Non si può sfuggire al potere fascinoso esercitato da un luogo come la chiesa barocca di Santa Maria di Purgatorio ad Arco, nel cuore del centro storico di Napoli, che abbonda di motivi decorativi con teschi ed ossa, e che con il suo ipogeo, è testimonianza del vivido culto locale delle anime purganti, del contatto di ceti popolari con le ombre dolenti, i cui segni sono rintracciabili anche nelle numerose edicole votive sparse per le viuzze del centro partenopeo. Pensate allora alle emozioni suscitate in questo meraviglioso complesso monumentale dal concerto “Come albero scosso da interna bufera” dei Fratelli Mancuso, musicisti, autori, attori, uomini di teatro. Quello di Enzo Mancuso (voce, chitarra classica, violino, saz, ghironda, sipsy) e Lorenzo Mancuso (voce, chitarra classica, armonium, darabouka) è canto mediterraneo dell’anima, corpi stretti in un abbraccio nel canto a cappella, voci nude e congiunte, sacrali voci-strumento, incroci di polivocalità e bordoni. Canto popolare e colto, antico e moderno, evocatore di memorie collettive: sinfonia di ugole dalla grana incomparabile, intime e solenni, liriche e rabbiose, penetranti e risonanti; narrazione degli intrecci culturali della Sicilia.
La loro lingua è suono puro, è phonè, ma anche pregnanza semantica, è racconto di storie che arrivano dal passato dell’isola, ma anche testimonianza delle nefandezze e dei drammi di oggi, come quando la poesia “Credo” di Roberta Dapunt, poetessa della Val Badia: (“[…] credo nei miserabili che annegano alle porte d’Italia/ Credo in quelli che rimangono e il giorno dopo chiamiamo clandestini […]”), trova continuità di sdegno e pietas nella tensione di “Cercatori di tracce”, canto dolente e urlato, con tratti parossistici, il violino penetrante, un testo costruito su grammelot che si rinnova di serata in serata; sono sentimenti suscitati dalla tragedia di uomini in fuga che anelano approdi siciliani: anime in transizione anch’essi, che spesso quella terra non toccheranno mai. Dai canti tradizionali della devozione popolare di area nissena alla liturgia della Settimana Santa, dalla scrittura autorale ai materiali entrati a fare parte di opere teatrali come “Rumore di acque”, “Sette storie per lasciare il mondo”, “Almanacco delle morti presunte”, “Requiem” e “Verso Medea” di Emma Dante (della cui pellicola “Via Castellana Bandiera” i Mancuso hanno firmato la colonna sonora).
Nella serata abbiamo ascoltato: “Ti preu Maria”, il tradizionale “Nti la nacuzza ci trasi lu suli”, “Bella Maria”, “Signura Letizia”, “Ti nni vai puisia” , dove forte è il richiamo al rapporto dell’isola con la Spagna, la possanza metaforica di “Timidi l’isuli su’”, dedicata ancora alla loro isola, le influenze mediorientali che circondano la tragicità di “Margarita”, la devozione di “Rusariu di la 'Mmaculata”, il climax raggiunto con l’avvincente compenetrazione di voci e bordoni in “Deus Meus” dalla “Medea”, caratterizzata dall’uso del sipsy, un fiato popolare di canna turco ad ancia semplice, affine al bena sardo. A seguire la poetica toccante di “Suli su’ l’uri” e di “Sacciu chi parli a la luna”, la ninna nanna “Dormi ricca gioia”. Ancora la tensione emotiva sollecitata da “Sacrificio”, la canzone d’amore tratta dal disco d’esordio “Nesci Maria”, e il bis che, considerata la location, non poteva essere che il tradizionale per sola voce “A Napuli fannu strummuli”. Prima del concerto, i Mancuso avevano ricevuto dalle mani del presidente dell'Associazione Nazionale Critici di Teatro, Giulio Baffi, il Premio ANCT 2013.
Il recital dei fratelli di Sutèra, da anni trapiantati in Umbria, è parte di “Anime in Transizione”, un denso cartellone di reading, pièce teatrali e concerti, iniziato lo scorso novembre, che proseguirà fino alla metà di maggio. Il progetto nasce con la volontà di rivalutare e riaprire al pubblico la meravigliosa chiesa con il suo importante complesso museale (, intervenendo con opere di manutenzione e una serie di mostre, spettacoli teatrali, concerti ed eventi che riavvicinino la popolazione al luogo, un tempo centro gravitazionale di socialità e solidarietà. Parliamo di una luogo storico che con altri siti napoletani è stato parte di quel circuito di devozione e pratica popolare che si è depauperata, non dissimilmente da altre forme di cultura tradizionale popolare, e che è stata sottoposta a persistenti azioni di normalizzazione da parte dell’autorità ecclesiastica, di cui sono stati parte anche gli interventi di museificazione e di turisticizzazione dei luoghi di culto. Ad ogni modo, “Anime in Transizione” non è un semplice affastellarsi di nomi d’arte, ma una proposta che sa di sfida, quella lanciata con il progetto “Purgatorio ad Arco: un Arco sul Territorio”, realizzato dall’Opera Pia Purgatorio ad Arco Onlus, con il sostegno della Fondazione Con il Sud, che persegue la valorizzazione partecipata di questo luogo straordinario.
In tal senso gli spettacoli proposti (il contributo minimo per l'ingresso agli spettacoli è di € 10) servono a finanziare i laboratori offerti gratuitamente ai ragazzi del quartiere durante l’anno anno. Daniela d’Acunto, direttrice dell’Opera Pia, ha rimarcato come sia stato intrapreso un cammino mirante a far diventare il Purgatorio ad Arco un centro di produzione culturale e un riferimento per tutta la città. Agli artisti coinvolti è stato chiesto anche di pensare a spettacoli che in un certo senso potessero interagire con “'a chiesa d’e cape ‘e mort”, che resta un sito di profonda umanità e di radicata religiosità popolare. Francesca Amirante, direttrice del complesso di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, sottolinea che gli artisti “hanno accettato di lasciarsi ispirare dalle emozioni che suscita la discesa in Ipogeo”. Non è casuale che tra i primi ospiti della rassegna siano stati gli SpakkaNeapolis 55, la cui musica di matrice popolare ha guardato all’ispirazione delle “Anime Perze” sin dal primo disco. Altro appuntamento musicale di interesse quello con il trio di Carlo Lomanto (con Giulio Martino e Giuseppe La Pusada) che hanno presentato il loro lavoro “Dreams” . Dopo una pausa, il programma di spettacoli riprenderà a febbraio.
Tra gli appuntamenti, il 7 marzo, un allestimento incentrato sulla figura di Lucia (l'anima più celebre che qui riposa) con testo e regia di Enrico Iannaccone, interpretato da Gea Martire e Luca Saccoia. Il 14 marzo sarà la volta della riflessione partecipata sul tema del Purgatorio in terra di Enzo Moscato con il monologo “Spiritilli”. Per la musica, impedibile l’appuntamento del 29 marzo con il Trio del Miserere di Sessa Aurunca, protagonisti di una delle più preziose manifestazioni tradizioni religiose della Settimana Santa. Altro concerto molto atteso, quello dell'11 aprile con il quartetto vocale pugliese Faraualla, che troverà nella chiesa di via Tribunali uno scenario consono al lor recente album “Ogni male fore”, percorso immaginifico nelle formule della medicina popolare pugliese. Per il teatro, la settimana prima (il 4 aprile) Mimmo Borrelli, coinvolto attivamente nel progetto da oltre un anno, porterà in scena il monologo “Cante e schiante”. Lo stesso Borrelli sarà regista di “Opera Pezzentella”, basato sulla drammaturgia elaborata dopo un anno di interviste e ricerche antropologiche attraverso cui l'autore/attore flegreo ha ”scavato“ nella memoria degli abitanti del quartiere per scoprire e custodire la storia del culto delle anime pezzentelle e le vicende di donne e uomini che al Purgatorio ad Arco hanno trovato casa. Il programma di tutti gli spettacoli proposti da “Anime in Transizione” è sul sito www.purgatorioadarco.it.
Ciro De Rosa
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