

Piuttosto incolore, e priva di grandi slanci interpretativi è stata invece l’esibizione di Eugenio Bennato, che al fianco di brani storici del suo repertorio come “Che Il Mediteraneo Sia”, “Sponda Sud” e “Brigante Se More”, quest’ultima in una versione sgonfia e priva di mordente come non si sentiva da anni, ha proposto anche un brano inedito, composto per l’occasione “La Notte del Sud Ribelle”, della quale ci piace ricordare solo il bel titolo. Conclusa la prima parte, e dopo la presentazione del video de “Lu Rusciu De Lu Mare” suonata da Raffaele Casarano con la partecipazione di Giuliano Sangiorgi, sale sul palco l’Orchestra Popolare de La Notte della Taranta, accompagnata dalla formazione di violoncelli del Maestro Concertatore Giovanni Sollima, ed è subito magia con una superba versione di Antidotum Tarantulae, composta da Athanasius Kircher, che introduce alla bella versione della “Pizzica di Galatone” cantata da Alessia Tondo. Si passa poi alla trascinante “Cent’Anni Sale” cantata da Antonio Amato, mentre l’elegante arrangiamento di “E Lu Sule Calau” è penalizzato da una non brillante prova vocale di Stefania Morciano. Le prime note dolenti arrivano con Niccolò Fabi, che massacra letteralmente “Quannu Te Llai La Faccia”, tuttavia si lascia perdonare nella successiva “Tirisina”, dal repertorio dei Cantori di Villa Castelli.
Si prosegue con la ballata narrativa “Le Tre Sorelle” cantata in duetto da Antonio Amato ed Enza Pagliara, mentre uno dei vertici di tutto il Concertone arriva con la travolgente versione della “Pizzica Di Aradeo” cantata da Anna Cinzia Villani ed impreziosita dal violino di Mauro Durante, che ne ha curato anche l'arrangiamento. La sempre fascinosa voce di Alessia Tondo interpreta poi “Beddha Ci Dormi”, che ci introduce al crescendo della “Tarantella Del Gargano” proposta in una inedita suite, cantata da Maria Mazzotta ed accompagnata dalle coreografie del ballerino spagnolo Miguel Àngel Berna. Dal repertorio di Villa Castelli arriva anche “Tarantella Malinconica”, proposta da Enza Pagliara, mentre piuttosto sottotono ci sembrano Alessandra Caiulo alle prese con “Ferma Zitella” e Stefania Morciano con “Sia Benedettu”. Se Niccolò Fabi non aveva brillato nelle sue due interpretazioni, anche Max Gazzè ha fallito la sua prova sul palco di Melpignano, proponendo la “Pizzica Di San Vito” e il tradizionale della Basilicata “Fronni D’Alia”.

A risollevare le sorti del concertone sono state poi le voci dell’Orchestra con brani come “Aka Kaleddha” cantata da Anna Cinzia Villani con la partecipazione di Andrea Senatore, la splendida “Pizzica Martin’ A Rutella”, e l’intensa “I Passiuna Tu Cristu”, interpretata magistralmente da Enza Pagliara e Alessia Tondo. Non manca anche uno spaccato dedicato alla danza con la bella versione di “Scozie”, mentre il grande Alfio Antico ha regalato una trascinante versione del tradizionale siciliano “Pitti Petti”. A regalare qualche altra bella sorpresa sono poi le fasi finali con una corale “Pizzica di Cutrofiano”, “Aremu Rendineddha” cantata da Emanuele Licci e una superba ed originalissima versione di “Pizzica Indiavolata” suonata da Roby Lakatos, il quale ha dato vita ad un travolgente interplay tra il suo violino e i violoncelli dell’orchestra diretta da Sollima. Un velo pietoso è da stendere ancora sulla pessima interpretazione di Emma Marrone de “L’Acqua De La Funtana”, mentre al corale buonanotte di “Kalinifta” è affidata la conclusione del concertone. Come detto, l’edizione 2013 ha riservato molte belle sorprese e alcuni veri disastri, ovviamente non imputabili al Maestro Concertatore, il quale ha svolto in maniera impeccabile il suo compito, ma piuttosto alla direzione artistica, che ha mirato a raccogliere un consenso pop mainstream, di cui la Notte Della Taranta, sembra non aver affatto bisogno. Sulla validità e l’opportunità di far cantare Emma Marrone, si parlerà a lungo, ma sinceramente, vederla rotolarsi sul palco non è stato affatto edificante, e si spera che questo sia stato l’ultimo tentativo di dialogo con una certa area della scena musicale italiana, che mal si adatta ad una musica che richiede rispetto, un valore sconosciuto per certi allievi di un talent nato dalle parti di Cologno Monzese.
Salvatore Esposito
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