Un momento della messa Givigliana - Foto di Luca d'Agostino |
Superato il decennale, Canto Spontaneo, il festival organizzato dall’Associazione Culturale Furclap di Udine, per la direzione artistica di Giovanni Floreani, traccia nuove rotte nell’articolata geografia della sua programmazione, aprendo l’undicesima edizione a Zara con il progetto Silk Road, realizzato in co-direzione artistica con il musicista turco Latif Bolat e in collaborazione con l’Istituto Italiano di cultura di Zagabria, diretto da Stefania del Bravo. L’antica provincia veneziana di Zara, dove si trova una delle cinque fortezze che, con candidatura congiunta di Italia, Croazia e Montenegro, sono state iscritte nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco, è stata teatro di una serie di eventi durati quattro giorni e dedicati all’antica via carovaniera che collegava Venezia alla Cina, lungo il cui percorso entravano in contatto popolazioni appartenenti a lingue, culture e tradizioni diverse.
Ricco calendario di concerti ed incontri – Juan de la Sierra, Rashmi Bhatt, Sageer Khan, Strepitz, Destroy Venice Project, Ivna Bruck – nel percorso che si è svolto dal 10 al 13 maggio, tra cui spicca lo spettacolo di Latif Bolat, cantante, compositore e suonatore di saz proveniente da Mersin, città dell’Anatolia meridionale, considerato negli Stati Uniti, dove vive da oltre trent’anni, uno dei maggiori cultori della musica mistico devozionale turca, accompagnato da due dervisci Mevlevi della confraternita sufi fondata a Konya (Turchia) da Jalâl âlDîn Rûmî nel XIII secolo, Muhamedd Alì Sahin e Huseyin Gurler.
Muhammed Alì Sahin e Huseyin Gurler - Foto di Luca d'Agostino |
Dalla Via della Seta e più in particolare, dalla figura di Marco Polo trae ispirazione il tema scelto per questa edizione: il ritorno. Nostos di omerica memoria, archetipo del viaggio compiuto da Ulisse, un ritorno inteso a ritrovare ciò che per noi è significativo ma anche a narrare ciò che il lungo andare ci ha trasmesso, in un senso di circolarità dell’esistenza il cui fine ultimo è arrivare a noi stessi. Una circolarità funzionale all’acquisizione di esperienza e conoscenza, che può anche essere letto come un viaggio attraverso il tempo, nei ricordi che rendono vivo e presente il passato, dandogli un significato sempre nuovo e diverso.
Si rimane in area slava, più precisamente nella Slavia friulana con i Percorsi di Canto delle Valli/Ljudskega Petja Po Dolinah, quattro appuntamenti che si sono svolti nel mese di giugno nelle Valli del Natisone, da quest’anno polo vocale di interesse che si affianca a quello tradizionale di Givigliana (Rigolato). Frutto della collaborazione con lo SMO - Slovensko Multimedialno Okno di San Pietro al Natisone, il Museo Multimediale in cui viene raccontata la vita degli sloveni sul confine dalla Val Canale all’Adriatico (http://www.smo-center.eu), la serie di eventi ha coinvolto alcuni dei maggiori esponenti della tradizione musicale in lingua slovena, che è stata oggetto di studio di molti etnomusicologi, tra cui il compositore Pavle Merkù. Non insegno canti – racconta il maestro Bepi Chiadubini, direttore del coro maschile Nediški Puobi – ma spolvero le memorie.
Latif Bolat e i Dervisci a Rigolato - Foto di Luca d'Agostino |
Molte le pubblicazioni discografiche di questo complesso vocale che ha dovuto rinnovarsi nel corso del tempo riuscendo però a conservare traccia di un ricco patrimonio di canti popolari. I Nediški Puobi hanno sede a Cicigolis (Pulfero),un piccolo paese che possiede una suggestiva corte, dove vivono alcune tra le più note famiglie di canterini (Cont, Gubana, Chiabudini) e che ha accolto uno dei concerti in programma.
Altrettanto affascinanti le chiesette votive che hanno fatto da sfondo ai concerti del Coro Matajur (chiesa di Sant’Antonio Abate, Clenia 9 giugno) e delle sorelle Cicigoi, le Dreške čeče (chiesa di Santa Maria Assunta, 24 giugno) che grazie alla creazione dell’Associazione Kobilja Glava (www.kobiljaglava.com) sono riuscite a recuperare alcune delle principali tradizioni locali e religiose, rinsaldando il legame che unisce la comunità di Drenchia, uno dei più piccoli comuni delle Valli del Natisone. Tutti gli eventi hanno visto l’interazione con musicisti e cantanti provenienti da altri luoghi, tra cui il Coro spontaneo del Gruppo folcloristico Val Resia e la siciliana Miriam Palma, cantante e ricercatrice che ha anche proposto a Trieste un seminario dal titolo Incontro con la voce (23 giugno). Un percorso di approfondimento nel mondo della sperimentazione, della teatralizzazione e delle tradizioni popolari che ha dato inizio alla serie di appuntamenti dedicati alla Sicilia.
Canto Spontaneo rinnova infatti anche quest’anno la scelta di dedicare una finestra esclusiva ad una regione che si distingue per la vitalità del canto e della tradizione.
Giovanni Floreani - Foto di Luca d'Agostino |
Con un breve passaggio per il festival Suoni della Murgia di Altamura – a indicare che sarà la Puglia la regione di approfondimento del prossimo anno – tutti siciliani gli appuntamenti del Punto di Incontro Tour: dall’8 al 16 settembre lo Strepitz Open Project (Giovanni Floreani, Ermes Ghirardini, Lorenzo Marcolina, Evaristo Casonato, Paolo Tofani Krsna Prema Das) era presente con concerti e seminari a Palermo (Energie Alter_native), Monreale (Castellaccio di Portale San Martino) e Trapani (Cantieri Zisa, Conservatorio Scontrino), per concludere con lo show case di presentazione dell’ultimo doppio cd live alla sala Eden del Visionario di Udine. Tappa finale di un tour e traguardo di un tratto di strada che racchiude, nell’emblematico titolo Punto di Incontro, il racconto filosofico musicale dell’evoluzione di un percorso sperimentale musicale e concettuale nato nel 1999 e che ha visto transitare molti musicisti, filosofi, intellettuali e artisti. Dopo la produzione di 8 cd, 3 dvd e 2 libri, Strepitz diventa Open Project per evidenziare un modus operandi basato su connessioni e relazioni. Un crocevia di esperienze, conoscenze, interpretazioni che convergono in un progetto libero da schemi preconfezionati nella consapevolezza di una proposta complessa ed articolata, affinché - come scrive Giovanni Floreani - la musica possa andare oltre ai vari cliché che gli sono stati attribuiti dalla logica umana.
E punto di incontro è anche il tema centrale dell’intervento del musicista e compositore palermitano, Mario Crispi, co-fondatore del gruppo musicale Agricantus, all’interno del seminario dal titolo Evoluzioni vocali e musicali fra oriente e occidente, tenutosi nello spazio culturale di Cannareggio 3651 il 29 settembre scorso (Latif Bolat, Mario Crispi, Alberto Madricardo, Marian Mentrup). È il Pol'e Khajou, il ponte costruito a metà del 1600 a Esfahan, in Iran, con l’obiettivo di regolare le acque e di collegare alcune parti della città, ma soprattutto di creare un luogo di incontro fra le culture, dove le persone ancora oggi usano andare a cantare, suonare, scrivere poesie e leggere, come testimonia il filmato realizzato nel 2005.
Mario Crispi - Foto di Luca d'Agostino |
I temi del viaggio, della distanza, della contaminazione si trovano nelle parole del filosofo Alberto Madricardo. Se per Mario Crispi l’artista è un cittadino del mondo e il suo partire è sempre un ritornare, per il filosofo veneziano solo chi viaggia, il viator nella sua antica accezione, può ritornare, carico di un bagaglio di esperienze assimilate durante il cammino.
Il filo conduttore della via della seta si ritrova nelle giornate centrali del festival, a partire da Venezia, dove Latif Bolat a Cannareggio, come al Teatro Groggia in serata, illustra gli aspetti peculiari della cultura mistico devozionale sufi, in suggestivi momenti di musica, poesia e danza con i dervisci – Muhamedd Alì Sahin e Huseyin Gurler – e il giorno successivo presenta alla libreria Tarantola di Udine la sua recente pubblicazione intitolata “Quarelling with God”, realizzata in collaborazione con Jennifer Ferraro, una collezione di poemi mistici turchi dal XIII secolo al presente tradotti in lingua inglese (tra cui spiccano i nomi di Niyaz-i-Misri, 1618-1694 e di Nesimi, XV secolo).
Eccezionale domenica di sole il 30 settembre a Givigliana (Rigolato) per il consueto appuntamento con la processione e la messa, quest’anno tenuta da don Marco Brollo del Collegio Salesiano don Bosco di Tolmezzo. Il rituale della consegna delle croci di Lorena – accompagnato dal racconto sulla storia della croce di Stefania Colafranceschi – la processione con i canti del rito patriarchino aquileiese dei Cantuors de Sant Jacom di Rigolato
Foto di gruppo per la chiusura del festival - Foto di Luca d'Agostino |
– nel ricordo del grande ricercatore pre ‘Sef Cjargnel, don Giuseppe Cargnello, recentemente scomparso – la messa cantata dai Nediški Puobi di Cicigolis (Pulfero), con in chiusura le giovani voci delle Pulgetos de Sant’Ane – allieve di don Cargnello – e i canti delle Dreške čeče, le sorelle Cicigoi di Drenchia.
Nel pomeriggio, nella piazza centrale di Rigolato, le perfomance del Dracula Duo, composto agli ungheresi Janos Hasur, violino, e Mihaly Huszar, fisarmonica (due dei componenti dello storico gruppo Vízönto), e il loro struggente repertorio di brani appartenenti alla tradizione ungherese, transilvana e klezmer, seguiti dal gruppo di canto a cappella di voci maschili Klapa Cambi di Spalato (Split), espressione delle tradizione dalmata delle klapas annualmente riunite in agosto nel Festival Dalmatinskih Klapa (www.fdk.hr) ad Omiš (Split).
Gran finale nella chiesa di Ss. Filippo e Giacomo di Rigolato. La chiusura dell’XI edizione è affidata a Mario Crispi e a Laif Bolat con i danzatori sufi, in un ideale legame che unisce il mediterraneo alla via della seta e ci restituisce una visione di umanità senza confini.
Canto Spontaneo continua la sua attività di contenitore sempre aperto a stimoli e a connessioni che il proprio operare genera e chiude la pagina di riflessione dedicata al tema del ritorno puntando alla prossima edizione con uno sguardo sulla conoscenza: siamo sollecitati a pensare. E pensare e vivere sono la stessa cosa.
Orietta Fossati
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