“I don’t like that word “Jazz” I think Social Music. All that social melodies out… in air… is not Jazz anymore. It’s Social Music….”, così Miles Davis definiva il concerto della propria musica in una celebre intervista nel 1982. Traendo ispirazione da questa straordinaria teorizzazione del trombettista americano, ha preso vita “Social Music”, opera prima dei Molester sMiles, sestetto, nato da un’idea di Enrico Merlin (chitarre elettrice, live electronics e merlinerie ©) e che riunisce alcuni tra i più interessanti strumentisti della scena jazz italiana: Massimiliano Milesi (sax soprano e sax tenore), Achille Succi (sax alto e clarinetto basso), Giancarlo Tossani (piano elettrico, tastiera e laptop), Giacomo Papetti (basso elettrico e live electronics) e Filippo Sala (batteria e percussioni). Anche la scelta del nome del gruppo non è casuale, rimandano ad un altro episodio della vita di Miles Davis, accaduto nel periodo della registrazione di “On the Corner” allorquando fu accusato di aver sequestrato una donna, e per questo motivo venne arrestato. Dopo essere stato scagionato, il trombettista americano rilasciò un’intervista in cui ribadiva la sua innocenza e dichiarò che il suo disco si sarebbe intitolato “Miles the Molester”. L’ascolto rivela un lavoro di grande spessore artistico che, nel rendere omaggio alla filosofia e alla visione dell’arte di Miles Davis, supera i freddi manierismi del jazz per dare vita ad un percorso di ricerca compositiva e sonora a tutto campo tra temi melodici visionari, ritmiche travolgenti ed spaccati improvvisativi di grande impatto lirico. A brillare è il perfetto interplay tra i sax di Milesi e Succi e la chitarra di Merlin, il tutto contrappuntato dal piano di Tossani e sostenuto dalla brillante sezione ritmica di Papetti e Sala. Il sestetto dimostra, così, di avere seguito la via dell’eclettismo espressivo di Miles Davis del quale riprendono magistralmente il funk di “Black Satin” in apertura, ma anche di saper camminare sulle proprie gambe con le torride ”Hip Hop Zero Up and Down” e “Plastic Plastic”, l’oscura “Principe delle Tenebre” e la suggestiva “Limografi Rodenti” che, a buon diritto, può essere considerato il vertice del disco. Ad impreziosire il tutto la splendida copertina curata da Milton Brown ovvero Bruno Cannucciari, apprezzato fumettista, il quale ha colto in modo impeccabile le istanze musicali di questo disco.
Salvatore Esposito
Tags:
Suoni Jazz