Nicki Blum & The Gramblers - Loved Wild Lost (Little Sun Records, 2015)
Le atmosfere che si susseguono in “Loved wild lost” richiamano sopratutto un’impostazione folk e country, legata in parte al blues e, in generale, al cosiddetto “California sound”. Non solo. L’impianto complessivo dell’album รจ puntellato di alcune soluzioni piรน leggere, che possono essere ricondotte a una vena pop, piรน eterea, che interessa spesso la voce e il ruolo di alcune chitarre elettriche. Le quali, quando intervengono in brani principalmente acustici - nei quali le chitarre a dodici e a sei corde rimangono i riferimenti principali - sono circondate da un riverbero denso e da un timbro molto secco, marcatamente anni sessanta ma molto piacevole ed efficace. Sopratutto perchรฉ ampliano lo spettro armonico dei brani (“Waiting on a love”) con fraseggi brevi, lineari e molto melodici. “Loved wild lost” - che segue l’album di debutto omonimo di questo quintetto di San Francisco - assume i tratti del lavoro che meglio rappresenta la band. Non solo per la sicurezza che determina tutte le undici tracce in scaletta. Ma sopratutto perchรฉ sembra definire un linguaggio chiaro, che caratterizza una produzione coerente su un piano innanzitutto strutturale, e che puรฒ essere ricondotta alla grammatica riconoscibile di Nicki Blum & The Gramblers: linee vocali estremamente curate, nel quadro delle quali la voce solista femminile รจ spesso supportata dalle voci maschili in coro, melodie strumentali distese, in cui la reiterazione รจ ridotta al minimo, un’organizzazione ritmica molto semplice con la sola funzione di supporto dello strato melodico e armonico delle chitarre. Se vogliamo cercare un’eccezione in questo schema possiamo far riferimento a “Mr. Saturday night”, un brano sostenuto in cui sia il basso che la batteria intervengono in modo piรน netto fin dal prologo, definendo un andamento piรน marcato e accentuato. Per il resto valgono le considerazioni di cui sopra, che trovano conferma anche nel processo di produzione dell’album. Un processo che ha visto da un lato la partecipazione attiva di Brian Deck, produttore di Iron & Wine, Modest Mouse e Josh Ritter, e dall’altro la partecipazione della San Francisco Magik Magik Orchestra (che molti conoscono per aver collaborato con Nick Cave & The Bad Seeds, Death Cab for Cutie e The Walkmen). Se da un lato si puรฒ supporre che la produzione di Deck abbia avuto un ruolo determinante nella strutturazione degli andamenti generali dei brani, ingabbiati in arrangiamenti pregni di corde e armonie sviluppate sopratutto su queste, l’apporto dell’orchestra ha ampliato il “peso” sonoro dell’album, sviluppandone i riflessi verso soluzioni inaspettate. In alcuni casi la band non disdegna qualche pausa in spazi piรน tradizionali, dentro i quali si puรฒ riconoscere un sentimento country piรน definito. “Simpler times” รจ una ballata che ci porta in questi spazi, in cui convergono tutti gli elementi che caratterizzano un genere piรน locale e morbidamente acustico: c’รจ la slide, qualche nota di pianoforte, la stecca che accarezza il cerchio del rullante, la voce sibillina di Nichi armonizzata dalla voce maschile che, ad eccezione delle prime strofe, la accompagna fino alla fine del brano. La costruzione musicale รจ affidata quasi esclusivamente alle voci, che raffinano una melodia divisa sostanzialmente in due moduli e che si fa via via sempre piรน lineare, fino ad asciugarsi in un breve assolo di chitarra elettrica, soffusa e bassa. Uno dei brani piรน interessanti รจ “Heavy Hey Ya”, l’ultimo in scaletta. Si tratta di una cantata lenta, che si configura come una riflessione finale, una sorta di riepilogo dell’album: anche questo puรฒ considerarsi un brano sostanzialmente vocale, soffuso, piรน espanso e liquido. Le voci in coro sono anticipate da alcuni accordi cadenzati al pianoforte. Il sostegno รจ affidato all’hammond e ad alcune note di chitarra che intervengono in alternanza alle voci. Quando la voce femminile prosegue da sola, il brano si asciuga lasciando emergere un atmosfera piรน psichedelica, molto astratta e rarefatta, ma l’intera esecuzione รจ imperniata sulla bivocalitร , come in un discanto dai tratti morbidi, piรน lento e raffinato.
Daniele Cestellini