“Tanto è importante la meta quanto il viaggio”. Nel caso dei Castagnari questo detto è calzante essendo il loro viaggio entusiasmante e coinvolgente, durato già un secolo, ma con tutte le buone premesse per il futuro, nonostante la crisi economica che, in questi anni, ha messo in ginocchio numerose aziende locali e nazionali. Castagnari è un brand di qualità “made in Italy”, apprezzato in tutto il mondo. L’armonica sinergia produttiva a livello familiare è lodevole. In questo momento sono cinque i soci della Castagnari: Sergio, Fabio, Sandro, Massimo e Corrado. «Il nostro compito – hanno riferito – è quello di dare continuità al mestiere tramandatoci da nonno Giacomo e dai suoi figli Mario e Bruno, e lo abbiamo fatto in mezzo a tante difficoltà, ma lo abbiamo portato avanti con amore. Per noi è vitale continuare quest’attività cercando di accontentare tutte le richieste degli “innamorati” di questo strumento, che nel mondo sono numerosi». Per consuetudine, i Castagnari sono soliti definire la propria azienda “una piccola fabbrica familiare”, la quale impiega quattordici dipendenti tra cui diversi figli dei soci: Michela, Mattia, Andrea, Nico e Benedetta, i quali operano sia nel reparto amministrativo sia in laboratorio. La fabbrica familiare ha sempre tenuto un alto profilo, stando al passo con le storiche trasformazioni musicali (che hanno coinvolto in profondità la società a livello nazionale e internazionale), avendo un occhio di riguardo per le innovazioni e per il rapporto diretto verso i singoli esecutori che i Castagnari sanno accortamente ascoltare, prima d’interpretare in chiave organologica le loro esigenze espressive. La mentalità dei Castagnari è aperta e (passatemi il termine) “sartoriale”, disponibile cioè alla personalizzazione del prodotto, nel rispetto delle differenze tra le diverse concezioni della musica e dei generi musicali. Come azienda, sono costantemente disposti a mettersi in gioco, a rinnovarsi, tenendo conto della specificità che ogni singolo strumento può comportare. Ed è per queste ragioni che sono apprezzati a livello internazionale dai propri acquirenti, con i quali ricercano un rapporto diretto e di stima reciproca. «Probabilmente i suonatori scelgono noi perché trovano nei nostri strumenti ciò che loro sognano di avere. Noi per scelta siamo presenti con il catalogo, ma non vendiamo on line. Prima di costruire una nostra fisarmonica, dice Massimo, ricerchiamo ove possibile il dialogo diretto con il singolo esecutore, perché è necessario comprenderne lo stile, la poetica musicale, la ricerca timbrica, il tipo di fraseggio. Solo a quel punto sarà possibile consigliare il modello più idoneo, eventualmente perfezionato in alcuni dettagli secondo le esigenze specifiche del musicista. A volte questo dialogo avviene tramite affidabili rivenditori di strumenti musicali». Nella Castagnari, lo spirito di gruppo è sempre stato un punto di forza: tutti operano con passione e vige un modello partecipativo del lavoro.
Prosegue Massimo: «Per me lavorare non è un peso ma un piacere. Vengo a lavoro sapendo che potrò mettere in opera quanto magari ho pensato durante la sera. Organizzo il lavoro generale e seguo le diverse varie fasi costruttive, ma non costruisco mai da solo come faceva mio nonno Giacomo. Prediligo il lavoro di squadra, motivando chi lavora e utilizzando al meglio le singole competenze presenti in azienda. Ritengo sia utile scegliere un modello partecipativo, dove ognuno possa dare il meglio di sé per mettere a punto ogni singolo dettaglio costruttivo e produttivo dei nostri strumenti musicali». Oggi non meno di ieri: “Produrre con le mani, con la testa e con il cuore”, potrebbe essere il loro motto. Alla Castagnari sembra di essere lontani anni luce dai principi commerciali imposti dalla globalizzazione, eppure con la loro etica e filosofia lavorativa si sono fatti apprezzare nel mondo. Per i liutai recanatesi è importante affermare la soggettività creativa e conoscitiva individuale all’interno di un’azione professionale collettiva, in quanto, per chi lavora, l’azienda deve essere un luogo dove impegnarsi costantemente, per migliorare e ricercare, scoprendo, se necessario, nuovi orizzonti. In merito al lavoro femminile, ha spiegato Sandro Castagnari che « … ci sono state sempre delle donne a svolgere attività nel nostro lavoro e sono sempre state considerate alla pari degli uomini. Le loro mansioni possono variare, da comuni operaie a impiegate. Ora lavorano presso la nostra fabbrica otto donne. In generale, nella famiglia Castagnari ognuno lavora alla propria mansione, tenendo conto della migliore esperienza che ha acquisito durante gli anni di lavoro. Normalmente i rapporti con i musicisti sono tenuti da me e da Massimo».
I materiali e le tecniche costruttive
Osservando esternamente gli strumenti più antichi e quelli più moderni, un secolo sembra un giorno. I Castagnari sono sempre rimasti fedeli alla propria missione originaria, continuando a realizzare fisarmoniche diatoniche di qualità, intese come piccoli gioielli d’ingegneria organologica, al passo con i tempi, adeguate alle innovazioni tecnologiche, secondo una mentalità ecologia e nel rispetto delle esigenze espressive dei singoli esecutori e del loro repertorio. Da un punto di vista organologico, l’argomento potrebbe occupare interi capitoli, se si dovesse entrare nei dettagli costruttivi. Nel corso di un secolo, incessante è stata la ricerca dei Castagnari riguardante l’impiego dei materiali più idonei, primo fra tutti il legno. Attualmente tutte le fisarmoniche dei Castagnari sono lignee, ma per un certo periodo, secondo la moda del tempo, venne utilizzato come rivestimento esterno la celluloide. Un materiale che, inizialmente, veniva applicato a secco seguendo forme squadrate. Poi si scoprì che il materiale diveniva plasmabile, quando messo a mollo in un liquido a base di acqua e acetone. Ciò permise di dare alle casse dello strumento forme più arrotondate. La celluloide è stata utilizzata dai liutai di Recanati tra gli anni Trenta e Ottanta.
Tuttavia già alla fine degli anni Settanta, a seguito della riscoperta dell’organetto da parte di alcuni suonatori del cosiddetto folk revival, i Castagnari decisero di ritornare alle origini, utilizzando in concreto solo il legno anche per una precisa scelta ecologica. I legni vengono prevalentemente acquistati negli Stati Uniti e in vari Paesi europei. Sono preferiti quei centri nei quali i tronchi degli alberi, dopo essere stati tagliati, sono fatti scorrere a valle all’interno del fiume. L’acqua in questo modo impregna il legno, liberandolo al contempo dalle resine e dalle imperfezioni superficiali. Una volta asciugato al sole seguendo adeguate procedure, il legno acquisisce internamente dei “micro canali” particolarmente idonei alla trasmissione delle onde sonore. Il legno vive anche dopo essere stato tagliato: negli strumenti musicali acquisisce una seconda vita. Tuttavia, per dirla con Massimo Castagnari, « … il legno deve essere trattato con riguardo e rispetto”, poiché ogni sua stressatura è destinata a compromettere la funzionalità per fini liuteristici. Essendo attenti all’estetica naturale di ogni singolo organetto, alla Castagnari sono soliti utilizzare una porzione di asse lignea (circa 2-3 metri di lunghezza) per ogni strumento, tenendosi sempre a disposizione una parte, per sopperire a eventuali errori o incongruenze durante la lavorazione. L’utilizzo dello stesso asse permette di garantire uniformità rispetto alle venature del legno, apprezzate dagli intenditori in termini estetici. I legni maggiormente utilizzati sono il noce e il ciliegio americani, ma sono presenti modelli realizzati in acero (del Trentino), frassino, paduke wengé (africani).Va precisato che per i Castagnari il termine “legno” usato nell’accezione generale risulta riduttivo. Ciò che conta è come un particolare legno viene selezionato, trattato e lavorato. Le colle sintetiche sono bandite, devono essere anch’esse naturali, ricavate da pelli di coniglio (tali colle sono usate anche nella liuteria dei violini). Prima di essere utilizzate devono essere tenute a bagno maria fino a raggiungere la giusta consistenza. Possiedono ottime caratteristiche d’incollaggio e, a determinate temperature, possono scollarsi, operazione indispensabile durante la sistemazione degli strumenti. Per i Castagnari è importante realizzare strumenti di qualità in grado di stimolare tutti i sensi, per favorire un approccio sinestesico. «Per noi - continua Massimo - uno strumento deve avere una propria anima, garantitagli dalla scelta e dalla lavorazione del legno; deve essere “bello” nella sua esteriorità, nel tatto e nell’olfatto. Da alcuni anni stiamo ricercando anche intorno alla profumazione, con una miscela naturale contenente tabacco, miele e cera d’api che riponiamo nell’astuccio degli strumenti in modo che l’essenza sia assorbita dai materiali. L’effetto è duraturo ma dopo un certo periodo svanisce naturalmente».
Ascoltare, toccare, guardare, annusare. Organetto: soffio dell’anima. Il mantice si apre e si chiude, mette in vibrazione le onde sonore, lo strumento si appoggia al petto, al cuore, tutto è poesia. Il mantice è il polmone dello strumento che secondo l’orientamento dei Castagnari viene realizzato con materiali naturali (cartone, pelle, tela e colla organica), secondo lo stile del suonatore o del genere musicale da lui eseguito. Ad esempio, per l’accompagnamento dei balli sardi, che sono particolarmente ritmici, caratterizzati da “colpi” repentini di apertura e chiusura, il mantice dovrà essere particolarmente flessibile e rispondente velocemente alle sollecitazioni del suonatore. Questa necessità non è presente per i suonatori che eseguono un genere più melodico. Ogni stile richiede il proprio mantice, per tale ragione sono presenti in catalogo numerosi modelli. Inoltre, una particolare cura dovrà essere dedicata al “cuore battente” degli organetti: le ance. È questo un capitolo specifico della costruzione, direttamente collegato con la fisica del suono e agli strumenti di rilevazione sonora per fini intonativi. Le ance sono spesso da ritoccare, verso l’acuto o verso il grave, di conseguenza s’interviene manualmente, utilizzando piccole lime per togliere minute porzioni di metallo, al fine di raggiungere le frequenze desiderate. A volte, tra le ance, sono volutamente stabilite micro variazioni di frequenze, con l’intento di ottenere “battimenti” quasi impercettibili, tuttavia in grado di conferire al suono un particolare effetto tremolante. Per quanto riguarda il timbro e la sonorità degli strumenti, si lavora con scrupolo persino su quelli che in apparenza potrebbero sembrare dei dettagli estetici, quali le mascherine dei rilievi ornamentali dalle quali fuoriesce il suono. In azienda, i Castagnari si sono incorniciati i differenti modelli delle mascherine, da ammirare come quadri in tutta la loro esteriorità formale e nel design. Quanto tempo è necessario per realizzare una fisarmonica Castagnari? Senza tempi morti, risponde Sandro Castagnari, ci vogliono «… da un minimo di venti giorni a un massimo di un mese e mezzo per ogni fisarmonica.I nostri settori di lavorazione sono: segheria (reparto falegnameria), ebanistica, montaggio tastiere e finitura». Nel terminare la prima parte del contributo dedicato al centesimo anniversario dei costruttori di Recanati, desidero anticipare che nella seconda parte sarà dato adeguato spazio ai rilievi storici degli strumenti a mantice e all’incontro con il musicista francese Marc Perrone, il cui nome, dal 1979, è strettamente legato alla “rinascita” della costruzione degli organetti Castagnari. Altresì saranno approfonditi alcuni aspetti organologici relativi ai modelli in catalogo. A completamento del contributo, seguiranno alcune interviste di suonatori “Castagnari convinti”, grazie alle quali avremo modo di confrontare l’opinione tra quanti imbracciano gli organetti per fini espressivi, conviviali o di spettacolo.
Paolo Mercurio
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