Charles Duvelle and Hisham Mayet, The Photographs of Charles Duvelle: Disques Ocora and Collection Prophet, Sublime Frequencies, 2017, pp. 296, Euro 84,50, libro con 2 CD

Charles Duvelle è scomparso il 29 novembre 2017 a Parigi, città in cui era nato nel 1937. Figlio di un alta carica dell’amministrazione coloniale, dopo un’infanzia trascorsa nel sud-est asiatico ritornò in patria a nove anni. Seguirono studi classici di pianoforte, armonia, contrappunto e composizione al conservatorio parigino. Quando gli fu commissionata la colonna sonora di un film che fosse ispirata alla musica africana, Duvelle scoprì gli archivi della Radiodiffusion de la France d’Outre-mer (RFOM); l’incontro con materiali etnofonici africani fu un’autentica rivelazione. Duvelle si incaricò di sistematizzare l’archivio ma in seguito iniziò a lavorare con il pioniere della musica concreta, Pierre Schaeffer, proprio per la Société De Radiodiffusion De La France D’Outre-Mer, che produceva trasmissioni per la diffusione della cultura e della lingua francese nell’Africa francofona. La SORAFOM divenne più tardi l’Ocora, una struttura votata alla cooperazione (segno di una transizione dalla fase coloniale a quella post-coloniale ma anche neo-coloniale, come testimonia l’interventismo politico-militare francese) la cui label discografica Duvelle diresse tra gli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso. Stabilitosi in seguito negli Stati Uniti, produsse la serie Prophet (della Philips); fece ritorno in Francia nel 1998 per riprendere la sua attività di ricerca musicale. Perché Charles Duvelle ha condotto numerose campagne di registrazioni sul campo e di fotografiche etnografiche, spaziando dal continente africano a Papua Nuova Guinea.
Proprio nella primavera del 2017 l’etichetta statunitense Sublime Frequencies ha prodotto un magnifico box set, un volume fotografico di 296 pagine con inclusi due CD audio, intitolato “The Photographs Of Charles Duvelle: Disques Ocora and Collection Prophet”, testimonianza dell’inestimabile lavoro del ricercatore francese che ha fatto conoscere e apprezzare una enorme varietà di espressioni musicali e linguistiche. Tra l’altro una copia delle sue registrazioni nel Benin (1977) è stata portata nello spazio dalla sonda Voyager. Il catalogo Ocora – imprescindibile per i cultori delle musiche di tradizione orale e della world music – vanta più di 600 titoli, ed è rinomato non soltanto per la qualità fonica ma per l’alto profilo degli esecutori scelti e per la qualità dei materiali proposti. Come documentarista, Duvelle, animato anche dalla prospettiva di “etnografia di salvataggio”, produsse una grande mole di fotografie. Di esse 188 in bianco e nero e 58 a colori sono state selezionate per questo volume, curato dallo stesso Duvelle e da Hisham Mayet (musicologo e co-fondatore dell’etichetta Sublime Frequencies), Ritraggono cinque aree visitate dallo studioso francese: Africa occidentale, Africa Centrale, Oceano Indiano e Pacifico, Sud-Est asiatico. Il volume comprende anche una lunga e approfondita intervista a Duvelle, raccolta da Mayet (è trascritta in inglese e francese), nella quale gli aspetti biografici e professionali si intersecano con gli approfondimenti sulla metodologia della ricerca sul campo e del rapporto etnografico nel contesto coloniale e post-coloniale in cui ha agito Ocora.
È indubbio che l’analisi delle immagini può favorire la riflessione di chiunque si occupi di “strategie dell’occhio” in ambito etnografico e di antropologia visuale. Altro contenuto significativo sono la panoramica sulle collezioni Ocora (1954-1974) e Prophet (1999-2004) curate da Duvelle, e il campionario delle copertine dei cataloghi Ocora (1964-1973). Per finire, c’è “Eastern Music in Black Africa,” una riproduzione dattilografata del report scritto da Duvelle su commissione dell’Unesco (1970). Riguardo ai “suoni”, i due CD costituiscono un’efficace rappresentazione della vita sul campo del ricercatore francese; si tratta di una compilation ideata in esclusiva per il volume, che contiene accurate annotazioni sulle tracce presentate. Tra di esse si ascolta un solo di sanza del Burkina Faso e uno di balafon malinke dalla Guinea Bissau. Poi, c’è Rakotozaly, il grande suonatore malgascio di marovany, la cetra cilindrica di bambù. Toccanti davvero il canto di una madre di Papua mentre lava il suo bambino e il canto di corteggiamento in falsetto di un giovane Huli, che si accompagna al pili pe. Altro notevole esempio da Papua, è la polivocalità di due donne in un lamento funebre. Tra le altre rarità segnaliamo l’orchestra Mossi del Burkina Faso, il clarinetto bobal dei Peul bukinabé, un festival Mbale nel Centro Africa, percussioni dal Gabon, il khaen, organo a bocca laotiano, il canto dhrupad indiano. In definitiva, una selezione di chicche imperdibili per chi è interessato alle musiche extraeuropee o per chi si occupa di etnografia. “The Photographs of Charles Duvelle” è il racconto di una vita di studio, ricerca, incontri e apprendimento: un’esperienza formidabile di lettura e di ascolto.  

Ciro De Rosa

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