Considerata una delle arpiste più talentuose sulla scena internazionale ed spesso descritta dalla critica come delle innovatrici di questo strumento, Floraleda Sacchi vanta un prestigioso percorso artistico costellato da numerosi album pubblicati con le principali major discografiche, una collana per Amadeus Arte e numerosi concerti in tutto il mondo. L’abbiamo intervistata in occasione del concerto che terrà il prossimo 24 gennaio presso il MaMu – Magazzino Musica di Milano, e nel corso del quale ripercorrerà con il giornalista Gian Mario Benzing le tappe principali del suo percorso artistico e discografico, spaziando dalla musica contemporanea a quella tradizionale.
Partiamo da lontano, com’è nata la tua passione per l’arpa?
Mi sono innamorata dell’arpa per la musica e la copertina di un LP di Annie Challan. Lei, che è un mito, è diventata poi una delle mie migliori amiche, al di la della differenza d’età tra noi.
Hai studiato in Italia, USA e Canada. Puoi ripercorrere il tuo percorso formativo ed accademico?
Ho studiato a Como nella mia città, poi ho fatto spola con Francoforte negli anni del diploma. La mia insegnate a Francoforte mi ha suggerito di fare un’audizione per un posto magico come la Salzedo School negli stati Uniti. Sono stata ammessa e ho passato n’estate di studio intensivo nel Maine, nel paese della Signora in Giallo.
Poi, tornata in Europa ho abito e lavorato per un giornale musicale a Basilea, poi finalmente sono riuscita a studiare in Canada a Toronto dove tutt’ora amo tornare e che considero la mia seconda casa.
Dal punto di vista della tecnica esecutiva quali sono i tuoi riferimenti?
Il mio riferimento è stato sempre Judy Loman con cui ho avuto l’onore di studiare e cui sono sempre in contatto. Poi in realtà io credo che il vero musicista debba essere autonomo e trovare la sua via, quindi ormai studio sola e mi invento tecniche per realizzare i suoni che girano nella mia testa. Ultimamente sto sperimentando molto con l’elettronica.
Negl’anni hai inciso con le precipali etichette (Decca Records, Deutsche Grammophon, Philips Records, Universal Music). Puoi parlarci dei dischi a cui sei più legata?
Sono molto legata a “Minimal Harp” un repertorio che mi appartiene e che amo. Ogni dico però è un’avventura e un viaggio e non posso dire di non amare anche gli altri!
Dal 2011 hai dato vita alla collana discografica “Portraits” per la Amadeus Arte. Puoi parlarci di questo particolare concept?
Il mio intento era quello di realizzare una collana con tutta nuova musica scritta per arpa, ogni disco è un mondo musicale, un compositore e nuova musica. Un progetto che ha molto successo. Alcuni di questi dischi sono persino entrati in classifica!
Parallelamente alla tua attività discografica, hai pubblicato alcuni studi musicologici tra cui il saggio "Elias Parish Alvars, Life, Music, Documents" su Elias Parish Alvars e l'analisi delle opere di Sophia Corri Dussek. Puoi presentarci questi due lavori, soffermandoti sulle tue metodologie di ricerca?
Trovo che le biblioteche siano luoghi molto intriganti. Passeggi per corridoi, non devi fare rumore, scopri vite e storie passate che confermano solo che la realtà è appassionate come un romanzo. Parish Alvars si cambiò nome ed era un idolo, viaggiava in diligenza con la sua arpa e nel 1832 arrivò fino a Istanbul attraversando le steppe della Russia, questo prima che iniziassero tutti i pellegrinaggi in oriente e la ferrovia! Sophia Corri era una donna di spirito e con una vita indipendente come solo oggi (e nemmeno in tutto il mondo) si può desiderare. Gli imposero un marito e scappò, si scelse un compagno di vent’anni più giovane di lei e fece la cantante, l’arpista, la compositrice mantenendosi da sola. A 14 anni debuttò accompagnata da Haydn che la voleva come interprete per tutti suoi spettacoli… le sue opere sono alla British Library a Londra.
Le tue ricerche ti hanno portato a riscoprire anche i repertori di Ildebrando Pizzetti, Reynaldo Hahn, Alphonse Hasselmans. Quanto c’è ancora da scoprire nel repertorio per l’arpa?
Tantissimo, questo è affascinante così come il combinare brani diversi tra loro creando percorsi, componendo o arrangiando musica originariamente per altri strumenti.
In diversi momenti il tuo percorso si è intersecato con il cinema e con il teatro. Puoi raccontarci queste esperienze?
Il teatro e il cinema sono mie passioni, mi piacerebbe anche lavorare in futuro. Ho creato uno spettacolo con due cari amici Fabio Peri e Silvano Piccardi per il Planetario di Milano (peraltro saremo in scena il 19 febbraio prossimo) poi ho lavorato in maniera estensiva con Ottavia Piccolo, spettacolo per cui ho composto la musica e curato anche la versione cinematografica. La presentazione del film alla mostra del cinema di Venezia con il mitico red carpet è stata impagabile!
Concludendo, domenica 24 gennaio, sarai protagonista di un’intervista-concerto al MaMu-Magazzino Musica di Milano. Durante la serata ripercorrerai il tuo percorso artistico con Gian Mario Benzing. Quali saranno le sorprese della serata?
Se sono sorprese non si possono svelare, bisogna solo esserci!
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