EXPO 2015, la Musica e l’Albero della Vita

La visita a Expo Milano è di stimolo per i sensi, per il confronto fra popolazioni, culture e gusti. Expo è vasta, ci si perde, ma sempre con l’impressione di sentirsi cittadini del mondo, figli di una stessa Terra che dovremmo avere il dovere di valorizzare e salvaguardare nel segno della biodiversità. Gli eventi musicali milanesi sono numerosi (e non solo all’Esposizione), spesso concomitanti in Padiglioni tra loro distanti. Non si può ascoltare tutto. Alcuni eventi sono adeguatamente reclamizzati, altri poco, soprattutto quelli riferiti ai singoli Padiglioni, dove è possibile assistere a performances estemporanee o dj-set. Solo a “The Waterstone” il palinsesto prevede circa 250 eventi, il primo iniziato con un concerto di Enrico Rava. Il 23 maggio, si è esibito il pianista romano Antonio Faraò; il giorno successivo è stato programmato “Piano Twelve”, per dodici pianoforti a coda, con musiche (arrangiate) che spaziano dal Barocco ai generi moderni. Durante il continuo peregrinare tra stand e Padiglioni, il visitatore è immerso in un flusso ininterrotto di suoni e immagini, seguendo un percorso musicale spesso istintivo e casuale. A favore del lettore, le brevi note che seguono perseguono lo scopo di far intuire a grandi linee il contesto espositivo-musicale, evidenziando alcune “annotazioni” musicali riferite a Sabato 23 maggio, data nella quale sono iniziate le cosiddette “Giornate Nazionali”. 
La prima di tali Giornate è stata dedicata al Marocco, che ha proposto un interessante connubio tra cibo, musiche e intrattenimento all’insegna della cultura locale. Nel pomeriggio il Gruppo dei “Tkitikate el Issaoui” (proveniente da Essaouira) ha invaso il vialone del “Decumano” con suoni e danze, di volta in volta riproposti in spazi differenti. Determinati nel farsi apprezzare dal pubblico di Expo, i musicisti hanno riferito di potersi fermare in città per un solo giorno. Hanno evidenziato una vivace carica emotiva e una verve ritmica assai gradita e applaudita dai presenti. Dal Gruppo sono stati usati solo strumenti acustici tradizionali. Per specificarli, nel rispetto delle diciture locali, vengono di seguito riportate quelle indicatemi per iscritto, partendo da una lunga tromba detta “Nafr”. La melodia delle danze è sostenuta dal “Rita”, un aerofono ad ancia doppia abilmente suonato da un anziano esecutore. Gli strumenti a percussione sono denominati “tarate”, “karkabo”, “drboka”. Tipico è, inoltre, l’idiofono metallico (caratteristico della musica Gnawa) detto “qraqeb”, sorta di grandi nacchere dal timbro inconfondibile. Passando per il Padiglione dell’Eritrea è stato possibile dialogare con Bereke e Yesye, due suonatori provenienti da Asmara, facenti parte di un Gruppo composto da oltre venti elementi, giunto a Milano per esibirsi, domenica 24 maggio, in occasione del loro “National Day”. 
Bereke è suonatore di “Kurat” (strumento a corde). Yesye suona gli strumenti a percussione e, in particolare, il “derbuka”. Il repertorio del loro gruppo comprende musiche per matrimoni, feste popolari e riti religiosi in uso tra le Tribù locali (sono nove). Restando in Africa, per l’intensa attività, merita una menzione la location dell’Angola, dove ogni giorno si esibiscono gruppi musicali diversi. Domenica 24, si è svolto il concerto denominato “Una primavera per l’Angola”, con l’Orchestra “Kaposoka”, composta da ex bambini di strada. Expo non è solo musica dal vivo. Girando tra gli stand e i Padiglioni è possibile istruirsi musicalmente tramite la visione di filmati multimediali, tra i quali si evidenziano quelli proposti dalla Mauritania e dall’Egitto. Il primo è riferito alle danze del “Guetna”, il periodo dedicato alla raccolta dei datteri tra giugno e agosto. È questo il momento di ritorno alle Oasi, visitate anche da numerosi abitanti provenienti dalle città, desiderosi di gustare la freschezza dei frutti appena raccolti, unitamente ai cibi tipici della festa (latte di capra cagliato, cous cous, montone allo spiedo, budino di orzo etc.). Per i Mauritani il “Guetna” è occasione per organizzare eventi culturali e folclorici, tra cui quello delle gare poetiche. Per la tecnologia olografico-multimediale risulta suggestivo il video tridimensionale osservabile nel Padiglione egiziano, riferito al rito “Al Soboua” e alla danza mistica dei Dervisci, cui corrisponde una particolare interpretazione coreutica dell’evoluzione universale, scandita da movimenti roteanti dei ballerini, la cui gonna è elaborata a due strati, simboleggianti la terra e il cielo. Per il visitatore, Expo può divenire stimolante occasione di dialogo con musicisti e persone di cultura, desiderose di far conoscere e apprezzare le proprie tradizioni. 
È ciò che è accaduto, per esempio, nel Padiglione dell’Algeria nel quale è esposto, in una vetrina con richiami arabeggianti, un unico strumento musicale, detto “imzad”, simbolo della musica dei Tuareg. Un cordofono monocordo a sfregamento, la cui cassa può essere di zucca o legno, con una pelle (di cammello) come membrana e la corda realizzata con crini di cavallo. Tale strumento viene suonato tradizionalmente da una donna per accompagnare il canto maschile. Nei Padiglioni di Expo, la musica è talvolta utilizzata come intrattenimento, eseguito da raffinati esecutori. Come ad esempio nel Padiglione della Romania, nel quale una sala è stata allestita per proiettare filmati multimediali, osservabili ascoltando dal vivo il raffinato trio jazz del pianista Marius Vernescu di Bucarest, nel 2002 premiato al “Montreux Festival” come miglior esecutore nella sezione per “Piano solo” (Vernescu ha perfezionato i propri studi musicali presso la "Music Academy” di Hannover). All’aperto, in un palco adiacente allo spazio della Germania, si esibiscono giornalmente sempre nuovi gruppi musicali, provenienti dai diversi länder (sabato era ospite un trio del Meclemburgo-Pomerania Anteriore). Musica dal vivo è ascoltabile anche nei Padiglioni dell’Est europeo. In quello della Repubblica Ceca si è esibito il gruppo folclorico “Strázničan”. Nell’open space della Polonia si è esibito un duo pianoforte-voce, con musicisti facenti parte della “Perfect Girls ’n’ Friends Orchestra” ideata dal direttore e compositore Wojciech Zieliński. Musicisti che hanno suonato imperterriti, nonostante la pioggerellina che portava il pubblico a rintanarsi negli stand. Poco distante da quello polacco è il Padiglione dell’Ungheria, dove si sono esibiti alcuni danzatori del “Fölszállott a páva”, accompagnati da tre violinisti e un contrabbassista, alcuni provenienti dall’Accademia musicale “Ferenc Liszt” di Budapest. 
Sono stati applauditi con vigore perché spettacolari e coinvolgenti nei movimenti e nel canto, con il Padiglione al completo anche per ammirare silenziosi artigiani locali, tra cui un’anziana donna intenta a lavorare al telaio secondo antiche metodiche. Da un punto di vista musicale, ci è sembrata funzionale la location dell’Ungheria, che ha situato nel mezzo della sala un imponente grand piano “Bogányi” (Gergely Bogányi è un pianista di fama mondiale), apprezzabile per il moderno design. Sin qui la panoramica degli eventi musicali, ma per alcuni la musica a Expo può divenire ricerca del “silenzio” nel trambusto della Fiera. Un silenzio che, nei momenti di riposo, il visitatore può ritrovare nei Padiglioni meno visitati, nel Parco della Biodiversità o negli stand nei quali ci s’ispira alla natura, agli elementi e al suono della vita. Musica è anche quella che in modo sinestesico si sente interiormente nell’osservare, in alcuni specifici Padiglioni, banche di semi in via di estinzione, piante, fiori, erbe medicinali, spezie di vario tipo. Il presidio di “Slow food” è stato proprio concepito per valorizzare con semplicità gli obiettivi originari di Expo. In questo Padiglione, nel “silenzio”, è possibile riflettere sulla ricchezza del “landscape” sonoro, ascoltando i rumori dell’ambiente che interagiscono con gli spazi naturali di bioarchitettura progettati da Jacques Herzog, ispirandosi alla cultura degli orti e alla struttura di una tipica cascina lombarda. 
Visitare Expo è arricchente, trattandosi di un “viaggio” continuamente mutevole verso mondi lontani. Un viaggio che offre una visione delle diverse culture e del loro modo di restare unite per sei mesi, intorno a un tema che ci riguarda tutti: l’alimentazione contemporanea e gli equilibri-disequilibri a essa connessi. Ai visitatori, in un Padiglione veniva data in regalo una bustina contenente semi biologici, con l’invito di seminarli come “piccolo gesto per un grande cambiamento”, per il futuro della vita. Semi come fondamento dell’esistenza, per realizzare un mondo più equilibrato, a misura d’uomo, valorizzando la biodiversità. Simbolo di Expo 2015 è proprio l’Albero della Vita, intorno al quale tanto si è scritto essendo tra l’altro destinato a essere utilizzato (nell’arco di sei mesi) per più di 1200 rappresentazioni: sette spettacoli al giorno, sulle note di diversi brani musicali. In merito pare opportuno menzionare “Tree of Life” - scritta dal compositore Roberto Cacciapaglia - verosimilmente l’opera più rappresentativa dell’Esposizione Universale milanese, la cui pubblicazione discografica ufficiale è stata fissata per il 26 maggio. Un’opera alla quale, in futuro, si potrà dedicare specifica recensione per scrivere del felice connubio fra tradizione classica e sperimentazione tecnologica, ma anche per riaffermare gli obiettivi primari di Expo e dei suoi significati intorno al senso etico della vita. 


Paolo Mercurio
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