“Dalla città, le montagne. Torino e Piemonte attraverso la canzone” è, prima di tutto, un bel viaggio nel canto popolare piemontese tra Otto e Novecento del Secolo scorso, che giustamente comincia da quell'opera di recupero della canzone popolare piemontese, poi riunita in "Canti popolari del Piemonte" (prima edizione Loesher, 1888), effettuata da Costantino Nigra, che rimane tuttora un punto di riferimento obbligato per gli studi folklorici e filologici. L'indagine su questa bella pagina di storia artistica e sociale (che costituisce uno dei due importanti saggi ospitati nel testo) è stata curata dall'alessandrino Franco Castelli, studioso e instancabile ricercatore sul campo di tradizioni popolari del Piemonte, con particolare attenzione ai canti, appunto, ma anche al patrimonio dialettale e alla ritualità.
Ma l'autrice principale del libro, che posa il suo sguardo intenso su Torino e il Piemonte, mirando il paesaggio multiforme (non solo inteso in senso geografico) attraverso la lente del canto e della poesia per musica, è la sanremese (ma torinese d'adozione) Isabella Maria Zoppi, studiosa di culture migranti, anch'essa peraltro fine e interessante cantautrice. Si tratta, mi si passi la fredda definizione, di una vera radiografia musicale della città sabauda, che poi si irradia all'intera regione, effettuata mediante una mappa ragionata di nomi, di persone, di ambienti fisico-geografici e culturali, di storie. Chi qui abita vi si ritroverà in pieno, orientando la propria memoria ma forse con qualche sorpresa. Per tutti coloro, invece, questo territorio è ancora sconosciuto, riteniamo che il lavoro di Isabella Maria Zoppi, apra un mondo nuovo in cui l'aristocrazia dei luoghi si fonde con la passione popolare per la "canzone", che, come afferma l'autrice, "canta il paesaggio" e, nel contempo "si fa documento e archivio di memoria". E lo fa, aggiungiamo noi, in un orizzonte di modernistica novità, come per la citazione - non ce ne vogliano i tantissimi artisti, molto più famosi, menzionati e riuniti in questo testo - che ci accingiamo a sottolineare.
L'accurata ricostruzione della vicenda di Cantacronache e del gruppo di persone (Sergio Liberovici, Michele L. Straniero, Emilio Jona, Fausto Amodei, Giorgio De Maria, Margot Galante Garrone, Mario Pogliotti) che fece nascere questa fugace esperienza di "cultura globale in musica", ci offre infatti l'occasione sia di ricordare un pezzo importante della storia della canzone italiana attraverso una forma encomiabile di impegno sociale, sia di evidenziare il secondo contributo saggistico, opera del cantautore salentino Alessio Lega (ma anche in questo caso adottato da una città del Nord, Milano) che impreziosisce, e di molto, questo libro, con un excursus dal titolo già molto esplicativo – La canzone che fa (la) storia. Percezione politico-sociale della città di Torino attraverso la canzone impegnata - che dalla fine degli anni Cinquanta giunge a lambire gli anni Ottanta . I Cantacronache, nome "ispirato al termine cantastorie [in cui] era già insito questo diretto riferirsi a ciò che avveniva loro intorno, appunto alla cronaca", furono per Lega "gli iniziatori di quasi tutto, di un progetto di canzone che fosse poetica e che tenesse conto della musica colta come di quella popolare...i loro spettacoli avevano un'intenzione nettamente teatrale...coinvolgevano grafici e disegnatori a elaborare una linea visiva coerente con i loro temi e i loro modi...". Insomma una "concezione multimediale modernissima [che] si sviluppò in pochi anni di attività, dal '58 al '62, circondata dal silenzio, dal disprezzo, dall'ignoranza dei grandi media del tempo". Una tipica storia italiana si direbbe, fatta di molte (colpevoli) distrazioni su ciò che gira intorno alla vita culturale di questo nostro "bel" Paese.
Il testo, risultato di una ricerca del Dipartimento di Scienza del Linguaggio e Letterature moderne e comparate dell'Università di Torino, nonché dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del CNR (2005-2007), è ricchissimo di materiale documentario, con un'appendice dedicata ai testi delle canzoni e un bel corredo iconografico e bibliografico. Ma non finisce qui, poiché è riservata ai lettori anche una chicca finale, un compact disc che ripropone in una originale versione acustica, diretta da Roberto Bartoli, un vasto repertorio "piemontese", dalla tradizione a Fred Buscaglione, dai Mau Mau a Paolo Conte, passando per Testa, Farassino, i Cantacronache (ivi compresi alcuni brani di Fausto Amodei che de I Cantacronache fece parte, ma l'unico, sia pure con lunghissimi intervalli, rimasto sulla breccia musicale), Dalla, Isa, Lega, Yo Yo Mundi, Maolucci e Cantovivo.
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Michele Santoro