Henri Texier – A Cordes Et A Cris (Disques JMS, 2019)

Tra il 2018 e il 2019 l’etichetta jazz francese Disques JMS ha ristampato in vinile i primi tre storici album del grande bassista Henri Texier. Originariamente pubblicati tra il 1976 e il 1979, “Amir”, “Varech” e “A Cordes Et A Cris”, compongono una splendida trilogia nella quale l’artista accompagnato esclusivamente dalla voce, dal suo contrabbasso e da pochissimi altri interventi, compie un percorso di ricerca sonora individuale piuttosto unico. Dopo un lungo periodo di collaborazioni con i pianisti Jef Gilson, Martial Solal, con il sassofonista Lee Konitz e conclusa l’esperienza con il gruppo Phil Woods & His European Rhythm Machine, Texier si dedicò finalmente ai propri progetti solisti. Nei primi anni settanta, in completa solitudine imparò a suonare diversi strumenti a percussione, flauti, Oud e iniziò anche a utilizzare la sua voce in modo particolare, influenzato dalle culture celtiche, nordafricane e mediorientali. Tutto ciò, unito alle timbriche jazz del suo contrabbasso, diede origine a una personalissima ibridazione sonora perfettamente espressa in questi primi tre album. “A Cordes Et A Cris”, l’ultimo a essere pubblicato nel lontano 1979 (e anche ristampato) ne è probabilmente l’esempio più compiuto. A differenza dei precedenti lavori, interamente eseguiti da Texier in completa solitudine, qui ritroviamo in studio ben quattro collaboratori, Aldo Romano alla chitarra, Didier Lockwood (Magma, Zao) al violino, Jean Charles Capon al violoncello e Gordon Beck al pianoforte. Oltre a impreziosire alcuni brani con i loro interventi, notevole in tal senso proprio la performance di Beck in “Libertad”, terzo pezzo del disco, questi preziosi ospiti aggiungono alla musica di Henri sfumature nuove e inusitate che la rendono ancor più completa e intrigante. Un bellissimo esempio è l’introduttiva “Luce d’Alba”, composta da Aldo Romano ed egregiamente cantata da Texier, responsabile inoltre del delizioso solo nella parte centrale del pezzo. Frequenti sono anche le contaminazioni con la musica folk, la briosa “Chemin De Vie” guidata da una formidabile performance del grande Lockwood al violino ne è una perfetta dimostrazione, così come le suadenti trame percussive dell’ipnotica “Hocoka”. Insomma, non è affatto semplice descrivere a parole il contenuto di questo disco. Qui il jazz incontra altri suoni e alte culture trasformandosi e rinnovandosi costantemente con un risultato piuttosto unico e sorprendente. “A Cordes Et A Cris” chiude egregiamente questa trilogia di ristampe. Se desiderate avvicinarvi ancora di più alla musica di Henri Texier non potete assolutamente lasciarvi sfuggire “Varech” e “Amir” due lavori altrettanto belli e significativi. 


Marco Calloni

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