Giuseppe Mighali (a cura di L. Chiriatti, M. Nocera, S.Torsello), Zimba - Voci Suoni Ritmi di Aradeo, Calimera (Le), Kurumuny, 2008, pp.90, Euro 12.00


La storia della famiglia Mighali, meglio noti come Zimba, significa parlare di un pezzo della tradizione musicale del Salento e di Aradeo, ma significa anche evocare l’indimenticato Pino Zimba, uno dei massimi esempi della riscoperta della pizzica pizzica e che mirabilmente è stato raccontato in Sangue Vivo da Edoardo Winspeare. Zimba – Voci Suoni Ritmi di Aradeo, nasce con l’intento di ripercorre per intero la storia di questa storica famiglia, a partire da Zimba Padre, straordinario suonatore di tamburello per tarantati e tarantato lui stesso, di cui attraverso attraverso le parole del figlio Pino scopriamo che cominciò a ballare a diciannove anni trascinato dalla pizzica e continuò per ventuno anni fino al 1963. Attraverso questo strumento gli Zimba esorcizzavano il male della vita, le sofferenze, la povertà, la difficoltà di andare avanti giorno dopo giorno ma allo stesso tempo era anche un modo per manifestare apertamente la loro lotta sociale per migliorare le condizioni del lavoro nelle campagne salentine. Attraverso il racconto di Maurizio Nocera scopriamo un Pino Zimba, giovane assorto nel guardare il padre ballare la pizzica, lavoratore instancabile sin da piccolissimo quando il padre armatolo di bilancione lo mandava in giro per a comprare i fichi secchi da rivendere al grossista di Lecce, e poi ribelle che fugge dal suo paese alla ricerca di un futuro migliore in Svezia dove conosce il carcere prima di far ritorno nella sua terra natale. Particolarmente suggestivo è poi il racconto di Luigi Chiriatti su Zimba Padre e sugli incontri con lui nelle puteche di Aradeo, dove le serate trascorrevano tra vino e canti, che furtivamente cercava di fissare su un registratore. Proprio in una di queste puteche avvenne anche l’incontro con Cola di Seclì, anche lui abituale frequentatore delle puteche di Aradeo, al quale riuscì a strappare i segreti di quella misteriosa e oscura danza a scherma che poi divennero oggetto del documentario Osso Sottosso e Sovraosso, storie di Santi e di Coltelli, la danza a scherma di Torrepaduli. Completano questo splendido libro una raccolta con traduzione a fronte vari brani tradizionali, una piccola raccolta di immagini ed un imperdibile cd nel quale sono contenute le ventitré registrazioni di canti, tra i quali ci piace segnalare Quannu Lu Zimba Face Lu Pane, Lu Zinzale, Cucuruccù, e Lazzareno, incisa nel 2004 da Pino Zimba e le sue Sorelle nel corso della manifestazione “Canti di Passione”.



Salvatore Esposito
Nuova Vecchia