Roberto De Simone, Son sei sorelle. Rituali e canti della tradizione in Campania, Squilibri 2010, Euro 95 pp. 372 Libro + 7 Cd

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Quando nel 1978 Roberto De Simone pubblicò Canti e Tradizioni Popolari in Campania, per Lato Side, accompagnato da un poderoso cofanetto composto da sette dischi in vinile edito dalla EMI, andò immediatamente a ruba tra gli appassionati e i cultori della musica di riproposta, che all’epoca andava prendendo sempre più piede. All’epoca non fu preventivata una ristampa della parte discografica, per cui in molti si dovettero accontentare della ripubblicazione del solo libro. Nonostante tutto, quest’opera ha rappresentato per oltre un trentennio un punto di riferimento imprescindibile per tutti coloro che si avvicinavano alle tradizioni popolari campane. Ad oltre trent’anni di distanza, e dopo una lunga fase di gestazione, quest’opera ha finalmente trovato una nuova vita in una versione ampliata ed accuratamente aggiornata dall’autore, curata magnificamente dal punto di vista editoriale da Squilibri, casa editrice da anni ormai impegnata sul fronte della pubblicazione di materiali di archivio di interesse etnomusicologico. Son Sei Sorelle. Canti e rituali della tradizione in Campania, questo il titolo di questa nuova versione del lavoro di ricerca del Maestro De Simone, segna anche un importante tappa per la composizione dell’Archivio Sonoro della Campania, un progetto promosso dall’associazione Altrosud d’intesa con la Direzione Generale per gli Archivi del MiBAC che, seguendo il modello già usato con successo in Puglia ed in Basilicata, si pone come obbiettivo quello di documentare le tradizioni dimenticate, fornendone la fruizione gratuita da parte di appassionati e studiosi. Roberto De Simone nel suo lavoro di ricerca sul campo nei primi anni settanta, ebbe la straordinaria intuizione di portare in studio i cantori e gli informatori e così riuscì a fissare su nastro un sorprendente corpus di canti devozionali, mantenendo intatta la passione e la tensione drammatica delle esecuzioni dal vivo, che avvenivano solamente nel corso delle feste religiose. A queste preziose e, a loro modo uniche, registrazioni, è stato affiancato tutto il materiale inedito raccolto durante le ricerche sul campo, proseguite ed estese nel corso degli anni a tutto il territorio regionale. Il tutto è stato accuratamente riordinato dall’autore, che grazie alla sua peculiare sensibilità artistica, è riuscito a dar vita ad una sorta di opera sinfonica in più parti, da cui ascolto si scopre una tradizione musicale a noi ormai lontana, ma che non smette di parlarci e trasmetterci emozioni. I sette cd, contengono così nella nuova edizione, oltre nove ore di musica, che aprono uno spaccato su un patrimonio straordinario per la sua complessità e per la varità delle sue forme musicali, un patrimonio salvato da Roberto De Simone, poco prima che la tradizione venisse travolta da quell'infarto culturale rappresentato dal rapido susseguirsi del dissesto socioculturale della Campania in generale e di Napoli in particolare. Pochi anni dopo l'opera di ricerca di Roberto De Simone, vennero gli anni ottanta, il terremoto, la ricostruzione, le Vele di Scampia, le mani sulla città, la Nuova Camorra Organizzata, la DC, che con un colpo di spugna fu cancellata una tradizione che parlava al cuore della gente, sostituendola con il vuoto, il niente, che venne ben presto occupato dall'effimero e poi dalla violenza selvaggia. Di questo il primo ad esserne consapevole è lo stesso autore, che nella prima edizione a stento conteneva l'emozione per essere riuscito a cogliere una tradizione musicale ancora viva, pulsante e vitale, mentre nell'introdurre questa nuova edizione non nasconde il proprio rammarico per aver visto dissolversi ogni cosa davanti ai suoi occhi e in un tempo brevissimo, e con essa anche quella profondità devozionale e religiosa che accompagnava i momenti rituali, oggi trasformati in occasioni per fare soldi, o magari accontentare questo o quel politico locale. Si passa poi ad una attentissima descrizione di tutta la strumentazione tipica della tradizione musicale campana, nella quale viene analizzato con dovizia di particolari ogni strumento. Del pari merita attenzione anche la parte dedicata ai vari generi musicali di questo ricchissimo patrimonio. Si spazia dalle fronne, ai canti a figliola, dalle tamurriate agli strambotti, fino a toccare canti di lotta sociale che raccontano la povertà del mondo contadino. Di tutti i brani contenuti nei sette dischi sono presenti delle dettagliate trascrizioni corredate dalla traduzione ma soprattutto dai racconti della ricerca sul campo. L’ascolto accompagnato dalla lettura dei testi, è così un vero e proprio viaggio nel tempo, in un passato ancora vivo, che ancora oggi appassiona, commuove e ci lascia con un pizzico di nostalgia. Attraverso le tracce dei sette dischi e le trecentosettantadue pagine del libro si riscopre un coacervo di tradizioni popolari, dove religione e magia si confondo intrecciandosi, tra credenze popolari e ritualità cristiana. Emergono culti che si perdono nella notte dei tempi come quello della Mamma Schiavona a Montevergine, o ancora usi come quello delle lamentatrici funebri di cui sono presenti le registrazioni di Giulia Cilletti, una delle ultime cantrici ancora in vita all’epoca della ricerca. L’ascolto non è mai avaro di soprese come nel caso di Giovanni Coffarelli, e della sua ineguagliabile voce o dei suonatori di tamburo come Antonio Torre, la cui fantasia e il cui senso del ritmo sono sorprendenti, o ancora la sua omologa famminile Rosa Nocerino, percussionista dotata di grande potenza e dallo stile unico. Dopo aver attinto a piene mani da questa immensa mole di materiale tradizionale, resta l’amaro in bocca, perché guardandoci in torno scopriamo che i pochi eredi in grado di riproporre quella musica, hanno smarrito del tutto l’interiorità religiosa, la sacralità del rito e la passione. Così le parole dell'introduzione di De Simone, sembrano acquisire ancora più peso diventando veri e propri magicini sulla strada di quanti si prendano la briga di operare mistificazioni su questi materiali tradizionali. "... et vitai lampada tradunt", questa frase di Lucrezio sarebbe così stata la conclusione perfetta per quest'opera, infatti come le staffette durante i Vulcanali, si passavano la fiaccola accesa, che rappresentava il ciclo vita/morte del sole, così a noi abbiamo il dovere di difendere la tradizione e per quanto possibile cercare di trasmetterla. Il Maesto De Simone con Son Sei Sorelle come in con gran parte della sua opera, è dunque uno dei grandi lampadofori del nostro presente. Con questa straordinaria opera ci consegna intatta la cristallizzazione di una tradizione popolare, le cui radici si perdono nella notte dei tempi. Un fermo immagine che è memoria, una memoria che a noi spetta non far disperdere, e forse riannodarne anche i fili con il nostro presente, i cui colori ogni giorno diventano più foschi. La tradizione è così un fiume carsico, che attraversa la storia, ora sommerso, ora ben visibile, noi dobbiamo seguirne il percorso, abbeverarci alla sua acqua, tornare alla sua fonte…

Salvatore Esposito

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