La XII Edizione del Premio Bianca d’Aponte – Città di Aversa. Intervista con Gaetano d’Aponte e Fausto Mesolella

Presentata il 5 ottobre nel corso della conferenza stampa, tenutasi nella splendida cornice del Salone Romano del Teatro Cimarosa di Aversa (Ce), la dodicesima edizione del Premio Bianca d’Aponte Città di Aversa, si preannuncia ricca di sorprese, non solo per l’alta qualità del programma ma anche per i prestigiosi ospiti che si avvicenderanno sul palco della rassegna normanna il 28 e il 29 ottobre. Si tratterà di un’edizione particolarmente importante, in quanto, rinsalda il rapporto con la città di Aversa come afferma il patron del premio Gaetano d’Aponte: “Con questa edizione cerchiamo di recuperare il rapporto con la città di Aversa che ho visto un po’ labile negli ultimi anni e questo, nonostante negli ultimi anni di mandato del Sindaco Ciaramella, avessi mimo sottoscritto un protocollo di intesa. Questo è stato un po’ l’albero maestro a cui mi sono legato per resistere al canto delle sirene di altre città che mi proponevano di trasferire il premio in sedi forse più prestigiose. Tutto questo poi ha avuto fine perché abbiamo stabilmente legato il nome del premio a quello della città di Aversa, anche per lanciare un messaggio chiaro essendo l’unica sede possibile per questa rassegna. In questo contesto, non siamo ancora riusciti a scalfire come vorremmo l’interesse degli aversani, e questo deriva anche un po’ dalle caratteristiche dei nostri concittadini, i quali a volte sembrano schierarsi in due fazioni pronte a scommettere l’una sul fallimento degli eventi, l’altra sul successo, e non c’è verso di farli cambiare opinione. 
Un altro elemento che ha allontanato un po’ la città è la capienza limitata del Teatro Cimarosa, sede stabile del nostro premio e definito un vero e proprio gioiello. Per evitare problemi di sicurezza e di ordine pubblico siamo costretti a mettere a disposizione un numero ristretto di inviti che si esauriscono ancor prima di renderli disponibili, e questo perché la capienza del teatro si riduce ancor di più per la presenza di oltre cento ospiti che vengono da fuori. Aversa, per altro, ha anche una capacità ricettiva limitata, e spesso mi scrivono dicendomi che gli alberghi convenzionati non hanno più posti. Ci piacerebbe che questa città si riappropriasse del Premio comprendendo che per due giorni Aversa diventa la capitale della musica italiana”. In questo senso è necessario partire dalla valorizzazione reale anche degli ospiti: “Per anni, finché non ci ha prematuramente lasciato, abbiamo avuto con noi un personaggio straordinario come Giorgio Calabrese, che io mi emozionavo già nello stringergli la mano. Localmente nessuno mai si è preoccupato di chiedergli come abbia fatto a scrivere capolavori immortali della canzone d’autore italiana come “E se domani” e “Il nostro concerto”. Nessuno mai ha avvicinato Fausto Mesolella per chiedergli come mai si è imbarcato in questa avventura e quali sono le prospettive di questa rassegna. Localmente i giornali si limitano a riprendere uno scarno e freddo comunicato, invece di raccontare lo spirito reale che anima il premio”. Alla scarsa attenzione a livello locale ha corrisposto invece il progressivo aumento di consensi a livello nazionale ed addirittura internazionale: 
“Tutto questo è in netto contrasto con quelli che sono stati i riconoscimenti esterni, perché il premio si è affermato tanto a livello nazionale, quanto a quello internazionale, ricevendo consensi che sono andati ben al di là di quello che ci aspettavamo, e questo anche in virtù delle collaborazioni strette, negli anni, con altre rassegne. Da qualche anno ormai dobbiamo concordare le date del premio con quelle del Tenco e del Ciampi per evitare che si sovrappongano. Devo riconoscere che Fausto Mesolella, il nostro direttore artistico, è stato l’unico a prevedere, sin dalla prima, edizione che il nostro festival sarebbe diventato uno dei più prestigiosi in Italia”. Il successo di questa rassegna nasce però da una spinta dal basso come racconta ancora Gaetano d’Aponte: “Da quattro anni ormai il premio si chiama Bianca d’Aponte – Città di Aversa, e da quest’anno il logo del comune non è tra gli enti patrocinatori, ma è affiancato a quello dell’associazione organizzatrice. Gli eventi che vengono proposti dall’alto hanno poca possibilità di sopravvivere nel tempo, ma è importante che ci sia una spinta forte dal basso come accade con il Premio Tenco che è nato da un fermento che nessuno ha potuto più ignorare. Abbiamo eliminato tutti i patrocini che non aggiungevano nulla di particolare, perché il prestigio di questo premio scaturisce dall’amore che ci gira intorno”. L’amore, in particolare, è quello degli ospiti che spesso arrivano ad Aversa anche in modo gratuito: 
“In alcuni casi gli artisti non vogliono nemmeno il rimborso spese perché vengono per amore verso Bianca e verso il Premio. Questa è la cosa peculiare di questa rassegna e contribuisce a creare quell’atmosfera definita da tutti magica. Questa cosa qualcuno aveva pronosticato che sarebbe svanita nel tempo e ritengo potesse essere anche normale, ma ogni anno si ripropone, si ricrea e questo perché ogni serata non è un semplice spettacolo, ma una serata tra amici”. Chiediamo a Gaetano d’Aponte quali sono le principali novità dell’edizione 2016 del premio: “Di particolari novità non ce ne sono perché, come si dice, squadra che vince non si cambia e noi tendiamo a seguire sempre la stessa formula. Certo ci saranno nuovi ospiti e l’introduzione del Premio “Musica della Poesia”, che sarà assegnato a Patrizia Cirulli, autrice di uno splendido disco, giunto nelle cinquine finali del Premio Tenco e nel quale ha musicato i testi di alcuni poeti. In ogni caso, il premio tanto nella fase preselettiva quanto in quella finale è rimasto lo stesso. Ci vorrebbero delle nuove idee e io penso di averle esaurite, con grande gioia di qualcuno (ride). Non penso che il premio, in questo momento, vada toccato, piuttosto se dovessero cambiare le condizioni e si dovessero aprire spiragli per avere contributi economici maggiori si potrebbe pensare ad una svolta, ma non dovrebbe essere finalizzata al cambiamento, quanto piuttosto ad arricchirlo. Magari si potrebbero indirizzare fondi per evitare problemi logistici, o per scegliere una sistemazione diversa”
Venendo più direttamente al programma d’Aponte ci racconta: “La madrina di quest’anno sarà Irene Grandi, che presiederà la giuria e canterà una canzone di Bianca. Avremo l’onore di avere con noi sul palco, il maestro Fausto Cigliano il quale accompagnato alla chitarra da Gianluca Marino eseguirà uno dei tre brani che Bianca ha scritto in napoletano e che lui ha definito una poesia immortale. Sul palco del Teatro Cimarosa salirà anche Vittorio De Scalzi, storico leader dei New Trolls, in un inedito set con Mesolella. Dallo scorso anno è stato istituito, in collaborazione con “Cose di Amilcare” anche il Premio “Bianca d’Aponte International”, che in questa edizione andrà alla russa Elena Frolova. Non mancheranno alcune presenze fisse come Brunella Selo, Fausta Vetere, Bungaro, Mariella Nava ed altri ospiti a sorpresa, nonché alcuni eventi collaterali come lo stage per le finaliste tenuto da Giuseppe Anastasi e Angelo Franchi, un seminario sul “Nuovo IMAIE” e l’incontro “Le finaliste si presentano. A presentare la rassegna saranno Antonio Silva, da sempre presentatore del Premio Tenco, e Steven Forti che è l’organizzatore del Premio Bianca d’Aponte International, mentre le concorrenti saranno accompagnate dal Gruppo Musica Aversano diretto da Alessandro Crescenzo”. Nella gestione di un cast così ampio non mancano le difficoltà: “La difficoltà è proprio quella di gestire i vari ospiti, le serate diventano così intense da durare tre se non quattro ore, però so che il pubblico alla fine è ancora tutto in sala, e quindi un motivo deve esserci. 
In queste due serate cerchiamo di far emergere come sia possibile fare cultura attraverso la canzone, e anche quando gli ospiti sono più di nicchia, dopo essersi esibiti, il pubblico ci chiede di riproporli”. Il cuore dell'evento sarà come sempre nella finale del concorso, l'unico in Italia riservato esclusivamente a cantautrici. A loro sono riservati il Premio “Bianca d’Aponte”assoluto e la “Targa della Critica”, oltre a tre menzioni: miglior testo, migliore musica, migliore interpretazione. Sono previsti anche due riconoscimenti esterni: quello dell’Officina della Musica e delle Parole, ideata da Alberto Salerno, che consiste nella partecipazione gratuita a un corso della scuola; e quello dell’etichetta Suoni dall’Italia di Mariella Nava, con la proposta di un contratto discografico. A raccontarci le fasi preselettive delle cantautrici in gara, è il direttore artistico Fausto Mesolella, che non nasconde una certa difficoltà nella scelta: “Io mi definisco il Ponzio Pilato della situazione perché, per me, dovrebbero partecipare tutte le canzoni che arrivano. Nel corso della mia vita sto cercando di procedere verso l’assenza di giudizio, ma chiaramente c’è una commissione che valuta e l’atto finale avviene a casa mia, nel mio studio. Insieme a Gaetano e Genny ci facciamo il segno della croce e qualcuna purtroppo viene esclusa. Questo ci provoca veramente un gran dolore, e non solo a chiacchiere, perché bisogna purtroppo limitare le persone che partecipano. Io cerco di essere quanto più assente possibile per non portarmi il dolore fino all’anno successivo perché io stesso sono stato escluso da diversi concorsi nella mia carriera e ci rimanevo male”
A fare eco alle parole di Mesolella è Gaetano d’Aponte che sottolinea: “Negli anni, hanno vinto questo premio cantautrici dall’approccio musicale e dallo stile differente, ma ciò che le accomuna tutte è la spontaneità. Cerchiamo di far emergere il distacco tra ciò che stanno vivendo e la competizione, alcune sono molto disinvolte in questo, altre più partecipi a livello agonistico, in ogni caso cerchiamo di comprendere chi si mostra più felice di far parte di quella che tutti definiscono famiglia. Sia noi organizzatori sia il direttore artistico non siamo coinvolti nella giuria perché per noi il momento culminante è quello in cui scegliamo i dieci brani, e a quel punto hanno vinto tutte, perché la finale è solo il compimento di un percorso. In più occasioni ho ribadito che cambiando la giuria cambierebbe anche l’esito perché spesso tra la prima e la seconda ci sono sempre pochissimi punti di scarto”. Chiediamo a Gaetano d’Aponte cosa è riuscito a trovare di Bianca nelle vincitrici delle undici edizioni: “In alcune, senza dubbio, la sensibilità. In particolare ce n’è una di cui non faccio il nome che la ricorda molto, ma non ne faccio il nome, pur sapendo che lei lo sa. Nel modo di proporsi probabilmente almeno tre la ricordavano nel modo di esprimersi. Poi c’è l’immediatezza nel comporre una canzone. Ci sono alcune cantautrici che scrivono di getto e difficilmente tornano indietro per cambiare il senso di una canzone. Altre hanno un modo di proporsi più professionale e ragionato, e ti accorgi che è tutto molto studiato e confezionato per essere adatto all’interprete. 
In quelle che hanno una scrittura più istintiva emerge il sentimento, la rabbia, magari anche la paura, la preoccupazione, aspetti comuni alla vita di tutti quanti, sono quelli gli stimoli per comporre una canzone in pochi minuti. Per esempio parlavo con Saverio Lanza che ha arrangiato il pezzo di Bianca che proporrà Irene Grandi e, lui mi diceva che aveva cambiato il tempo per adattarlo passando dal 3/4 al 4/4. Sono convinto che quando Bianca scrisse quel brano non pensava affatto al tempo e se qualcuno gli avesse chiesto perché aveva scelto un 3/4 probabilmente avrebbe dovuto pensarci”. Questo è uno degli aspetti forse meno noti di Bianca: “ Sono molti a non sapere chi era Bianca, e in molti ci chiedono di dire qualcosa in più su di lei o di scrivere un libro. Ci stiamo pensando da un po’ di tempo, e scriveremo qualcosa che non è una biografia, ma piuttosto una ritratto artistico, perché la vita privata di Bianca è qualcosa diverso. E’ bene che venga fuori la profondità del suo fare canzone”. Da ultimo, chiediamo a Fausto Mesolella quali sono le prospettive future del Premio Bianca d’Aponte: “Il premio non ha bisogno di arte perché arriva ogni anno con grande successo, ma ha bisogno di persone pragmatiche che credano veramente in questo progetto. Questa rassegna non è una di quelle che vogliono farsi scegliere proponendo presentatori o artisti famosi, ma vuole essere scelta da chi ha la curiosità di scoprire la sua ricchezza, e la sua bellezza va difesa”

Salvatore Esposito

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