Brian Eno – Music For Installations (Opal/Universal UK, 2018)

Questo imponente box progettato da Brian Eno con il contributo del collaboratore di lunga data Nick Robertson, raccoglie in sei cd (standard/ superdeluxe) o nove vinili, la musica per installazioni composta tra il 1985 e il 2017, riservando un intero album (Cd 6/Lp 9) a nuovi brani ideati per progetti futuri. Sin dalle origini, Brian Eno ha mantenuto un saldo e continuativo legame con il mondo dell’arte; la formazione presso le scuole inglesi con insegnanti come Roy Ascott, Tom Phillips e molti altri, è stata determinante per lo sviluppo delle sue idee audaci e anticonformiste. Dopo l’irripetibile parentesi con i Roxy Music e alcuni anni di curiose sperimentazioni (soliste e in compagnia) tra pop e avanguardia, nel 1975 con “Discreet Music”, Eno iniziò a concentrarsi esclusivamente sul suono valorizzando aspetti della musica fino ad allora scarsamente esplorati (soprattutto in ambito “popolare”). Quello che era da sempre considerato lo “sfondo” nell’edificazione di un brano assunse una posizione prioritaria, mentre, la voce, sino a quel momento elemento peculiare, perse la sua centralità. Il suono stesso inteso come materia plasmabile, malleabile, “pittorica”, per ricollegarsi alle aspirazioni artistiche giovanili di Eno, diventò da allora l’interesse principale del “Non Musicista”, come ancora oggi ama definirsi. L’Ambient offrì una nuova possibilità d’ascolto in cui la musica diventò parte dell’atmosfera, dell’ambiente, come il colore della luce e il suono della pioggia… Pare che Eno giunse a tale consapevolezza proprio durante la convalescenza da un brutto incidente accaduto quell’anno, come ha raccontato più volte, ma questa è un’altra storia. Considerati tali presupposti, secondo lui questo tipo di musica doveva essere in grado di coinvolgere livelli d’ascolto differenti, senza favorirne uno in particolare, consentendo liberamente di ignorarla, quanto di ascoltarla con interesse. “Discreet Music” fu il primo disco ad applicare coscientemente questa idea, ma fu anche un primo esempio maturo di Musica Generativa, ossia, realizzata da macchine e sistemi talvolta più concettuali che fisici, in grado di produrre esperienze sonore e visive con processi stabiliti dal compositore ma con combinazioni e interazioni (potenzialmente infinite) non definite da lui. Affascinato tanto dalla nuova idea di suono che aveva contributo a diffondere, (e alle sue possibili applicazioni), quanto dalle possibilità della continua evoluzione “incontrollabile” della musica generativa, con il tempo Eno continuò in questa direzione, perfezionando sempre più i suoi esperimenti e applicandoli anche alle installazioni artistiche in un’ ideale fusione tra le ricerche musicali e artistiche, tra suono, luce e immagine, qualcosa che peraltro lo affascinava sin dai primissimi anni da studente. In quest’ottica “Music For Installations” ci offre quindi i brani utilizzate da Eno nelle sue installazioni, buona parte dei quali mai realizzati su cd, per esempio: “Five Light Paintings” del 1985, “The Ritan Bells” del 2005, “77 Million Paintings del 2006 e molto altro. Oltre a queste musiche, il box include in esclusiva i cd (o vinili) di alcuni progetti realizzati in passato disponibili solo in edizione limitata via web o direttamente sul luogo delle installazioni. Per esempio: “Lightness – Music for The Marble Place, inaugurata nel 1997 a San Pietroburgo, oppure, I Dormienti, realizzata in collaborazione con Mimmo Paladino ed esposta presso i sotterranei della Roundhouse di Londra nel 1999, o ancora Kite Stories, installata presso il Kiasma Museum of Contemporary Art di Helsinki nel 1999. Il set è completato da un booklet con informazioni, immagini e nuove note scritte appositamente dall’artista. In definitiva “Music For Installations” è senza dubbio un ottimo e accurato lavoro che offre un’esaustiva panoramica sull’esperienza artistica di Brian Eno.


Marco Calloni

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