Le pubblicazioni e le iniziative sui Beatles sono aumentate in modo considerevole soprattutto negli ultimi anni. Nel 2009 la Emi e la Parlophone hanno pubblicato due versioni dell’intero catalogo musicale della band di Liverpool - una in stereo e l’altra in mono -, rimasterizzato su cd con l’aggiunta di contributi video e approfondimenti. A giugno del 2014 è uscito, invece, il catalogo monofonico, in formato vinile da 180 grammi, con un nuovo mastering realizzato dai master analogici, quelli cioè utilizzati originariamente dalla Apple Records. Nel 2012, in occasione delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’uscita del primo singolo “Love me do”, i due critici musicali de la Repubblica Ernesto Assante e Gino Castaldo hanno promosso alcuni progetti, tra i quali il “viaggio” nei “luoghi dei Beatles” - delle escursioni guidate nei luoghi più significativi della parabola dei quattro musicisti - e la cura di The Beatles Revolution, un volume collettivo al quale hanno contribuito Michele Serra, Filippo Ceccarelli, Vittorio Zucconi e Gabriele Romagnoli. Recentemente Assante e Castaldo hanno pubblicato, per le Edizioni Laterza, “Beatles”, un corposo volume che ha il merito di presentare i dati in modo piacevole e coerente. Il titolo “Beatles”, senza l’articolo, appare quasi come un nonsense nella sua emblematica e ironica sinteticità. Allo stesso tempo, però, assume un significato immediato (che non ha bisogno di elementi aggiuntivi) dentro la costruzione “pop” della copertina del volume, composta da sopracciglia, baffi e caschetti colorati dei Fab Four su sfondo bianco. I due giornalisti, consapevoli della ricca produzione critica e celebrativa sui quattro di Liverpool, hanno organizzato il libro - che deriva dalle dodici “lezioni” sulla storia dei Beatles, che hanno tenuto all’Auditorium Parco della Musica di Roma - come una vera e propria biografia musicale. In queste pagine, i Beatles assumono in pieno il ruolo di musicisti, di sperimentatori e visionari (e non solo di pop-star) che hanno apportato contributi indelebili nella storia della musica leggera, avendo fatto del pop una materia non solo malleabile (com’è, d’altronde, nella sua natura), ma estremamente simbolica e politica. Lo sguardo analitico sulla musica e sulle corrispondenze di questa con lo scenario culturale degli anni Sessanta, impernia il libro dentro una storia complessa e non retorica. Se, come detto, il ruolo principale è della musica e del processo creativo all’interno del quale prendono forma le canzoni e le idee dei dodici album composti tra il 1963 e il 1969, l’analisi dei due autori fa anche riferimento, dentro un gioco di specchi senza fine, a un mondo in fermentazione, di cui i Beatles contribuiscono a definire alcuni dei tratti più importanti, restituendo al grande pubblico le suggestioni che assorbono dai cambiamenti e dalle contraddizioni del decennio: il “costume” (categoria dove convergono, attraverso modalità non definite fino in fondo anche se condivise, le mode, le idee e le modalità di interazione tra le persone), la politica (la scia della scintilla democratica di John Kennedy - il cui assassinio, il 22 novembre 1963, coincide con l’uscita di With the Beatles, il secondo album della band -, la Royal Family inglese, in presenza della quale i Beatles si esibiscono, all’inizio di novembre dello stesso anno, al teatro Prince of Wales, in occasione del Royal Variety Performance), la “cultura” instabile e contraddittoria di un periodo nel quale convivono il Ku Klux Clan e i nuovi ideali e idoli “contro-culturali” giovanili, come Bob Dylan, i Rolling Stones, i Beach Boys, ecc. In questo quadro, ogni brano dei Beatles - nella cui parabola sono individuabili due momenti distinti, vale a dire quello della “beatlesmania”, fenomeno che “resiste” fino alla metà del decennio, e quello della sperimentazione sonora che, senza considerare i precedenti che coincidono con gli album più pop, si sviluppa in modo più netto dall’album Rubber Soul del 1965, compiendosi definitivamente l’anno dopo con la pubblicazione di Revolver - ogni brano dei Beatles è analizzato nel profondo, attingendo a elementi di carattere musicologico, oltre che estetico e culturale. Il risultato è convincente e, soprattutto, aggiunge dati interessanti a quelli già condivisi sui Beatles. Soprattutto perché, grazie anche a una scrittura appassionata, puntuale e densa, siamo ora in grado di “entrare” dentro ogni singolo brano, comprendendone la genesi, lo sviluppo e la forma che ha assunto in relazione all’album e al “momento” in cui è stato pubblicato.
Daniele Cestellini
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