Autori Vari - Poetry And Music Of Ashiqs (Traditional Music of Azerbaijan) (Felmay Records)

Cantastorie nomadi, ma anche poeti, danzatori ed eccellenti musicisti, gli Ashiqs sono considerati un emblema della cultura azera e rappresentano un baluardo a difesa della cultura orale e delle tradizioni linguistiche, letterarie e musicali di questa terra. La loro arte, insieme al Mugham è stata inserita nella lista UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale dell'Umanità nel 2009, godendo di una grande popolarità pubblica non solo nella Repubblica dell’Azerbaijan, ma anche in Iran e nelle enclavi etniche azere in Georgia e Armenia. Sebbene il loro patrimonio musicale esiste e si tramanda di generazione in generazione attraverso la tradizione orale, le tracce più antiche degli Ashiqs sono da rintracciare nel “Libro di Dede Korkut”, una raccolta di racconti in prosa delle epopee delle tribù turche Oghuzm risalente al VI Secolo, ma solo a partire dal XVI Secolo si hanno testimonianze dirette della loro esistenza come dimostrano le opere di Dirili Gurbani, ma è nei secoli successivi con grandi maestri come Sary Ashiq, Abbas Tufarganli, Khasta Qasim (XVII Secolo), Ashiq Valeh (XVIII secolo), e in tempi più recenti Ashiq Dilgam (XIX Secolo), e Ashiq Alasgar (XIX e prima parte del XX secolo), che cominciarono ad avere un peso sempre più importante nella vita sociale, nell’ambito delle feste pubbliche, quanto in quelle private come i matrimoni, durante i quali cantavano i Dastan, storie eroiche, amorose o didattichem in cui erano intercalati episodi narrativi, versi poetici e canzoni. L’arte degli Ashiqs ebbero grande valorizzazione e tutela durante il regime comunista dell’Unione Sovietica, tanto che a partire dalla seconda metà degli anni trenta cominciarono ad essere pubblicate le raccolte dei loro canti e delle loro poesie, vennero edificati numerosi monumenti celebrativi, e le loro opere furono incluse anche nei libri scolastici. I cantori Ashiq, come detto, si caratterizzavano per una personalità multiforme, del tutto diversa dagli altri artisti, potevano assommare in se le figure del compositore, del poeta, del danzatore, del cantante e del suonatore di saz (tipico strumento azero a corde), tuttavia a partire dalla fine degli anni Novanta si è avuta una più netta distinzione tra i semplici esecutori, i quali si limitano a riproporre fedelmente i materiali tradizionali cantando e suonando il saz e talvolta danzando, i narratori, che propongono anche canti improvvisati da soli o accompagnati da suonatori di saz e duduk, che ballando si muovono al suo fianco, ed in fine gli Usta Ashough, ovvero i poeti del popolo, che scrivono poesie, canzoni, cantano e suonano il saz e le loro performance sono accompagnate dalla danza, ed inoltre gestiscono delle vere e proprie scuole dove apprendere questa arte. Il repertorio classico azero degli Ashiqs comprende duecento canzoni, centocinquanta composizioni letterario-musicali e quasi duemila poesie, nonché numerosi racconti. Dal punto di vista melodico tali canti presentano forme differenti, ed in particolare i più antichi sono costituiti declamazioni con cambi frequenti di modo e metro, accompagnate da momenti più lirici nella forma di canzone. Gli Ashiq dell’Azerbaijan presentano anche specifiche differenze che variano da regione a regione, soprattutto per quello che concerne il repertorio, le modalità di esecuzione e il tipo di accompagnamento strumentale, come dimostrano le differenze che intercorrono tra l’arte dello Shirvan diffuso nella zona orientale, e il differente approccio che hanno nella parte occidentale e in quella a sud. L’unità di fondo del repertorio è dato dall’uso della medesima lingua, ovvero l’azero, dal repertorio più o meno simile e dall’elemento strumentale invariabile, ovvero l’uso del saz. A livello tematico esistono tre diverse tipologie di canti: i Goshma, la forma più comune di Ashiq nelle variante Gozallama, in cui vengono descritte le bellezze naturali, Kochaklama, in cui si glorificano gli eroi, Tashlama con cui si criticano i vizi e le virtù umane, e il canto memoriale Agyt; il Dastan genere epico poetico che narra gesta eroiche, storie d’amore o eventi storici; e l’Ustadnameh ovvero i canti e gli insegnamenti moralistici. Ad aprirci un interessantissimo spaccato su questa antica tradizione, è la splendida antologia curata da Felmay, “Poetry & Music Of Ashiqs” nella quale sono raccolti quattordici brani, incisi presso lo Studio dell’Università di Stato di Arte e Cultura Azera tra il 2008 e il 20013. Durante l’ascolto si ha modo di apprezzare alcuni dei grandi interpreti e maestri Ashiqs contemporanei come Aqamurad Israfilov (voce e sax), che accompagnato da Qanimat Qadirov (balaban), Mahir Niftaliyev (qosha naghara), Jahandar Musayev (naghara), e Hidayat Mamedov (gharmon) ci regala una intensa intepretazione di “Gojaman Shikeste” dal repertorio Shirvan, o Neymat Gasimli che al saz esegue il canto di glorificazione “Kemer Gozellemesi” in cui ritroviamo una delle storie tipiche del Dastan ovvero la vicenda di Asli e Karem, o ancora Samira Aliyeva che ci regala “Jilili” e “Azaflu Dubeyti”. Non mancano alcuni brani dal repertorio più antico come “Meydan Koroqlu” eseguita da Mahmud Mamedov (voce e saz) e Sardar Mamedov (balaban) e che risale al XVII Secolo, “Bash Mukammas” riletta da Gulara Azafly in una versione dalla grande tensione narrative e “Bash Sarytel” nella bella versione di Mehdi Masumov e Altay Mamedli. Vertici del disco sono senza dubbio “Nar Chicheyi” proposta in una straordinaria versione da Avezkhan Khankishiyev e “Yaniq Karemi” eseguita da Fezayil Orujov, che rappresentano molto bene due aspetti diversi della tradizione Ashiq ovvero la coralità nella prima e l’esaltazione della linea melodica nella seconda. Felmay con questo disco prosegue la sua preziosa opera di divulgazione delle musiche dal mondo, facendoci toccare con mano realtà musicali piene di fascino ed ispirazioni.


Salvatore Esposito
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