesi di queste registrazioni risalenti a sessant’anni prima e mai ascoltate dal pubblico. «Negli anni ’60 – racconta Attenborough al periodico “Songlines” (#143, dicembre 2018, p. 26) – c’erano ancora parti del mondo dove la musica europea non era mai stata ascoltata e dove tradizioni secolari continuavano senza conoscere gli stili musicali occidentali». Il programma, chiamato “David Attenborough – World Music Collector” è andato in onda a Natale del 2016 (si può ascoltare qui). In seguito, Paul Geoghegan, editore di “Songlines”, in co-produzione con orpiMy Field Recordings from Across the Planet”, due CD con i materiali sonori raccolti dallo studioso britannico nel corso di quelle spedizioni. È stato lo stesso Julian May a curare la pubblicazione della doppia antologia, uscita con un bel booklet di 52 pagine, in cui il naturalista racconta le vicende di queste storiche registrazioni, che spesso non hanno un inizio e una fine veri e propri, e che sono uscite finalmente dagli archivi della BBC.
Attenborough con un suonatore di kora in Sierra Leone 1954 |
Ci si emoziona ad ascoltare musica della Sierra Leone – il primo viaggio intrapreso dal naturalista per “Zoo Quest” – con una traccia, che presenta il quindina, un’arpa liuto dotata di cinque corde, simile alla kora, suonata con i pollici, costruita con una cucurbitacea coperta da pelle di antilope e sormontata da sonagli in ferro. Altri strumenti ascoltati sono il balange (sorta di balafon) e il lamellofono za-za (amanti dei Congotronics siete avvertiti!). A Bali, in Indonesia, sulle tracce del drago di Komodo, Attenborough registra un’orchestra di percussioni e metallofoni del gamelan, mentre nel Borneo, tra gli ospitali Dayaki (altro che crudeli cacciatori di teste, come sostiene la vulgata esotica), raccoglie i suoni del cordofono gambus. A Tonga fissa una ninna-nanna, scritta dalla regina dell’isola per la principessa reale, e registra Ve’ehala, un virtuoso del flauto nasale con il suo ensemble da camera nella veranda del palazzo reale.
Invece a Figi, a Koro, c’è un altro incontro straordinario con il canto di un prete, eseguito su una roccia per attrarre tartarughe e squali (cosa che avviene puntualmente), e con la performance di una string band con chitarre e banjo che, adusa alla musica occidentale, propone una rilettura della marcia “Colonel Bogey” in origine tipica del repertorio delle brass band. Altri passaggi sono stati in Guyana, dove incide musica suonata con flauti nasali e a Pentecost Island. Alla ricerca dell’uccello del paradiso in Nuova Guinea, accompagnato da una scorta armata in un’area a rischio aggressioni e da 100 portatori Waghi,
Attenborough coglie l’occasione per registrare i canti di questi portatori durante il viaggio.
Indubbiamente a tratti, guardando le foto che ritraggono il giovane David abbigliato in camicia e pantaloni di taglio coloniale, sembra di essere proiettati nel vicino passato imperialista britannico da poco disgregatosi. Ma superando il tratto esotico, e consapevoli dell’atteggiamento conoscitivo, dell’entusiasmo e delle sue capacità relazionali di Attenborough, che traspaiono anche solo leggendo le note dei CD o ascoltandone il racconto da grande affabulatore, siamo riportati come d’incanto a quei tempi. Di nuovo in Africa, in Madagascar, oltre alla cetra tubolare valiha (oggi molto nota nei circuiti world music, ma all’epoca strumento semi sconosciuto), il naturalista assiste tra la popolazione Merino (era il 1961) al Famadihany, l’esumazione rituale salutata con una grande festa condita da musica molto gioiosa. Sicuramente un pezzo forte del secondo CD è il viaggio del 1958 in Paraguay alla ricerca degli armadillo, dove il brano “Guira Campana’ diventerà la sigla del programma “Zoo Quest”.
Sempre nel paese sudamericano in una fattoria di villaggio, appena fuori la capitale Asuncion, registra Eladio Martinez con la sua orchestra di arpe, chitarra e contrabbasso. Da questa sessione proviene anche “Malvita”, una polka del compositore Herminio Giménez, che era stato il primo a registrare un disco di musica paraguayana nel 1927. Per contro, non sempre le registrazioni riportano i nomi dei musicisti coinvolti, come avviene per i canti, i didgeridoo e i colpi di bastone della Terra di Arnhem in Australia nel 1963, dove Attenborough registra una cerimonia di iniziazione all’età adulta che probabilmente datava già un migliaio di anni. Davvero una grande esperienza di ascolto! Questo fu l’ultimo viaggio esplorativo di Attenborough prima di assumere incarichi dirigenziali nell’ente di stato britannico.
Non potendo pagare royalties ai musicisti, i proventi della vendita del cofanetto andranno a all’ente benefico ambientalista Fauna & Flora International.
Il valore dei due CD di queste peculiari field recording risiedono nel riportare alla luce materiali inediti, con l’orecchio che si pone all’ascolto di un passato di splendidi documenti sonori.
Ciro De Rosa
Foto courtesy of Sir David Attenborough
Si ringrazia il periodico Songlines
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