Evita Polidoro – Nerovivo (Tǔk Music, 2024)

Artista eclettica in grado di muoversi abilmente attraverso ambiti musicali differenti, Evita Polidoro ha alle spalle un solido background formativo nel quale spiccano il diploma di teoria e solfeggio al Conservatorio di Torino e la laurea a Siena Jazz. Parallelamente il suo percorso artistico si è indirizzato verso il rock prima con i Rumor con i quali ha partecipato a Sanremo Giovani e successivamente con la sua band i Come On, Die, per approdare al jazz con il quintetto Fearless Five di Enrico Rava, il quartetto europeo di Dee Dee Bridgewater e il progetto This Woman’s Work di Maria Pia De Vito, ed ancora con il quartetto Emong di Michele Bonifati e Invisible Painters di Ferdinando Romano. Tutto questo, unito ad una visione molto aperta della musica, ha contributo a caratterizzare in modo determinante la sua originale cifra stilistica e non è un caso che nel 2003 si sia piazzata al secondo posto della classifica Top Jazz nella categoria Nuovo Talento. In questo contesto si inseriscono anche le collaborazioni con Miguel Zenon, Shai Maestro, Avishai Cohen e Matt Penman con i quali ha condiviso il palco a Siena Jazz, così come la partecipazione al tour di Francesca Michielin. “Nerovivo” la sua opera prima come leader, ha preso vita grazie alla lungimiranza della Tǔk Music di Paolo Fresu ed è stato registrato con in una formazione atipica in trio con le due chitarre di Nicolò Francesco Faraglia e Davide Strangio a dare battaglia con la sua batteria. Si tratta di un disco molto sperimentale che interseca influenze post-rock, musica ambient, avanguardia e jazz che spicca per la ricercatezza dei timbri e l’originalità della scrittura, intensa e vibrante che riflette un esplorazione sonora a tutto campo. Composto da otto brani per poco più di trenta minuti di musica, l’album è una sorta di lunga suite, tenuta insieme dalle quattro “Arie” che soffiano attraverso atmosfere riflessive, venate di malinconia e nelle cui pieghe si colgono diverse influenze a partire dai Quintorigo omaggiati anche nel titolo, passando per Claude Debussy, fino a giungere ad Aphex Twin. Ad aprire il disco è la tenue ed eterea “Arie di Pioggia” nella quale il climax lento scandito dalla batteria e dai synth in cui si inseriscono le frasi melodiche delle chitarre, evoca in modo molto poetico l’addensarsi di nuvole plumbee e l’imminente arrivo della pioggia. Si prosegue con il jazz-rock di “Black Mirror”, ispirata alla serie televisiva omonima e nella quale il groove della batteria sostiene l’architettura ritmica in cui si inserisce il dialogo tra le chitarre di Faraglia e Strangi. Il breve intermezzo “Arie dimenticate” nata da una improvvisazione tra le due chitarre, ci introduce alla raffinata “Limerik”, un omaggio ad Aphex Tiwn e strutturata in quattro segmenti sonori in cui si alternano chitarre e batteria in un gioco di scambi continui. Il vertice del disco arriva con “Extra-Ordinary” una improvvisa incursione verso i territori del pop nella quale spicca l’eccellente prova vocale della Polidoro che interpreta magistralmente il testo in cui riflette sulla difficoltà che si incontra ogni giorno nel mantenere vivi i rapporti umani, a volte segnati dall’abbandono e dal distacco. La funerea “Arie morte” con i rintocchi quasi dark della chitarra di Faraglia ci schiudono le porte al finale con “In Your Head” altro brano cantato del disco nel quale la Polidoro riflette sull’ipocondria e a cui segue “Arie ricordate” che rimanda al brano iniziale a chiudere un disco elegante e raffinato per concezione e realizzazione, ma nel contempo inquieto e tormentato nella sua ispirazione più profonda. Un ottimo debutto che conferma la vitalità creativa e il brillante eclettismo di uno dei talenti della nuova scena jazz italiana. 


Salvatore Esposito

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