Sono passati due anni dalla scomparsa di Alberto Cesa e nonostante non siano mancate le iniziative per ricordarlo, il suo vuoto nella scena musicale italiana era e resta incolmabile, tuttavia in vita, lui stesso aveva avuto il tempo di tracciare ancora un pezzo del suo cammino, curando e realizzando due splendidi volumi per celebrare i trentacinque anni di attività dei suoi Cantovivo. Lo scorso anno, nel primo anniversario della sua morte, Nota, diede alle stampe Con La Ghironda In Spalla, uno splendido libro ricco di storie, racconti di viaggio ed aneddoti che ci presentava un lato forse poco conosciuto di Alberto Cesa, e che era completato da due cd con una selezione di brani di sua composizione e una raccolta di brani tradizionali provenienti da tutto il mondo. Mancava però la parte più affascinante dell’opera del musicista piemontese, ovvero quella dedicata alla ricerca e alla riproposta della tradizione musicale del Piemonte, e come già annunciato puntualmente ha visto la luce quest’anno con il titolo Il Canzoniere del Piemonte. Si tratta, dunque, di un documento preziosissimo nel quale è contenuto il risultato di un lungo ed intenso percorso di ricerca e di intervento volto al recupero ma anche alla diffusione della musica delle aree piemontesi, occitane e franco provenzali. Lungi dal volersi reinventare ricercatore e fedele al suo essere musicista, Alberto Cesa, seguendo il suo istinto e il piacere di poter risuonare certe melodie, aveva messo insieme negli anni un corpus di canti enorme, provenienti da fonti diversificate, come informatori occasionali, o estratti dalle ricerche di Costantino Nigra, di Leone Sinigaglia, o di Alfredo Nicola ma anche di autori dialettali come Angelo Brofferio. Sebbene in apparenza tutto ciò appaia privo di una sistematicità, nel complesso la magia di questo imponente lavoro di ricerca consiste nel fatto che lo stesso musicista piemontese era diventato parte della tradizione, come ricercatore coinvolto, e non è un caso che nel mezzo della raccolta ci sia qualche sua composizione o di qualche suo complice che abbia tutta l’aria di essere un brano tradizionale. Nell’approccio di Alberto Cesa si rispecchia anche quello dei suoi Cantovivo, che riuscivano a mescolare i canti piemontesi ora con temi medioevali ora con rimandi al folk europeo, il tutto senza mai perdere di vita la matrice originaria, ed è per questo che nel riproporre le musiche da ballo troviamo mescolate con disinvoltura monferrine e courente con sonorità scandinave ed irlandesi, e questo per far emergere il vero suono world, quel suono folk che unisce la gente, come in un'unica voce. Il testo attraverso le sue centosettanta pagine, mette insieme tutti i testi oltre settanta brani raccolti da Alberto Cesa, corredati da una approfondita spiegazione, dalla partitura e dalla traduzione. Non mancano nel corso delle pagine numerose annotazioni sulle varie sui principali temi della musica popolare come, le stagioni, la festa, il lavoro e la partenza, ma ciò che rende ancor più prezioso il tutto è una attenta disamina tecnica degli strumenti popolari, nella quale troviamo anche strumenti non convenzionali per la musica piemontese come la cornamusa o il dulcimer, proprio in virtù di quel concetto molto ampio di folk che Alberto Cesa negli anni aveva maturato. Completano il testo un ricco apparato fotografico e due cd, che raccolgono una selezione di trentanove brani registrati nel corso degli anni da Cesa, alcuni inediti altri estratti dai vari dischi pubblicati con i Cantovivo. Il Canzoniere del Piemonte insieme a Con La Ghironda In Spalla è un testo che non dovrebbe mancare nella libreria degli appassionati di musica popolare, per comprendere a pieno lo spirito che ha animato una delle anime più belle e preziose della scena musicale italiana.
Salvatore Esposito