“Sobre Noites E Dias” è il titolo del nuovo disco di Lucas Santtana, musicista e compositore brasiliano che si sta ritagliano uno spazio ben definito tra gli schemi della canzone d’autore tradizionale e l’elettronica sperimentale. Il disco uscirà il 28 ottobre e noi lo abbiamo ascoltato in anteprima. Si tratta del sesto lavoro di questo musicista - nato a Salvador, Bahia, nel 1970 - e il terzo a essere pubblicato fuori dal Brasile. È composto di dieci tracce, tre delle quali scritte insieme ad alcuni degli esponenti più importanti della scena musicale contemporanea brasiliana: Bruno Barque (“Let the night get high”), Gui Amabis (“Particulas de amor”) e Féfé (“Diary of a bike”). È caratterizzato da una tensione sperimentale che prende forma sia nei suoni, nei timbri, sia nelle melodie: un insieme di combinazioni che confluiscono in strutture generalmente riconoscibili, sebbene dai contorni vagamente rarefatti e fluidi. Dopo un “blocco” molto d’effetto, costituito dai primi due brani (dalle strutture vaghe, con riferimenti offuscati, con timbriche estreme e ritmiche incalzanti, frenetiche, dure, rigide, forti), emerge finalmente un Brasile “tradizionale” (europeo?) in qualche modo riconoscibile. Attenzione, riconoscibile è anche il “blocco”. Ma, se si esclude la lingua, ogni elemento che lo compone segue una direzione centripeta, che smembra la narrazione e la struttura in mille pezzi sparsi e incoerenti, anche se connessi grazie a un’elaborazione “autoriale” che rimane sempre in primo piano. Il terzo brano ci viene invece incontro. E lascia emergere alcuni nessi interessanti tra la scrittura e le visioni di Santtana e le tradizioni espressive brasiliane più conosciute. Il titolo del brano è “Particulas de amor”: la voce morbida si svincola - anche se non del tutto - dagli schiaffi e le zoppie reiterate delle percussioni elettroniche, e si affida a un fraseggio di chitarra che si sviluppa lungo tutto il brano alternandosi al tema del canto. Se i primi due brani “Let the night get high” e “Montanha russa sentimental” - sostenuti da un’elettronica non scontata - disorientano, con “Particulas de amor” si produce un fenomeno interessante. Si tratta di un brano di transizione, collocato in una posizione strategica della scaletta, attraverso il quale (grazie a quei pochi elementi più “tradizionali” di cui è composto) guadagniamo una posizione di ascolto privilegiata, più attenta. E diveniamo più ricettivi. Una posizione che genera la giusta luce sull’album, il quale si schiude come un fiore davanti ai nostri occhi. Da qui in avanti tutti gli elementi caoticamente e provocatoriamente assemblati nel blocco introduttivo si riordinano, si dispiegano con eleganza, con armonia, e si disseminano negli anfratti di tutte le strutture. Seguendo questo andamento si arriva al punto più alto del disco, costituito dai due brani centrali “Mariazinha Morena Clara” e “Alguém assopra ela”. Sono due canzoni differenti tra loro, ma entrambe rappresentano il processo di elaborazione, il lavoro di composizione e la bravura di Santtana. “Mariazinha Morena Clara” è probabilmente il brano più complesso dell’album. È composto da fiati jazz, che cantano all’unisono il tema principale, e percussioni acustiche complesse, che si mischiano con il beat elettronico stratificato sotto un manto armonico molto piacevole. Il tema vocale - ritmicamente in contrasto con l’andamento frenetico del brano - è cantato con un timbro molto basso e ricorda una soluzione melodica di tradizione orale. Con “Alguém assopra ela” emergere la capacità di Santtana di elaborare melodie convincenti, molto cantabili anche se complesse ed elaborate sul piano armonico. A costo di sembrare troppo leggero, questa canzone ricorda - non al primo ascolto ma dopo aver preso confidenza soprattutto con il timbro della voce - un’atmosfera beatlesiana: ilare, irriverente, acida, leggera e accattivante.
Daniele Cestellini
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Sud America e Caraibi