Castagnari, fisarmoniche, in Italia e nel mondo, a cento anni dalla fondazione (prima parte)

A Recanati, “paese della poesia”, ha sede il centro operativo dell’azienda Castagnari, rinomata a livello internazionale, specializzata nella costruzione di fisarmoniche diatoniche, meglio conosciute come organetti bitonici. Essendo stata fondata nel 1914, quest’anno vengono festeggiati i cento natali al servizio della musica e dei suonatori, avendorispettoper la tradizione e per gli illustri predecessori.

Giacomo Castagnari e i figli Mario e Bruno 
A soli undici anni, Giacomo Castagnari (†1969) venne mandato a lavorare a bottega dal liutaio Filippo Guzzini, presso il quale operò fino all’età di venti quattro anni. Si sposò con Ida con la quale aprì un laboratorio nel rione di Castelnuovo. Nel 1930, allargarono la bottega artigianale, trasferendola in via Risorgimento, dove acquistarono un’intera palazzina in un’asta giudiziaria. In questo luogo, ancora oggi, a distanza di un secolo, vengono costruiti gli strumenti musicali. Sandro Castagnari ha raccontato che «… nostro nonno era un uomo “di quel periodo” e cioè molto altero ma onesto e serio. Spesso ci diceva che il suo lavoro era il più bello del mondo e questo, a essere sinceri, lo è anche per noi oggi. Nostro nonno acquistava i materiali per la costruzione degli organetti solamente in Italia, come si usava all’epoca. La vendita dei suoi organetti avveniva esclusivamente in Italia, tranne qualche pezzo che andava all’estero ma sempre per italiani residenti all’estero. Il metodo di lavoro, dall’epoca di nostro nonno, è cambiato molto. Oggi c’è molto lavoro a mano equilibrato da un funzionale uso di qualche macchinario, mentre ai tempi del nonno il lavoro era esclusivamente manuale». Giacomo Castagnari era personaggio carismatico, assai apprezzato per la precisione e la qualità della lavorazione. Nel quartiere veniva soprannominato “Ya’ ”, una particolare contrazione di “Jacomo” secondo l’uso dialettale. Si narra che da giovane fosse solito arrivare tardi al lavoro e che tale abitudine avesse sollevato qualche critica da parte dei colleghi apprendisti. Guzzini era solito rispondere col detto “un’ora di sole buono asciuga le strade”, facendo intendere che, dati i suoi ritmi lavorativi, entro sera, Jacomo riusciva sempre a recuperare e a superare in qualità il lavoro dei compagni, di conseguenza un pochino di ritardo poteva pure permetterselo. 
Un altro aneddoto raccontato dai familiari riguarda l’intervento delle forze dell’ordine, a causa della sollecitazione da parte di un acquirente italo-americano, il quale aveva pattuito con Giacomo la realizzazione di un particolare tipo di fisarmonica diatonica. Essendo passato troppo tempo dalla stipulazione dell’accordo, ritenne di essere stato defraudato e sporse denuncia. Tuttavia gli agenti ebbero subito modo di costatare che il liutaio stava alacremente lavorando a quello strumento e che lo avrebbe potuto regolarmente consegnare non appena terminato. L’attesa non fu vana, poiché l’acquirente rimase entusiasta a tal punto da scrivere «… ho aspettato tanto, ma ciò alla fine mi ha dato la possibilità di avere uno strumento degno di essere suonato in paradiso insieme agli angeli». All’epoca, negli anni Venti del secolo scorso, per realizzare uno strumento non si lavorava in team. Ogni costruttore iniziava e terminava il lavoro in autonomia. Una fisarmonica costava circa duecento cinquanta lire ed erano necessari circa quattro mesi di lavoro. Affinché i propri figli apprendessero seriamente un mestiere a bottega, i genitori dei discepoli selezionati retribuivano mensilmente il maestro artigiano. Jacomo Castagnari era solito introitare tali retribuzioni, per donarle in seguito ai propri discenti quale paga per il lavoro effettuato. Naturalmente per questo e per altro era benvoluto, riuscendo a ottenere un forte spirito di collaborazione tra i propri apprendisti, compresi i figli Mario e Bruno che, a loro volta, trasmisero le proprie conoscenze ai figli e ai nipoti attualmente operanti in azienda. Ricorda ancora Sandro Castagnari che «… il mio primo ricordo dell’organetto risale a quando avevo cinque anni. Quando mi recavo nella bottega di famiglia, vedevo mio nonno Giacomo intento a costruire organetti, quasi sempre da solo. Il resto della bottega (tra cui mio padre e mio zio), invece, era impegnato a costruire le fisarmoniche cromatiche. Se dovessi specificare le qualità di Mario e Bruno Castagnari, le sintetizzerei con due sole parole: casa e lavoro». Aggiunge il cugino Massimo che « … Mario e Bruno hanno iniziato a lavorare proprio negli anni in cui l’organetto era entrato in crisi (“smisero di costruire gli organetti negli anni 50”), in pratica soppiantato dalla fisarmonica. Un momento delicato in cui bisognava rispondere alle esigenze del mercato. Mario e Bruno facevano quello che capitava e serviva al momento, però Mario operava più in bottega e teneva i rapporti con i clienti, mentre Bruno si occupava anche del lavoro logistico (contabilità, spedizione e rapporti con i fornitori oltre che con i clienti). Questa esperienza della costruzione delle fisarmoniche “a piano” e cromatiche per noi è stata basilare, soprattutto quando poi abbiamo ripreso a costruire organetti negli anni Settanta. Nella continuità della nostra storia familiare, Sandro ed io rappresentiamo la terza generazione dei costruttori Castagnari».

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