Festival Itinerante e Concertone de La Notte della Taranta, Piazzale Ex Convento degli Agostiniani, Melpignano (Le), 5-23 Agosto 2014

Giunta alla sua diciassettesima edizione la Notte della Taranta conferma la sua unicità di mega evento mediatico nel panorama musicale italiano, un dato di fatto molto chiaro soprattutto nell’ambito della musica popolare, ma che necessita di essere analizzato nella sua chiaroscurale complessità. A guardare i numeri con le quindici tappe del festival itinerante che hanno attirato oltre trecentomila spettatori, e il record di centocinquantamila spettatori del Concertone, questi ci raccontano di un successo di palmare evidenza, ma tale risultato non è esente da una serie di riflessioni a partire dal pubblico, o da coloro che sarebbe bene definire come i “forzati del (s)ballo”, che hanno minato in più occasioni la qualità di alcuni dei progetti speciali presentati nel corso del Festival Itinerante, un esempio ne è stato quello di Riccardo Tesi, Banditaliana e Daniele Durante, con quest’ultimo che, all’ennesima richiesta di suonare brani di pizzica, si è visto costretto a precisare al pubblico che la musica tradizionale salentina non era fatta solo di brani da ballare, ma anche di canti di lavoro e canti d’amore. E’ chiaro che non è giusto nemmeno generalizzare, ma suonare di fronte ad un pubblico a volte poco rispettoso non è molto edificante per gli artisti, proprio come non lo è stato vedere alcune città del Salento assediate da un turismo finalizzato al solo divertimento e agli eccessi fine a se stessi. 
Quando gli Aramiré in “Mazzate Pesanti” mettevano alle corde certi amministratori parlando di un Salento di facciata è probabile che temessero proprio questo, che la forza propulsiva per promozionare il territorio si trasformasse in un vero e proprio boomerang. Quel boomerang quest’anno credo sia arrivato come primo segnale d’allarme, con le notti deliranti di Gallipoli, ma una traccia evidente la si poteva cogliere già qualche anno fa facendo due passi attraverso il pubblico del Concertone, con giovani e giovanissimi che armati di damigiane di vino di ordinanza affluivano verso l’area concerto, pronti a stordirsi senza alcun interesse per quello che con fatica era stato costruito sul palco. L’atmosfera da Primo Maggio che sta pervadendo da qualche anno Melpignano, mal si addice alla Notte Della Taranta, non fosse altro che per il rispetto che necessita la musica tradizionale, che non può e non deve essere confinata a semplice musica da (s)ballo. Non sarebbe affatto utopico pensare ad un pubblico di centocinquantamila persone che seguono con attenzione un concerto? Una riflessione in questo senso non sarebbe solamente una sfida, ma una reale esigenza verso quel salto di qualità di cui scriveva qualche giorno fa, Sergio Blasi, ideatore de La Notte della Taranta, pena un cupio dissolvi dai tratti tragici, che minerebbe il lavoro egregio portato avanti nell’arco di diciassette anni. 
Certo va tenuto conto dell’importanza della portata economica che la kermesse salentina genera per il territorio, ma ciò non deve andare a discapito della qualità e dell’autorevolezza di questo evento. Tornando al Festival Itinerante abbiamo avuto modo di assistere a due progetti speciali messi in piedi per l’occasione, il 19 agosto a Galatina (Le) abbiamo visto in azione i Malicanti con ospite Mike Maccarone, e il magnifico set di Officina Zoè con Hosoo e Transmongolia, accompagnati dalle figurazioni coreutiche di TarantArte, mentre il giorno successivo a Martano (Le) abbiamo avuto modo di seguire l’imperdibile concerto di Redi Hasa e Maria Mazzotta con Rita Marcotulli. A fronte dell’alta qualità di entrambe le serate, è stato chiaro lo scollamento tra parte del pubblico e quello che accadeva sul palco. La scelta di proporre dei progetti speciali per le diverse tappe ci era sembrata una svolta importante nell’economia generale del festival, qualcosa che privilegiasse la portata culturale, e alla prova dei fatti lo è stato realmente, ma il brulicare di bancarelle, fuori contesto rispetto a quelle che promuovono il territorio a livello musicale e culturale, locali che propongono cibarie più o meno sane, e un pubblico che a volte dire discutibile è poco, non hanno fatto altro che impoverire il risultato finale. 
Questa nota un po’ desolante ci ha così accompagnato anche nel corso del Concertone conclusivo, nel quale in verità non nutrivamo grandi speranze, considerato il non eccellente risultato finale dello scorso anno, ma con piacere abbiamo avuto modo di ricrederci. Ad aprire l’anteprima del Concertone è stata una delle formazioni storiche della tradizione salentina, ovvero la Famiglia Avantaggiato che con le sue quattro generazioni di musicisti ci hanno condotto nel cuore della Grecìa Salentina tra poesie recitate dell’ormai novantenne, ma ancora in gran forma, Giovanni Avantaggiato, canti alla stisa e pizziche travolgenti. Interessante è stato anche il set di Petrameridie con ospite Tony Esposito, che a causa della pioggia non erano riusciti ad esibirsi sul palco di Martano (Le) il 20 agosto, mentre piuttosto deludente è stata l’esibizione di Antonio Castrignanò, che ha proposto dal vivo i brani del nuovo album “Fomenta” senza impressionare più di tanto, complice un pizzico di irruenza in più nell’approcciare delle esecuzioni a scapito della qualità. Sale poi sul palco l’Orchestra Popolare de La Notte della Taranta, seguita dal Maestro Concertatore Giovanni Sollima, ed è già Concertone. Si parte subito alla grande con una superba versione di “Pizzica Indiavolata” di Luigi Stifani, con il violoncello elettrico e tarantato di Sollima a guidare l’orchestra, e i tamburi a cornice a sostenere la linea melodica, a cui quasi senza soluzione di continuità segue la “Pizzica di Tora Marzo”, interpretata dalla voce antica di Giancarlo Paglialunga. Enza Pagliara ci regala una trascinante “Pizzica di Ostuni”, ma la magia arriva con l’intensa “Mamma La Luna” in cui protagoniste sono Stefania Morciano, Ninfa Giannuzzi e Alessia Tondo. 
I brani scorrono piacevolmente, e anche se ad essere privilegiato è il repertorio della pizzica pizzica, l’orchestra ci sembra più coesa, così come gli arrangiamenti hanno senza dubbio più spessore e mordente rispetto a quelli dello scorso anno, segno evidente di una maggiore familiarità di Sollima con la tradizione salentina. La Pagliara è ancora protagonista con “Lu Callalaru”, ma uno dei vertici del concerto arriva con la toccante “Ferma Zitella” cantata da Alessia Tondo, la cui splendida voce negli anni ha acquisito ancor più energia e maturità. Arriva poi il momento della prima ospite della serata, ovvero Antonella Ruggiero che interpreta “Pizzicarella”, il risultato non è brillante, e ciò ci impone un ulteriore riflessione critica. In diversi anni di frequentazione de La Notte Della Taranta abbiamo avuto sempre la sensazione che gli ospiti del Concertone salissero sul quel palco spesso impreparati, non avvertendo minimamente il privilegio concesso loro, ma piuttosto pensando che fosse la loro presenza a nobilitare l’evento. E’ una questione di rispetto verso un repertorio e una tradizione, e non è pensabile potersi permettere di massacrare un testo di un canto tradizionale! Provate a pensare a cosa accadrebbe se un Bruce Springsteen o un Bob Dylan massacrasse un traditional americano? Ho ragione di credere che sia una eventualità impossibile. In invece Italia abbiamo dovuto assistere a cose agghiaccianti, e non parlo solo del palco de La Notte della Taranta, dove pure abbiamo dovuto subire Emma Marrone e Alessandra Amoroso. 
La “Pizzica Di Copertino” ci riporta dritto alla danza con il corpo di ballo che accompagna l’esecuzione con le figurazioni coreutiche della pizzica pizzica. Se buona è l’interpretazione di Mannarino di “Santu Paulu”, seguita dalla travolgente versione di “Sutt'Acqua E Sutta Ientu” di Ninfa Giannuzzi e Stefania Morciano, la stessa cosa non si può dire di Roberto Vecchioni che pasticcia con gli accenti de “La Tabaccara”, per altro anticipata da una lezioncina gonfia di retorica che ci saremmo risparmiati volentieri: “È un onore per me essere qui. In mezzo al tararatapum, ci sono delle parole. C'è un popolo che combatte, lavori perduti, amore per la propria terra. Questo è il senso della canzone popolare, in particolare di quella salentina che ha mestieri straordinari perduti nell'immaginazione e nel tempo. Io ve ne racconto uno”. Stendendo un velo pietoso sulla versione in griko di “Samarcanda” sempre cantata dal professor Vecchioni, si arriva dritti alla “Pizzica di Cutrofiano”, la pizzica degli Ucci, proposta dall’orchestra in una versione davvero travolgente, a cui segue la bella interpretazione di “Sta Strada” proposta da Antonio Castrignanò. I brividi arrivano poi con “Aspro To Chartì” proposta dai Fratelli Mancuso, così come intensa e coinvolgente è la “Pizzica di Aradeo” eseguita da Ninfa Giannuzzi in duetto con Lori Cotler, che impreziosisce il brano con il konacol indiano, magistralmente supportata dalla percussioni di Glen Velez. 
Se toccante ed intensa è “Beddha Ci Stai Luntana” cantata da Maria Mazzotta, la successiva “Pizzica Per Mandolino” in cui spicca la partecipazione del virtuoso Avi Avital, è un altro dei momenti da ricordare dell’edizione 2014 del Concertone. Non manca uno spaccato dedicato alla “Pizzica a Scherma” con i danzatori di Torrepaduli che propongono l’antica danza a scherma accompagnati dall’Orchestra, così come eccellente è “Auelì” che vede ancora protagoniste in duetto Lori Cotler e Ninfa Giannuzzi. Sempre sul versante coreutico piuttosto discutibile è stata la scelta di Michael Ángel Berna, che diretto il corpo di ballo, di contaminare la pizzica con alcuni elementi del flamenco, dando vita ad una seroie coreografie che funzionano solo dal punto di vista ideale, ma che all’atto pratico non hanno affatto entusiasmato. Il Salento incontra i ritmi del blues africano prima con la superba versione de “Lu Ruciu De Lu Mare” in cui Bombino e la sua chitarra elettrica accompagnano Alessia Tondo, e a cui segue l’inedita “Pizzica Tamashek” con la complicità di Claudio Prima all’organetto. Tornano poi sul palco i Fratelli Mancuso per il canto di lavoro “E Lu Sule Calau Calau”, a cui segue “Bium Bo” in cui ritroviamo la Cotler, la Giannuzzi e le percussioni di Glen Velez. 
La versione corale de “Il Fischio Del Vapore” apre la strada prima alla versione pizzicata, ma per nulla entusiasmante di “Scetate Uagliò” di Mannarino, e poi a “Masseria Stanese” interpretata da Giancarlo Paglialunga. L’immancabile “Pizzica Di Torchiarolo” cantata da Enza Pagliara ci porta dritto da “Damme La Manu” in cui Antonella Ruggiero prova invano a far pace con la tradizione salentina, ma subito dopo il nostro entusiasmo viene risollevato dalla strabordante “Pizzica di San Vito” con protagonista Piero Balsamo accompagnato da Avi Avital al mandolino. La “Pizzica Di Galatone” in cui spicca la voce di Alessia Tondo, il tributo a Pino Zimba di “Aria Caddhripulina” interpretata da Antonio Castrignanò, ci conducono verso il finale con la “Pizzica Pizzica” di Maria Mazzotta, e l’immancabile “Kalinifta”, che applauditissima chiude la serata. Va così agli archivi anche l’edizione 2014 de La Notte della Taranta, tra luci ed ombre, ma il primo pensiero è quello di aver assistito comunque ad un evento unico in Italia, che sarebbe utile capitalizzare bene nell’arco dell’intero anno, facendogli compiere quell’ultimo salto di qualità di cui necessita. 


Salvatore Esposito

Foto Copyright di Salvatore Esposito
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