Renato Morelli - Stelle, Gelindi, tre re, Nota, 2014, Libro+CD pp. 320, Euro 25,00

Geos CD-Book, la serie di scritti musicologici accompagnati da supporti digitali dell’editrice friulana, si arricchisce di un importante lavoro di Renato Morelli, composita figura di ricercatore, musicista e regista. Morelli ha all’attivo numerose ricerche di matrice etnomusicologica (tra le tante, ricordiamo la sua partecipazione alla storica, magistrale raccolta discografica “Canti liturgici di tradizione orale”, curata da Piero Arcangeli, Roberto Leydi e Pietro Sassu), ha prodotto film etnografici che hanno ricevuto riconoscimenti internazionali. Da musicista ha inciso CD musicali (i sui interessi spaziano tra klezmer, canto alpino e musiche di Tirolo, Trentino e Transilvania). Per di più, svolge un’importante opera di divulgazione demo-etno-antropologica e musicale. I meriti dello studio “Stelle, Gelindi, tre re” sono da ricondurre non soltanto agli esiti di una ricerca trentennale nei repertori di questua nell’arco alpino, ma all’esplicitazione di procedure metodologiche che abbinano ricerca sul campo e analisi delle fonti scritte. Per meglio comprendere l’ampiezza prospettica di un lavoro che ha anche una dimensione affascinante, perfino “avventurosa”, diciamo che il sottotitolo del volume è “Tradizione orale e fonti scritte nei canti di questua natalizio-epifanici dell’arco alpino dalla Controriforma alla globalizzazione”. Siamo di fronte a dispositivi rituali, dove si intersecano dimensioni ideologiche e culturali, che rappresentano anche forme di aggregazione e di ricostruzione simbolica di una comunità; pratiche di canti di questua a soggetto religioso (incentrati sul viaggio dei re Magi), eseguiti da gruppi di cantori e suonatori itineranti nell’area centro-settentrionale del nostro Paese con modalità cerimoniale differenti, comunque riconducibili a tre tipologie: Pasquelle, Befanate e Stelle o Tre Re. Esiste poi in Piemonte, con attestazioni anche in Liguria, una forma di teatro popolare incentrato sulla figura del pastore Gelindo, nel quale sono rappresentati tutti i principali personaggi del racconto evangelico natalizio. Siamo di fronte ad un repertorio di confine, che mette in gioco elementi religiosi e profani, scritto e orale, colto e popolare. Dando una risposta concreta a una delle questioni poste dagli studi etnomusicologici, il pluridecennale lavoro di Morelli ha finalmente portato alla luce l’anello mancante, vale dire quei testi che rappresenta la fonte del repertorio di canti largamente diffuso. Se una parte rilevante della ricerca risale agli anni Novanta del secolo scorso, con la pubblicazione di lavori a cura dell’Istituto culturale ladino Majon di fascegn e dell’Istituto culturale mócheno (la val dei Mócheni è un’isola linguistica tedesca del Trentino orientale), sono, invece, più recenti la sistematizzazione e pubblicazione della “Gartnersammlung” (poderosa ricerca sul canto popolare ladino andata persa e ritrovata alla fine degli anni ’80 del Novecento) e la scoperta a Premana, nel lecchese, del volumetto del reverendo Giuseppe Maria Isotta, penitenziere di Forno in Val Strona (VB), centrale per chiudere il cerchio di una lunga e meticolosa ricerca che ha attraversato luoghi e biblioteche di diversi Paesi europei (dall’Italia all’Austria, fino alla Gran Bretagna). Cosicché, affiancati ad altre due opere già raccolte in precedenza, Morelli ha individuato le quattro principali fonti a stampa del repertorio di questua, dalle quali derivano trascrizioni per pubblicazioni domestico-devozionali che sono utilizzate dai cantori in un’ampia area che va dal Ticino all’Istria. Già Roberto Leydi aveva lodato il lavoro di Morelli per il «contributo non secondario alla conoscenza del Concilio tridentino che tanto è stato studiato, confutato e celebrato in tutte le altre sue manifestazioni, comprese quelle musicali ”alte”, ma assai meno preso in considerazione nelle sue conseguenze musicali “basse”, popolari». “Stelle, Gelindi, tre re” si compone di due parti. Nella prima prevale la dimensione filologica e storico-etnografica: Morelli esamina le fonti a stampa dell’arco temporale XVI-XVIII secolo, al fine tratteggiare un quadro d’insieme che faccia comprendere origine e diffusione della pratica cerimoniale. Nella seconda parte, prevale il taglio etnomusicologico, poiché si analizzano ventidue componimenti pubblicati nelle fonti. Il volume è accompagnato da un CD-mp3 contenente il corpus completo delle 75 varianti trentine, raccolte dallo stesso autore tra il 1980 e il 2010. Eccezione a questo repertorio è un rarissimo brano, registrato in Ucraina dall’ungherese Sara Corradi, dalla voce di una discendente di emigrati trentini in Transilvania nella seconda metà dell’Ottocento. 

Ciro De Rosa
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