I suoni dei Casali Cosentini – Intervista con Antonio Bevacqua

Musicista, ricercatore ed etnomusicologo, Antonio Bevacqua è da anni impegnato nello studio della tradizione musicale della Sila ed in particolare della zona dei Casali Cosentini. Parallelamente alla sua attività di ricerca, è nato anche il progetto Neilos, gruppo con il quale nel 2007 ha inciso l’apprezzato Transumanza, disco interamente composto da composizioni autografe in dialetto calabrese ed ispirate alla tradizione popolare. Lo abbiamo intervistato per parlare del suo metodo di ricerca sul campo, dell’avventura con i Neilos e soprattutto del prossimo disco in uscita.

Come nasce la tua passione per la musica popolare ed in particolare l'interesse per quella della Calabria?
Di certo nel 1973, mio anno di nascita, in Calabria musica e suonatori tradizionali ce n'erano tanti e non potevo che crescere in mezzo a loro visto che la famiglia di mio padre da sempre ha svolto un’attività agropastorale nella Sila Greca. Tra i primi ricordi di bambino tornano sempre alla mente quelle meravigliose serate passate davanti al camino, a lume di candela (la luce elettrica in alcune zone ancora non era arrivata!!!) dai vari amici di mio padre che puntualmente, a fine cena, suonavano la chitarra battente e cantavano insieme alle mogli. Un mondo ormai davvero perduto che spesso per alcuni aspetti rimpiango, visto la vita frenetica odierna.

Da questa tua passione è nata poi anche la tua attività di ricercatore ed etnomusicolo...
Ho avuto modo di frequentare le scuole a Cosenza, una città molto importante della Calabria che mi ha dato un imprinting più underground anche se per alcuni versi provinciale. Sognavamo molto molto negli anni 80 e dalle prime e poche note sulla chitarra sono passato a suonare blues e rock pensando agli States e a Berlino che in quel momento stava abbattendo il muro. Nel 1991 mi sono iscritto a Lettere all’università della Calabria e ho da subito scelto l’indirizzo demo-antropologico. Sono stati anni importanti e di grande formazione; finalmente potevo approfondire lo studio della musica e degli strumenti tradizionali analizzandone la storia, la provenienza e il contesto socioculturale.

Quali sono i tuoi metodi di ricerca sulle fonti tradizionali?
Se avessi risposto a questa domanda un po’ di tempo fa avrei usato termini molto tecnici come ricerca sul campo, ricerca bibliografica, analisi dei valori culturali ecc. Certo un po’ di “mestiere” l’ho appreso dai tanti antropologi ed etnomusicologi che ho avuto modo di frequentare ma dopo tanti anni dico che la ricerca è senz’altro fatta di sentimento, di cuore. I pochi anziani suonatori riamasti in vita sono senz’altro generosi nel suonare e raccontare il loro sapere, sono però allo stesso tempo uomini di esperienza che di certo prendono le distanze da persone senza scrupoli e poco leali.

Come è nato il progetto Neilos? Qual è lo spirito che anima i vostri lavori?
Ho formato il gruppo nel 2004 dopo anni in cui ho suonato in diverse formazioni musicali, alcune delle quali da me create. Sentivo l'esigenza di far confluire le mie idee musicali e le sonorità che ho sempre ricercato in un unico progetto, con l'obiettivo di ampliare le potenzialità della musica e degli strumenti musicali popolari abbattendo i confini del contesto e del determinato.

Transumanza il vostro ultimo disco rappresenta una tappa importante per i Neilos, come si è evoluto dai primi dischi ad oggi il vostro sound e il vostro approccio con la musica tradizionale?
Transumanza è senz'altro un gran viaggio, una continua andata e ritorno in cui la musica, le idee, brulicano in spazi altri per poi ritornare sui passi natii ma offrendo nuovi contributi. Una tappa importante per noi perchè dopo tanto lavoro siamo riusciti ad incidere quello che avevamo da tempo nella nostra mente. Le sonorità del disco sono intrise di quel mondo musicale ancora purtroppo poco conosciuto e ormai quasi perduto che giace però nella memoria e nelle numerose bobine per fortuna ben conservate della Discoteca di Stato e di altri enti che conservano questo patrimonio. Le strutture armoniche perciò sono molto semplici e lasciano lo spazio ad un libero percorso melodico che diventa quasi padrone delle armonie.

In che misura la tradizione musicale della Sila ha influenzato Transumanza?
La Sila è un luogo immenso, come immensi e straordinari sono i sui paesaggi; il tempo è indefinito, ogni corsa si arresta per lasciare spazio al fruscio degli alberi, al suono del vento e alla magica voce del silenzio. Nel percorrerla, lungo il cammino, tra gli alberi, verso sud est si inizia ad intravedere il mare Jonio: è la Sila Greca. L'azzurro dell'acqua in lontananza fa da sfondo agli alti pini: si scorgono case e colline. Longobucco, Bocchigliero, Caloveto, Calopezzati, paesi dai nomi che rievocano la Grecia; sentieri, strade sterrate, in questi luoghi la famiglia di mio padre praticava la transumanza, in questi luoghi ritrovo la mia musica.

A livello sonoro nel disco si notano anche influenze provenienti dal Mediterraneo, dall'Est Europeo e dal Nord Africa, in che modo siete riusciti ad amalgamarle con le sonorità tradizionali?
Analizzando la storia è curioso osservare come un tempo il sud Italia era fortemente legato al nord Africa, all'est europa e alla Grecia. Il mare era l'autostrada che collegava e univa i popoli del mediterraneo, un continuo scambio che ha costantemente arricchito la cucina, le idee, la musica, e il pensiero di questi popoli. La chitarrra battente, le zampogne, la ciaramella, i flautini di canna, la lira calabrese, i tamburelli, sono stretti cugini dell'oud, del saz, del bendir, ecc. Il canto dei paesi arbresh presenti in Calabria è intriso di sonorità balcaniche, così come nei canti della Sila Greca si ritrovano tracce dei canti liturgici dei monaci bizantini approdati in Calabria intorno all'anno 1000. Il nostro lavoro perciò è spontaneo; è stato naturale per noi unire le nostre sonorità a quelle mediterranee, quasi a ribadire che quello scambio ancora continua, in un'atmosfera in cui niente diventa circoscritto e museale; le tradizioni perciò si annullano perchè tradizione e appartenenza a mio avviso fermano il dialogo e il confronto; al contrario le idee, l'impeto e la ricerca di nuovi orizzonti creano fermento.

I brani di Transumanza sono tutti originali, ma è evidente che siano nati su una base tradizionale. Puoi parlarci del tuo approccio alla scrittura dei brani e delle loro ispirazioni?
Ogni brano del disco ha una sua storia ed è caratterizzato da uno strumento popolare. Ad esempio in Liberamente ho utilizzato un Colascione, in Transumanza è in evidenza la Zampogna, in Anima zingara il bouzuki. Si, senz’altro i brani si sono sviluppati in base a dei riff generati proprio dalle sonorità degli strumenti.

Durante l'ascolto mi hanno sorpreso molto vari brani, in particolare mi piacerebbe che tu ci parlassi di Mare Nudu e Neilos...
Mare Nudu è un canto dedicato a quel mare che per secoli è stato fonte di ispirazione, interscambio culturale e commerciale diventato ormai una discarica senza dignità. Soffre quel mare, spogliato della sua integrità e attentato alla sua salute. Soffrono i pochi pescatori rimasti che ormai hanno poca speranza nel futuro...e cosa si può sperare ancora se davvero venisse confermata la presenza di scorie nei nostri mari? Ma la potenza di Nettuno è impressionante, il mare arrabbiato, con la sua forza riprenderà il suo potere, questo è certo.

Il brano Neilos è tratto dal Bios di San Nilo, la biografia del santo rossanese-bizantino dell'anno 1000, scritta dal suo discepolo Bartolomeo.
E' senz'altro la firma e la connotazione del gruppo, un'ispirazione determinata a valori profondi e spirituali nell'impegno verso la pace e la fratellanza. Neilos in greco antico significa fiume: è lo scorrere del tempo e dell'acqua purificatrice, anima del mondo, speranza di vita e di luce. Si mescolano nel brano il bouzuki e la ciaramella in un sirtaki senza tempo, straordinaria la voce di Gianluca Spatafora che ha saputo a mio avviso ben costruire la linea melodica del canto sulla base di un lavoro costruito insieme attorno alla musicalità bizantina.

Passando al tuo libro, I Tamburi della Sila, puoi parlarci di questo particolare lavoro dedicato ai Costruttori e Suonatori dei Casali Cosentini?
E' stato il viaggio più intenso della mia vita e paradossalmente a pochi passi da casa mia; le ricerche si sono concentrate in particolar modo a Sant'Ippolito, poco sopra Cosenza. Dieci anni di relazione e di interazione con il mondo Silano-occidentale, un incontro continuo ed una emozione intensa e straordinaria così particolarmente intima che fatico ad esprimere.

Più in particolare potresti illustrarci questa particolare tradizione?
Spesso nei paesi del sud Italia sovente capita, ancora adesso, di ascoltare una banda musicale composta da numerosi suonatori, per lo più di ottoni. Ecco, in sintesi i tummarini della Sila svolgevano lo stesso ruolo, annunciavano le imminenti feste suonando all'alba, a mezzogiorno e al tramonto, seguivano le processioni e annunciavano un lieto evento di un membro della comunità di appartenenza. Senz'altro l'origine e la presenza di questi strumenti in Calabria sono da ricondurre al medio oriente, in cui si sono sviluppati, in particolar modo in Turchia verso un utilizzo in ambito militare; non a caso in ambito etnomusicologico sono classificati come tamburi militari e grancasse.

Tornando al libro mi piacerebbe che tu ci illustrassi nel dettaglio i tuoi metodi di ricerca sul campo...
Ho utilizzato tanti aggeggi durante i miei lavori, alcuni di quali ora obsoleti tipo il minidisc, macchine fotografiche con pellicola, le prime macchine fotografiche digitali...pessimi attrezzi, anche se di fascino, se paragonati alle tecnologie attuali. Il manuale della ricerca antropologica prevedeva: ricerca bibliografica, analisi delle fonti dei folkoristi, dei viaggiatori stranieri e degli etnomusicologi; inoltre ricerca sul campo, elaborazione dati e stesura del testo. Ma il cuore e la sincerità sono venuti prima di ogni cosa.

Concludendo so che stai preparando un nuovo disco con i Neilos, puoi anticiparci qualcosa?
Si, ho un entusiasmo incredibile in questo periodo. Ho già composto molte delle musiche la scorsa estate nella splendida Maremma tra i grilli e le cicale insieme al mio Boss Br 600. L'11 giugno presenteremo a Berlino, al Carnevale delle culture il nostro nuovo singolo corredato da un video dal titolo Batte questo tempo, una canzone che parla di speranza e legalità. La formazione intanto è un po' cambiata, la musica è diventata più rock. Il sound è ben determinato dalla presenza alla batteria di Michele Panepinto, di Francesco Lombardo al basso, di Piero Carvello al pianoforte e alle tastiere. Vincenzo Scorza, sound designer, cura egregiamente le sonorità elettroniche. Le voci sono curate da Andrea Fenu e Alessandro Castriota. Di recente si sono aggiunti al gruppo la calabrese Preziosa Ierimonte alla voce e Marcello Pala al tamburo della Sila. La mitica Her è sempre vicina a noi così come preziosi sono i suoi consigli. Ci saranno molte novità, tra queste un forte impegno sociale corredato dalla stretta collaborazione con associazioni umanitarie molto importanti.

Neilos - Transumanza (Altrosud/Squilibri/Megasound/Egea 2007)

Nato nel 2004 da un idea del musicista e ricercatore, Antonio Bevacqua, il progetto Neilos è una delle realtà più importanti del scena folk calabrese, non solo per la loro intensa attività dal vivo che li ha visti protagonisti in Italia quanto all'estero, ma sopratutto per l'alta qualità delle loro proposta musicale. Il nome del gruppo rimanda all'antico nome greco di San Nilo di Rossano (CS), suonando quasi programmatico, infatti dalla loro musica emergono echi dell'incontro tra Occidente ed Oriente, reminiscenze di quell'epoca in cui sulle coste ioniche della Calabria approdavano i monaci bizantini, con loro quell'insieme di tradizioni ed usanza dei territori della Grecia e dell'Impero Romano d'Oriente. Proprio quell'incontro tra popolazioni diverse, ha lasciato profondissime traccie nella cultura e nella tradizione popolare della Sila Greca, ancora oggi ricchissima di musica e strumenti tipici come la chitarra battente e la zampogna surdulina. Il gruppo composto da un organico di quasi quindici elementi, tra cui spiccano Alessandro Castriota Skanderlberg ed Erma Castriota, vede la partecipazione anche di diversi musicisti locali come il costruttore di zampogne Luigi Nigro e i Tamburinari dei Casali Cosentini. Intorno al gruppo si muove anche l'associazione culturale omonima, impegnata nel promuovere e far conoscere la tradizione popolare calabrese attraverso numerose attività musicali e non. Il disco di debutto dei Neilos, Transumanza datato 2007, segue una serie di lavori autoprodotti legati alla tradizione popolare (Calabria Settentrionale e A riva il Polipo del 2004) e rispetto a questi ultimi si pone su un piano differente. Non più brani tradizionali ma piuttosto brani composti in dialetto ed ispirati dalla tradizione e dalla voglia di raccontare il Sud Italia in modo diverso, cercando di far emergere tuttociò che la cronaca spesso tende a tralasciare. Patrocinato dal Fondo Sociale Europeo, questo album concettualmente è ispirato dalla transumanza ovvero l'antico uso dei viaggi stagionali che i pastori facevano compiere alle greggi di ovini, spostandoli dalle zone montagnose verso il litorale. Tale usanza ormai del tutto scomparsa, è diventata per Antonio Bevacqua e il suo gruppo l'idea base di un più ampio discorso musicale, nel quale a mettersi in movimento non sono le greggi ma la musica. “Questo è il racconto di un viaggio in cui abbiamo portato a transumare idee, pensieri, musica, parole e progetti, senza perdere il riferimento alla nostra terra, alle nostre radici", così Antonio Bevacqua chiarifica gli intenti del suo progetto artistico, nel quale sonorità tradizionali si mescolano armonicamente con ritmi rock ed elettronici in un vortice travolgente si suoni e colori musicali di grande intensità. Transumanza è dunque un disco che spazia da momenti di grande lirismo musicale a trascinanti brani dal ritmo serrato nei quali si apprezza in tutta la sua originalità il dialogo tra gli strumenti di derivazione popolare (zampogna, bouzuki e colascione) suonati da Antonio Bevacqua con le ritmiche elettroniche confezionate dal sound designer Vincenzo Scorza e dalla sezione ritmica composta da Michele Panepinto (batteria) e Francesco Lombardo (basso). L'ascolto è coinvolgente per la carica emotiva di brani come Libera Mente, Transumanza o Mare Nudu, che sembrano disegnare davanti agli occhi dell'ascoltatore i paesaggi incontaminati delle splendide coste ioniche, dove la roccia e mare sembrano essere una cosa sola. Tra i brani più intensi vanno segnalati inoltre la sperimentale Ara Muntagna a metà strada tra elettronica e tradizione, la tarantella Anima Zingara ma sopratutto il Funambolo, un brano di impostazione cantautorale nel quale emerge tutta la forza del songwriting di Bevacqua. Transumanza è dunque una bella scommessa vinta dai Neilos, e siamo certi che il prossimo disco non mancherà di stupirci ancora.


Salvatore Esposito


Antonio Bevacqua - I tamburi della Sila Libro con Cd Audio, SquiLibri 2006, 142 pagine, Euro 16,00

Tipica dell’area dei Casali di Cosenza, la tradizione dei Tummarini è una delle più affascinanti forme di carattere culturale, antropologico e etnomusicologo della Calabria. Questa usanza vede i momenti della vita festiva e rituale delle comunità cadenzate dal suono dei tamburi e delle grancasse, costruite secondo una antica modalità nella bottega di Ippolito Reda. Antonio Bevacqua, nativo proprio di quella zona del cosentino, ha deciso oltre dieci anni fa di iniziare una ricerca sul campo su questa particolare tradizione e partendo da Sant’Ippolito, centro per eccellenza dei Tummarini, ha rilevato la presenza di tale usanza anche in altri paesi dell’area come Spezzano della Sila, Casole Bruzio, Cellara, Macchia, Pedace, Redipiano, Rogliano e Serra Pedace. Attraverso un’attenta analisi delle fonti originarie, documentate da un ampio archivio di registrazioni effettuate sul campo, Bevacqua è riuscito a ricostruire una cultura fin ora inesplorata, le cui uniche tracce risalivano al 1800. Il risultato di questa ricerca è stato cristallizzato in I Tamburi della Sila, costruttori e suonatori dei Casali Cosentini, libro edito da SquiLibri nel 2006 per la collana Archivi Tradizioni Musicali/Calabria e realizzato con il patrocinio dell’Unione Europea e dell’Assessorato ai Beni Culturali della Regione Calabria. Il libro documenta così un lungo ed articolato periodo di ricerca nel quale Bevacqua ha osservato e studiato i tammurinari, facendo emergere un’analisi di grande spessore antropologico. Si scoprono così i cicli festivi dedicati a Sant’Ippolito, caratterizzati dalle processioni, dai giri del paese compiuti al mattino e poi dai monumenti rituali come quello del cavallo fino a giungere all’appassionato e minuzioso studio delle esibizioni collettive a chiusura delle feste. Di grande interesse è poi la descrizione degli strumenti tipici, così come particolarmente riuscita ci sembra la scelta di affiancare al testo un ricco apparato fotografico curato da Alessandro Mallamaci. A compendio del libro c’è un disco audio che raccoglie trentaquattro brani estratti dal ricco archivio di registrazioni sonore di Bevacqua, che offrono una preziosa ricostruzione di una tradizione poco nota. I Tamburi della Sila è dunque un opera preziosa che apre uno spaccato su un mondo denso di magia e di cui al lettore fornisce un istantanea fedele ed emozionante.

Salvatore Esposito

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