VII Sommelo Ethno Music Festival, 27 giugno – 2 luglio 2012, Kuhmo, Finlandia

Lammasjarvi - foto Ciro De Rosa
Da sette anni Kuhmo, Finlandia orientale, a 600 km da Helsinki, già nota per un festival di musica da camera con un cartellone di forte respiro internazionale che si svolge a luglio sin dai primi anni Settanta del secolo scorso, si riempie di musica tradizionale per il Sommelo Ethno Music Festival (www.runolaulu.fi). Situata in un’area di straordinaria bellezza paesaggistica, cittadina di circa 9000 abitanti, Kuhmo possiede una fervente attività culturale. Dal 1985 la fondazione Juminkeko si dedica alla documentazione e conservazione della tradizione musicale orale locale, nello specifico allo studio della poema epico Kalevala e alla rivitalizzazione del canto dei runi, con lo sguardo rivolto ai villaggi rurali della Carelia orientale (Viena Karelia), soprattutto da quando nei primi anni ’90 è stato riaperto il confine con la Federazione Russia. Guidata da Markku e Sirpa Nieminen, la fondazione ha come sua ramificazione la Runolaulu Akatemia, organismo di studio e didattica, nel quale gioca un ruolo di primo piano l’etnomusicologo e cantore Pekka Huttu-Hiltunenu, da anni ricercatore degli ultimi anziani testimoni della tradizione del canto dei runi (Pekka Huttu-Hiltunen, Länsivienalainen runolaulu 1900-luvulla, Kuhmo, Sibelius Akatemia/Juminkeko, 2008.
Kuhmo Arts Centre
Il volume analizza gli sviluppi del canto runico nella Viena Karelia occidentale nel XX secolo. Il lavoro è disponibile solo in finlandese, ma contiene un esaustivo summary in lingua inglese). Dunque, siamo in Carelia, terra dove il medico e filologo Elias Lönnrot (1802-84) giunse a raccogliere canti dei “bardi” finnici. Nel fervore nazional-romantico della prima metà dell’Ottocento, Lönrrot intraprese undici lunghi viaggi di ricerca in Carelia, Lapponia e in area balto-finnica per raccogliere canti popolari. A piedi, in barca, a cavallo, sciando, l’irrefrenabile studioso andò alla ricerca dell’epos finnico. I runi furono raccolti in diversi luoghi, Lönnrot assunse come modello Omero per compilare il Kalevala (La prima edizione fu pubblicata nel 1835. Nel 1849 venne date alle stampe l’edizione di 22.795 versi, due volte più ampia della precedente. Successiva, è una terza edizione redatta per le scuole). Con riadattamenti non privi di arbitrarietà, diede forma ad un’opera dalla trama coerente, organizzata attorno a personaggi come il mago Vänämöinen. 
Helmi Rekina - Foto Ciro De Rosa
Il Kalevala divenne l’epica nazionale dei finni, contribuendo alla formazione dell’immaginario di un popolo (Sul rapporto tra Kalevala e musica in Finlandia, si veda J. Jaakkola e Aarne Toivonen (eds), Inspired by tradition, Kalevala poetry in Finland, Helsinki, FMIC, 2004. Di tenore accademico è T. K. Ramnarine, Ilmatar’s Inspiration. Nationalism, Globalization, and the Changing Soundscapes of Finnish Folk Music, University of Chicago Press, 2003). Anche l’altra famosa opera di Lönnrot, Kanteletar, è una raccolta che si deve ritenere ispirata al canto popolare. Lo studioso, tuttavia, aveva appreso i testi, non la musica.  Fu Axel August Borenius (1846-1931) a trascrivere le melodie di quello che in finlandese si chiama runolaulu. Il canto dei runi è un’espressione poetica popolare praticata da almeno due millenni dalle popolazioni ugro-finniche, dal profilo stilistico singolare. Si tratta di canti, astrofici che utilizzano una metrica conosciuta per l’appunto come metro kalevaliano, un tetrametro trocaico, che presenta numerose varianti; sono canti pieni degli elementi tipici della narrazione orale (allitterazioni, assonanze, formule, parallelismi).  Dal 28 giugno al 2 luglio, la settima edizione del Sommelo Ethno Music Festival, sotto la direzione artistica di Taito Hoffrén, musicista e creatore dell’etichetta discografica Aania, ha proposto un calendario fitto di concerti, seminari, stage, mostre e perfino uno stand gastronomico con tanto di workshop per imparare a preparare prodotti della panificazione. Naturalmente, in primo piano canto dei runi e musica per la cetra trapezoidale kantele, lo strumento nazionale che la leggenda vuole inventato dallo stesso Vänämöinen con una mascella di luccio. Quest’anno la manifestazione ha offerto un focus sulle cornamuse e sul canto narrativo. 
Arj Kastinene e i suoi allievi a Uhtua
- Foto Ciro de Rosa
Prezzi contenuti, pubblico intergenerazionale, con prevalenza della fascia di mezza età, compassato ma molto partecipe, tuttavia non sempre numeroso per tutti gli eventi proposti.  Né sono mancate attività e concerti specificamente rivolti ai bambini, aspetto significativo della lungimiranza degli organizzatori, ma anche di una politica culturale rivolta a tutti i segmenti d’età della comunità.  Nella lunga estate nordica gli spettacoli iniziano di buon mattino nella centrale piazza del mercato, dove non può mancare la statua di Lönnrot, per concludersi intorno alle 23.30, quando una luce magnifica illumina ancora il Lammasjärvi, lo specchio d’acqua sulle cui rive sorge la cittadina. Il Kuhmo Talo, il centro delle arti – fiore architettonico della città, dotato di due auditorium, una luminosa caffetteria, oltre che di aule, spazi per bimbi, centro stampa – e un tendone collocato in riva al lago hanno ospitato i principali concerti della rassegna. La Runolaulu Akatemia ha attivato con istituzioni e associazioni culturali della Bretagna un partenariato Leader, finanziato dall’Unione Europea, sulla comparazione delle forme di trasmissione del canto orale. Cosicché quest’anno Sommelo ha accolto dalla Bretagna tre suonatori di bombarda e biniou, la ricercatrice ed interprete di ballate Brigitte Kloareg e il prestigioso cantore Yann–Fañch Kemener, ugola d’oro del canto in lingua bretone, personaggio impegnato in molteplici attività artistiche, interprete di gwerz e kan ha diskan che ha appreso nel contesto tradizionale familiare, ed egli stesso ricercatore di canti e racconti popolari. 
Freija - Foto Juha Olkkonen- Sommelo 
Molto intenso il suo spettacolo per voce sola o accompagnato da una seconda linea vocale nelle canzoni a ballo. L’artista nativo della Cotes d’Armor si è anche cimentato con una traduzione in bretone di versi del Kalevala. Altra esibizione acclamata senz’altro quella di Susanne Rosenberg, interprete di arcaiche ballate, accademica ed esperta del kulning (i richiami pastorali del bestiame, in Svezia, espressione tradizionalmente eseguitade soprattutto dalle donne), che fonde con elementi di improvvisazione vocale, come nel suo più recente album Reboot (2010). Rosenberg ha pubblicato anche un volumetto, Kulning, disponibile anche in inglese. Si tratta di uno studio che è anche una guida partica all’esecuzione di questa originale forma vocale. Nella serata dedicata al canto narrativo, ha brillato anche il quartetto acustico finlandese Freija, con la front woman, cantante e pluristrumentista Maija Karhinen-Ilo (SydänJuurilla, Capo Records, 2011). 
Hivshu - Foto Ciro De Rosa
Ancora una volta si rende esplicita la forza propulsiva esercitata dal Dipartimento Folk dell’Accademia Sibelius di Helsinki, che forma musicisti ottimi per tecnica, creatività, ma anche capacità di tenere il palco, e che per di più concede loro lo studio di registrazione. Ricordiamo che la Finlandia, pur contando poco più di cinque milioni di abitanti, possiede una scena musicale neo-tradizionale davvero vivacissima, in grado di percorrere continuamente nuove vie di rilettura della tradizione orale. Insomma, in Finlandia non ci sono solo Värttinä, Maria Kalaniemi e Kimmo Pohjonen, artisti che hanno raggiunto, giustamente, la notorietà nel circuito della world music! Quasi tutti gli artisti finlandesi presenti a Sommelo provengono da corsi dell’Accademia Sibelius o tuttora lì insegnano. Tra gli esempi più rappresentativi della nuova generazione che ci piace qui ricordare, c’è la violinista e suonatrice della viola a chiavi, nyckelharpa, Emilia Lajunen (il suo album più recente è Turkoosi polkupyärä, 2011). Emilia ha già suonato anche in Italia, collaborando con il nostro organettista Filippo Gambetta. Ancora una testimonianza del fiorire di giovani artisti animati da entusiasmo, sposato a competenza strumentale, sono il duo KaMina (violino e fisarmonica) e il quartetto Kardemimmit (voci e kantele). Il canto dei runi si veste di una certa attitudine rock, pur conservando foggia acustica, nel set dei Suo (anche qui c’è la Lajunen). 
Danze a Uhtua- Foto Juha Olkkonen - Sommelo 
Il trio evoca i paesaggi sonori e poetici del Kalevala con un organico di percussioni sciamaniche, violino, flauti, nyckelharpa, kantele, chitarra acustica e la vocalist Veera Voima. Maan unia, puun unia (Texicalli 2011) è il loro recente CD. Il runolaulu è proposto nella sua forma più intima, non riadattata, da Pekka Huttu-Hiltunen, Taito Hoffrén e Maari Kallberg. Quest’ultima, folgorata dall’ascolto del kelkettely, una forma singolare di yoik (la più importante espressione vocale delle popolazioni Sami) presente nella Carelia russa, ascoltata al Taiga Festival di Helsinki nel 1995, si è specializzata in questo genere che interpreta con lo stile del ricalco. Joikuja karialasta (Aania 2008) è il suo disco interamente basato sugli yoik careliani. A tarda sera è la Sommelo Teltta, il tendone in riva al lago, ad accogliere performance raccolte e suggestive; il pubblico è accomodato su delle panche, con coperte a disposizione che aiutano a proteggersi dal freddo serale, accentuando il senso del comune sentire. 
Seesjarvi-ryhma- Foto Ciro De Rosa
Qui il musicista groenlandese Hivshu (protagonista anche di un seminario nell’auditorium) con i suoi tamburi a cornice ci ha condotti all’interno dell’universo simbolico Inuit. Di forte impatto timbrico anche il trio di improvvisazione su kantele (nella sua forma scavata, più arcaica, ricavata da un unico blocco di legno) dei fratelli Teppan in sodalizio con il cantautore Sami Kukka, quest’ultimo talvolta un po’ sopra le righe con la sua aria (finta?) ieratica. Terzo appuntamento quello con un reading poetico accompagnato dall’armonium di Eero Grundström (che conosciamo come componente del quartetto fantasmagorico di armonicisti Sväng). Anche la piccola chiesa luterana di Kuhmo è stata location della rassegna. Un concerto è stato dedicato agli inni di Lönnrot, interpretati da un inusitata combinazione di voci e strumenti: Taito Hoffrén, Minna Seilonen e Pekka Huttu-Hiltunen al canto, Eero Grundström (voce e armonium). Un secondo recital ha visto in scena il quintetto estone Triskele (voci, flauti, zither, liuto, percussioni), gruppo longevo, sulle scene dal 1997, propositore di inni popolari e canti tradizionali, resi con una veste strumentale influenzata soprattutto dalla musica antica. 
Susanen Rosenberg a Uhtua- Foto Juha Olkkonen-Sommelo  
I Triskele attingono ad una tradizione che predata l’introduzione degli organi, nella quale gli inni luterani erano esegui per sola voce con il ricorso a molti abbellimenti. Sovente melodie e liriche si fondevano con i canti denominati regilaul, la forma più arcaica di poesia musicale estone. Il vicino stato baltico è protagonista anche con le commistioni di cornamusa estone torupill, sax soprano, chitarra elettrica e percussioni, prodotte con recipienti pieni d’acqua, dei Ro:Toro. Esibizione di cornamuse della sterminata area russa con il costruttore e clarinettista Dmitri Demin, personaggio totalmente immerso nel mondo degli aerofoni a sacco. Anche il trio finlandese Päre mette al centro dell’attenzione le cornamuse, facendo risuonare la säkkipilli, antica cornamusa finlandese estinta. Dalla Svezia, il trio Nordic, che ricorda nell’approccio una band molto influente come i Väsen, riscuote ampi consensi con il suo intreccio di corde (nyckelharpa, mandolino, violoncello), mischiando danze svedesi, reggae, bluegrass ed Irish music (Hommage, Dimma, 2012). 
Susanne Rosenberg- Foto Juha Olkkonen-Sommelo 
Penalizzati, invece, da un po’ di problemi tecnici il cantante Kim André Rysstad e il chitarrista Trym Bjønnes, che attuano una rilettura di canti e melodie norvegesi con innesti pop e rumoristi. Il sabato ha riservato uno spazio per il festival anche al Club dell’hotel Kainuu, dove oltre alle già citate leggiadre fanciulle del quartetto Kardemimmit, abbiamo visto in scena l’irresistibile duo-orchestra Von & Af. Dietro abbigliamento e posa anni ’30, si nascondono i funambolici Eero Grundström e Taito Hoffrén. Dopo tre giorni di rassegna a Kuhmo, il festival Sommelo si sposta nella Viena Karelia nella Federazione russa. L’area di enorme bellezza paesaggistica è stata ribattezzata ufficialmente Kalevala. Prerogativa singolare di questo festival nordico è proprio la sua doppia collocazione, ancora da implementare, per portare più appassionati oltre confine – osserva Kaisa Ohtonen – produttrice esecutiva della manifestazione. Con ogni probabilità è la sfida dei prossimi anni per un festival dal potenziale culturale unico, che è stato segnalato dal periodico britannico Songlines come uno tra i 25 maggiori festival di world music. Nel villaggio di Uhtua, Lönnrot incontrò alcuni tra i migliori cantori. 
Tsuumi Group - Foto Ciro De Rosa
Tra le molteplici ragioni che hanno permesso la conservazione del canto runico in quest’area vanno annoverate sia l’isolamento sia la maggiore tolleranza praticata della chiesa ortodossa rispetto alla chiesa luterana nei confronti delle espressioni del mondo popolare. Brevi set musicali e una serata di quadriglie si svolgono sul piazzale del piccolo hotel in cui siamo alloggiati in prossimità del lago Keski-Kuittijärvi. Qui ascoltiamo ancora i Noid (in versione duo fisarmonica e voce con basi pre-registrate), band di Petrozavodsk, a metà strada tra folk e post-rock in lingua vepsiana (Kukirikku, 2010). Irresistibile ancora Eero Grundström al suo armonium: il rosso strumentista passa da melodie popolari rumene a una polska senza soluzione di continuità, dimostrando tutta la sua verve e versatilità che ne fanno uno dei musicisti più significativi del nuovo folk finnico. Prima della notte di luce, animata da musica, danze ed indomite zanzare – immancabili in riva ai laghi nordici – ci sono stati i concerti nella Casa della Cultura locale, edificio un po’ dimesso di chiara impronta architettonica sovietica. 
Yann fanch Kemener - Foto Juha Olkkonen - Sommelo 
Tra gli artisti Arja Kastinen, devota del kantele, che è stata impegnata per Sommelo in uno stage rivolyo a giovanissimi allievi. Nel suo album Vaskikantele 1833 (Aania 2008), l’artista combina tecniche esecutive tradizionali e contemporanee con l’improvvisazione, suonando la copia del kantele con corde in bronzo di Ontrei Malinen, uno dei “bardi” di Lönnrot. Riempiono la sala con polifonie e balli due cori folkloristici di lingua vepsiana, Seesjärvi e Vepsiän Kansankuoror, provenienti da territori meridionali della Carelia russa, specializzati in canti tradizionali, nuove composizioni in stile folk e canzoni a ballo accompagnate da fisarmonica e, talvolta, balalaika. Per l’ultimo giorno di concerti, il festival si trasferisce nel villaggio-museo di Haikola, situato su un’isoletta lacustre. Sotto la spinta modernizzatrice, gli insediamenti rurali vennero abbandonati. Dopo il crollo dell’URSS è stato intrapreso un programma di re-vitalizzazione di queste aree, considerate la culla della tradizione finnica (www.juminkeko.fi/viena/en), prima inaccessibili. 
Yann fanch Kemener - Foto Juha Olkkonen - Sommelo 
Dopo la visita ad un cimitero rurale tradizionale ortodosso, tra i meglio conservati, in cui è sepolto il romanziere careliano Ortjo Stepanov, nella Kulttuuritalo, la casa della cultura, si susseguono brevi concerti all’insegna dell’informalità. Molti artisti li abbiamo già ascoltati a Kuhmo, ma in questo luogo la loro musica acquista nuova risonanza. Com’è stato per tutta la durata del festival, Il Project TSIP del gruppo di improvvisazione Tsuumi (danza, voci, kantele, cornamusa) continua ad intervenire con estemporanee esibizioni che mischiano figure di danza contemporanee, tango, mimo, canto e musica. Arcaico e contemporaneo camminano in parallelo, si fondono nei timbri, negli strumenti, nelle scelte estetiche. Si aprono squarci di luce dopo la fitta pioggia che ha imperversato per tutta la mattinata, tempo per una savusauna, la sauna di fumo, cui segue il salutare e rituale tuffo nelle acque del lago: tutto concorre a creare un atmosfera fascinosa. Di ritorno a Uhtua, Pekka Huttu-Hiltunen conduce un ristretto gruppo di documentaristi bretoni, giornalisti e musicisti nella sede dell’associazione dedita alla promozione dell’insegnamento del finlandese ai bambini locali. Qui, abbiamo il privilegio di incontrare Helmi Rekina, ottantaquattrenne cantatrice, capace di passare senza soluzione di continuità dal canto dei runi allo yoik, da temi intonati nelle cerimonie nuziali a un raro frammento di lamento funebre. Ne ricaviamo sensazioni ed emozioni forti, possibili nell’avventura festivaliera di Sommelo.




Ciro De Rosa
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