Il “Maggio” è un rito propiziatorio che, nella forma tradizionale, viene cantato nella notte del trenta aprile. Uno degli aspetti che ancora oggi ne caratterizza lo svolgimento è la forma itinerante, che tradizionalmente era associata alla questua che i cantori effettuavano tra i casolari delle campagne. In Umbria, sebbene abbia subito delle variazioni sia strutturali che contenutistiche che possono essere ricondotte a due macro-aree geografiche, è ancora praticato e molto vitale. Nell’area sud-occidentale il gruppo dei cantori è molto numeroso e canta in coro una serie di strofe in endecasillabo per lo più tradizionali, non memorizzate e generalmente trascritte su dei fogli (a Ficulle, ad esempio, il gruppo arriva a coincidere con tutto il paese, che si esibisce in una festa collettiva molto suggestiva). Nell’area nord-orientale, invece, la struttura del rituale della stessa performance è più tradizionale. Difatti i maggiaioli si muovono in piccoli gruppi e cantano, in modo alterno, una serie di endecasillabi generalmente memorizzati ma non scritti. Da questo quadro, schematicamente delineato, rimane escluso il Cantamaggio ternano, un evento più formalizzato, che quest’anno festeggia il 118° anniversario e si caratterizza principalmente per due elementi. Il primo è il fatto che si svolge nella città di Terni, in un contesto, cioè, sostanzialmente differente da quello tradizionale. Il secondo, evidentemente legato al primo, è la presenza dei carri del Maggio, vale a dire di strutture mobili che sfilano per la città. Entrambi questi elementi sono inquadrati in uno svolgimento musicale che, negli anni, si è caratterizzato in una forma che potemmo definire (come si vedrà nell’intervista in calce) “leggera” e che, tra alterne vicende, ha mantenuto un suo valore peculiare. Come ci dice, infatti, Marco Baccarelli dei Sonidumbra - un gruppo impegnato da diversi anni in un progetto di riproposta del patrimonio musicale umbro di tradizione orale - le canzoni vengono appositamente composte per l’evento del Cantamaggio.
Cantamaggio ternano 1952 tratta dal sito www.cantamaggio.com |
Queste, sebbene attraverso delle modalità di esecuzione che sono molto variate negli anni (dalle orchestre che si esibivano sui carri, alle basi registrate, dai concorsi di inediti del Maggio fino alla rielaborazione dei brani più tradizionalizzati da parte di band della scena cittadina contemporanea), rivelano la percezione che in città si ha di questo evento e, fatto ancora più importante, indicano lo sviluppo di un rituale tradizionale (decontestualizzato e tradizionalizzato attraverso un processo di adattamento alle esigenze del nuovo contesto) e, allo stesso tempo, contemporaneo. Dall’intervista emergono tutte le articolazioni di un progetto volto senza dubbio a mantenere una tradizione ma, allo stesso tempo, proteso verso la ricerca di un’interpretazione degli elementi che ne permettono la sopravvivenza e, soprattutto, la condivisione nel contesto di una città industriale come Terni. Le parole di Baccarelli hanno il merito di indagare le contraddizioni maturate nel flusso storico entro il quale si è sviluppato il Cantamaggio urbano di Terni e, proprio per questo, riescono a evidenziare gli elementi più complessi e sviluppabili in uno scenario che si definisce nella sovrapposizione di rito ed evento. Come si può, infatti, leggere nella documentazione di promozione dell’evento, “cantare e suonare dal vivo è uno degli obiettivi primari del progetto di rinnovamento della tradizionale festa della primavera ternana.
Cantamaggio ternano 1962 tratta dal sito www.cantamaggio.com |
Per questo motivo una delle novità dell’edizione 2014 è la reintroduzione di una formazione orchestrale per uno spettacolo di musica dal vivo che supporti anche i gruppi maggiaioli costruttori di carri che non hanno gruppi musicali a seguito. La formazione diretta e coordinata da Riccardo Ciaramellari (musicista ternano con una grandissima esperienza nella musica leggera in campo nazionale) è un vero e proprio ‘servizio’ offerto non solo ai cantanti dei gruppi maggiaioli che di solito si avvalgono di basi musicali registrate per le loro esibizioni, ma anche a tutti quei cantanti solisti che si iscrivono e partecipano al concorso canoro”. La programmazione di quest’anno (parte dell’evento si sta svolgendo proprio in questi giorni), prevede tre momenti. Il primo è il Premio “G. Capiato” (28 aprile), ovvero il concorso delle canzoni inedite, rivolto a “tutti coloro che intendono partecipare con una canzone inedita utilizzando qualunque formazione, con la novità dell’obbligo di usare qualunque strumentazione dal vivo”. Il secondo è il Ricantamaggio (29 aprile): “concorso-spettacolo aperto alle formazioni di ogni genere musicale che suonano dal vivo, senza basi musicali, rielaborazioni di autori storici del Cantamaggio”. Il terzo momento della programmazione prevede l’evento “I cori de Maggio” (7 maggio), organizzato in collaborazione con l’Arcum (Associazione Regionale Cori Umbri): “rassegna dedicata alle corali cittadine e del territorio che si esibiscono con brani del repertorio tradizionale e/o composizioni inedite, o rielaborazioni sui temi delle canzoni del Cantamaggio”.
Suonidumbra |
Sondumbra è una realtà importante nello scenario delle musiche popolari umbre. Quali sono i progetti a cui state lavorando?
Uno dei progetti più importanti è “Umbria Tradizioni in cammino”, che è costituito da una programmazione e una serie di eventi che mette insieme tutti i soggetti che ruotano intorno al folk, quindi dagli informatori, ai gruppi folk, ai gruppi di riproposta, fino addirittura al Dipartimento Uomo e Territorio dell’Università degli Studi di Perugia, o al Centro di documentazione antropologica della Valnerina (Cedrav). Insomma tutti i soggetti che, in qualche modo, lavorano su strade, su percorsi, su livelli e ambienti diversi. È quindi un progetto per dire “lavoriamo insieme”, alla pari: ognuno ha da dire qualcosa, quindi stabilito un tema ognuno lo sviluppa nei suoi modi. Con questo principio è nato il progetto, che si pone a metà strada tra lo spettacolo e l’approfondimento e mette in primo piano le persone, facendo loro vivere la tradizione. Una tradizione non, dal punto di vista accademico, raccontata soltanto da dietro la cattedra, ma soprattutto proposta attraverso l’esperienza. Questo è stato proprio l’inizio. Tra le varie tappe di questo percorso e di questo progetto ci sono le tradizioni del Maggio a Preci (piccolo Comune della Valnerina in provincia di Perugia, n.d.r.), le Passioni, il Natale e il Ricantamaggio. Il Ricantamagio ternano è una tappa del progetto nella quale noi abbiamo fatto un intervento sulla tradizione. Questo è importante, le tradizioni vanno da sole, quindi vanno mantenute e non vanno indirizzate.
Cantamaggio Ternano, 1949 tratta da www.cantamaggio.com |
È quello che facciamo sempre, ad esempio a Preci - nel quadro della valorizzazione delle tradizioni del Maggio - il Piantamaggio non lo tocchiamo, anzi lo affianchiamo con altre cose, non cerchiamo mai di stravolgere. Non va mai fatto. Per quanto riguarda il Cantamaggio ternano abbiamo invece dato delle indicazioni. Si tratta di una festa urbana, del risultato di una trasformazione del rituale tradizionale del cantare il Maggio che veniva seguito nelle campagne. La trasformazione del rituale da rurale a urbano ha prodotto questa nuova festa, che si inserisce nel contesto urbano attraverso canzoni nuove, quindi non più stornelli. Il passaggio è avvenuto attraverso delle tappe che dagli stornelli hanno portato alle maggiolate, quindi storie proprio allargate, fino alle canzoni. Queste comitive andavano con le “frasche” o con gli “alberi” a cantare il Maggio in qualche casolare, si spostavano con i somari, poi con le auto, con i camioncini, fino ad arrivare ai trattori e infine ai carri. Perché? Perché la città era quella e quindi tutto ha assunto un altro aspetto: canzoni più moderne, costruite con altre formule e non con l’endecasillabo tradizionale degli stornelli. La città richiedeva proprio una rappresentazione di un altro tipo. C’erano anche delle contese tra i primi organizzatori del Cantamaggio di fine Ottocento. Qualcuno voleva la tradizione, cioè non voleva che questa si trasformasse nonostante il contesto urbano, qualcun’altro invece propendeva per il cambiamento. Ci sono stati proprio dei litigi. Nasce il Cantamaggio anche perché la città era industriale, venivano molte persone da fuori e quindi c’era anche l’esigenza di mantenere la tradizione del dialetto, come per sottolineare una differenziazione con gli “stranieri”. E poi c’era la necessità di idealizzare una città che si stava trasformano e stava diventando peggiore.
Carro del Cantamaggio ternano, 1948 tratta dal sito www.cantamaggio.com |
Il borghetto o la periferia che somigliava alla campagna in realtà non c’erano in città, quindi le prime canzoni parlano di questa città idealizzata, era una situazione quasi scontata in questa nuova realtà. E pian piano si è trasformata ed è arrivata ai carri. Ogni rione, ogni borgata, faceva il proprio carro e aveva il proprio cantante. Quindi possiamo dire che si è sviluppata in due rami principali. Il canto del Maggio dentro la città si è strutturato come il mezzo che portava la persona che andava a cantare. Quindi oggi il Cantamaggio non è più rappresentato come il cantore che canta il Maggio, ma più che altro come il carro. Quindi se oggi si chiedesse alle persone da cosa derivi questa tradizione, si farebbe probabilmente più riferimento ai carri di Viareggio che non al Maggio tradizionale. Quindi c’è stata una perdita del valore principale. Ma questo vale un po' per quasi tutti, cioè anche quelli che mantengono e ripropongono il rituale nelle forme più tradizionali spesso non ne conoscono il valore e le origini. Però nella situazione attuale della città, il discorso delle canzoni si era un po' disgregato. I carri sono molto importanti perché avevano rappresentato una città metalmeccanica, quindi con molte energie, con molte professionalità. I carri venivano preparati anche da queste persone che uscivano dal lavoro. Questo è il motivo per cui ci sono questi carri grandi ed elaborati. Dall’altra parte, però, le canzoni hanno perso la loro importanza, perché si cantava sopra il carro e alla fine, negli ultimi anni, con l’elettronica, la musica registrata e riprodotta, hanno assunto un ruolo di secondo piano. Anche per i maggiaioli il Cantamaggio è il carro: questo è quello che si percepisce, ad esempio, dalle riunioni dell’ente organizzatore. C’è comunque il concorso delle canzoni che viene organizzato separatamente. C’è una giuria, per ogni carro c’è una canzone ed è andato avanti in questo modo. Ci sono stati anche concerti e le orchestre, ma poi con gli anni e anche con la crisi economica tutto si è ridimensionato fino ad arrivare alle basi registrate.
Suonidumbra |
I brani vengono composti appositamente per l’occasione?
Sì, vengono composti pero l’occasione. I temi sono tantissimi, dalla natura che si rinnova fino ai problemi della città, alle macchiette cittadine, a fatti di denuncia di alcune situazioni che riguardano la città. Quindi nel corso di questi anni si sono sviluppati molti temi e c’è stata molta musica. Il carattere di questa, in particolare, dipendeva dai compositori. Ad esempio Fancelli, un importante fisarmonicista che scriveva nell’immediato dopoguerra, era influenzato dalla musica americana e ha scritto alcuni brani di Maggio jazzato. Ci sono altri personaggi come Porta, oppure Fedrighi, ancora vivente, che ha talmente assorbito le influenze della musica classica e operistica che, le sue composizioni erano quasi arie d’opera. Ognuno ha scritto un po' nei suoi modi, però fondamentalmente si era sviluppato un genere quasi di canzonetta urbana, come beguine o musica anni cinquanta, che si è un po' tramandata. Poi, con l’elettronica, con le basi e con le tastiere, ognuno ha arrangiato in maniera autonoma. Però, la cosa fondamentale è che i musicisti stavano fuori. Non che questi non lo fossero, ma solamente una parte di quelli ternani partecipava al Cantamaggio. Generalmente quelli facenti parte dell’ambiente del liscio, che ha le sue caratteristiche e la sua profondità. Però, diciamo, si è creata una frattura tra i vari generi della musica e il Cantamaggio, Questo era diventato di nicchia e chi faceva i carri doveva trovare qualcuno che cantasse e che scrivesse e arrangiasse il pezzo. Per questo era una cosa fatta a tavolino, i gruppi non ci sono più, c’è un testo da musicare, si confeziona questo prodotto, si dà all’ente per il concorso, la sera dei carri c’è qualcuno che lo canta. Ovviamente le basi sono funzionali alle esigenze della manifestazione, perché quella sera assistono a migliaia alla sfilata ed è chiaro che cantare sopra un carro con una base è molto meglio che cantare con l’orchestrina. Quindi era logico che si andasse verso questa direzione. Per questo si è persa l’importanza della musica e il carro è divenuto l’elemento centrale, il mezzo con cui le persone andavano in corteo a cantare il Maggio. Contrariamente ai primi carri, dove si vedono gruppi che suonavano sopra il carro, con orchestre di strumenti e percussioni, ad esempio, pian piano le persone a cantare sono diminuite e il carro è divenuto l’oggetto della festa.
In che modo conciliate le attività di Sonidumbra con quella del Cantamaggio ternano?
DJ Rikieffe |
La festa del Cantamaggio, che si svolge in una città grande come Terni, ha perso importanza e smalto, a differenza delle molte feste (come i Ceri di Gubbio, ad esempio) in cui la città che partecipa si propone da protagonista. Il Cantamaggio a Terni era organizzato soprattutto dai maggiaioli e non c’erano tante persone che partecipavano come protagonisti. Inoltre c’è la questione dei musicisti, che sono chiamati per cantare, ovviamente pagati, da chi fa i carri. La nostra idea è stata quella di rilanciare la festa mettendo al centro, come protagonisti, i musicisti. Dare alla festa il valore di un bene demo-etno-antropologico, e dare la possibilità a tutti di considerarla non come una manifestazione in qualche modo scaduta. Allora diamo la possibilità a tutti di diventare protagonisti e soprattutto di diventarlo con le loro musiche. Siamo in un contesto urbano, in una città moderna, quindi la domanda è “chi oggi deve cantare il Maggio?” e “quali sono le musiche che offre la città?”. Allora abbiamo deciso di togliere le limitazioni ai generi e anche al dialetto. Quest’ultimo era stato molto caldeggiato nei vari regolamenti, ma dopo 118 anni di Cantamaggio cantare in dialetto allontanava anche dal senso della realtà di oggi. Allora la nostra soluzione è stata quella di aprire a tutti attraverso due modalità. La prima è quella di cantare gli inediti composti per il Maggio - che rimangono l’essenza della manifestazione. La seconda è il Ricantamaggio. Cioè, come strategia ma anche come omaggio alla tradizione, abbiamo chiesto alle persone di reinterpretare le vecchie canzoni attraverso i propri stili, i propri modi di interpretazione. Questa seconda opzione, da un a parte aiuta ad esempio i gruppi che non scrivono pezzi propri, come ad esempio le cover band. Dall’altra parte abbiamo aperto a reinterpretazioni sia testuali che musicali, in modo da far “giocare” con la tradizione e allo stesso tempo rendendole omaggio. Questo è un aspetto importante, che permette di mantenere la tradizione attraverso un processo di innovazione e di contatto con gli elementi che la caratterizzano. Questo approccio ha avuto molto successo anche nelle scuole di musiche, alle quali, soprattutto all’inizio, ci siamo rivolti per sperimentare questa operazione. Abbiamo organizzato, in una delle scuole di musica più grandi della città, che è fornita anche di sale prove dove si incontrano i gruppi, un “Maggio contest”.
Music Box |
Ha aderito un numero sempre crescente di gruppi e si sono confrontate persone e formazioni apparentemente distanti dal tema. Ad esempio il primo anno ha aderito anche un gruppo punk. Anche i membri dell’ente Cantamaggio si sono resi conto che questa operazione permetteva alla gente di avvicinarsi all’evento e ai significati di questo. Non era tanto un trasformare, ma un nuovo corso in cui si amplia il numero dei protagonisti del Maggio. Si tratta di un progetto articolato che stiamo portando avanti a tappe. Quest’anno, oltre l’apporto delle band che hanno partecipato (rock, trad., pop, blues, dj), abbiamo pensato di far esibire i cori separatamente. Quindi, prima della sfilata c’è l’esibizione in teatro dei musicisti che propongono gli inediti dedicati al Maggio, il Ricantamaggio - cioè la rielaborazione dei brani tradizionali - e infine i canti dei cori. Il prossimo anno apriremo probabilmente anche alle bande. Quindi si potrebbe dire, a ragion veduta, che i musicisti diventano così i veri protagonisti. Io dico sempre “siete i cavalieri delle feste medievali, oppure i portatori dei Ceri”. Mancava probabilmente questo riconoscimento. Il prossimo anno, inoltre, amplieremo il programma anche alle scuole. Abbiamo pensato con il Cedrav di fare un ciclo di lezioni-concerto, in modo da far comprendere ai ragazzi questo percorso, questo lungo cammino che ha fatto il Maggio, dall’albero, dal canto ai carri, per far riflettere su come anche le canzoni si sono trasformate, per autorizzare i musicisti e le persone che fanno musica a dire “posso partecipare”. In questo contesto di festa urbana rifunzionalizzata, tutti possono sentirsi protagonisti di fare il Maggio. Quindi per concludere, nell’idea che il rituale nasce come propiziazione, come augurio, anche nel contesto urbano si deve cogliere questo senso di rinnovamento: le persone possono scrivere e reinterpretare il proprio Maggio. Un ultimo aspetto a cui vale la pena accennare è la “notte bianca”, questo contenitore moderno che richiama proprio la notte del Maggio, che tradizionalmente si canta tutta la notte. Questo contenitore permette ai musicisti di esibirsi tutta la notte nelle piazze, in modo proprio da renderli protagonisti di questo processo di riappropriazione.
Daniele Cestellini