In vetta al mondo musicale: la Transglobal World Music Chart di novembre

A guidare le danze della classifica mondiale di novembre è lo splendido “Pour-Afrigha”, pubblicato dalla storica label francese Buda Musique: un’esplorazione fascinosa creata da Saeid Shanbehzadeh (ney anban, la cornamusa iraniana, e sassofono), musicista di padre Baluchi e di madre afro-iraniana, discendente di terza generazione di schiavi “importati” da Zanzibar. Shanbehzadeh – artista residente a Parigi – è in compagnia di suo figlio Naghib alle percussioni, dal cantante Rostam Mirlashari (definito il Principe della musica del Baluchistan, in esilio in Svezia dal 1991) e del chitarrista jazz Manu Codjia. Subito dietro si attesta la confluenza di Trio Da Kali & Kronos Quartet. A parere di chi scrive, “Ladilikan” (World Circuit) è uno dei dischi top del 2017. Qui le corde del quartetto d’archi di San Francisco, aduso a interagire con musicisti e repertori di ogni latitudine, seguono le movenze della musica del giovane trio maliano, che annovera l’affascinante voce della cantante Hawa Diabaté, figlia del griot Kassé Mady, la corposità sonica del suonatore di ngoni basso Mamdou Kouyaté , figlio maggiore del celebre Bassekou, e la fluidità del balafonista Lassana Diabaté. Il dialogo tra i sette è costante, con il Kronos impegnato a costruire un tessuto minimale ed efficace intorno alla melopee africane. Tengono la terza posizione i veterani world francesi Lo’Jo con il loro caleidoscopio di influenze (Nord Africa, jazz, chanson e gypsy style) che riempiono “[Fonetiq Flowers]” (World Village). 
Scalano la classifica i Tribalistas (“Tribalistas”, Phonomotor), il trio di superstar brasiliani: Marisa Monte, Arnaldo Antunes e Carlinhos Brown, la cui forza sta nella convergenza di diverse anime musicali (paulista, carioca e nordestina). Tra gli ospiti, la fadista portoghese Carminho. A chiudere la prima cinquina, ci pensa la notevole novità che viene dall’altra parte dell’Adriatico, con la complicità di Joe Boyd e di Chris ‘Mr Glitterbeat’ Eckman: parliamo dei Saz’iso (“At Least Wave Your Handkechief at Me”, Glitterbeat), super-gruppo di quattro interpreti delle polivocalità isofoniche del sud dell’Albania con il sostegno melodico e ritmico di violino, clarinetto, flauto, liuto e percussioni. Tanto di cappello per Tony Allen, il signore che con il suo drumming ha codificato l’afro-beat insieme a Fela “Presidente Nero” Kuti, e il cui “The Source” (Blue Note) si rivolge al grande amore del batterista nigeriano per il jazz, testimoniato anche da un altro suo recente progetto, tributo a Art Blakey. Segue a ruota “Love is my Religion” (Alif), il crossover del virtuoso turco Omar Faruk Tekbilek, featuring Yasmin Levi e Idan Rachel: una collezione di brani di sapore mediorientale con innesti flamenco e contemporanei. Giungiamo alla vera novità, individuata al numero otto, dove si attesta un lavoro che merita di arrivare ai vertici della chart. Ci riferiamo a “Canzoniere”, il nuovo prodotto del Canzoniere Grecanico Salentino: è il nostro BF-Choice del mese di novembre; un disco importante e innovativo capace di spingere avanti la tradizione salentina vestendola nella forma della canzone e del pop, senza svilirla e privarla della sua essenza travolgente: davvero un esempio raro per la world music targata Italia. 
Resistono in classifica il cantaor colombiano Magín Díaz – coadiuvato dalla parata di star latino-americane che lo accompagna in “El Orisha de la Rosa” (Noname), mentre a chiudere la prima decina ci pensa la delizia acustica dei superlativi Frigg con “Frost on Fiddles” (autoproduzione), disco di folk contemporaneo del fenomenale settetto finnico per interplay, tessiture, dinamica, arrangiamenti e vigorosi cambi di passo. Scorriamo velocemente le altre dieci posizioni, dove tra molte conferme, ci imbattiamo in non poche novità. Tra le prime, c’è il vibrante mix di blues, rock, funk, suoni africani e caraibici dei Bokanté (“Strange Circles”, GroundUP Music). Poi, il debutto di Gwyneth Glyn, cantautrice del Galles settentrionale, il cui “Tro” (Bendigedig) con le sue canzoni di ispirazione folk che sposano diverse ambientazioni sonore. Ancora, troviamo Jupiter & Okwess “Kin Sonic” (Zamora Label/ Glitterbeat), nativo di Kinshasa dai trascorsi berlinesi, che cerca la sintesi sonora tra pop-rock e suoni del crogiuolo di popoli che abitano la Repubblica Democratica del Congo. Tra le seconde, segnaliamo l’ingresso del duo voci-percussioni Khalid Kouhen & Marylène Ingremeau (“Sillage”, Ouï-Dire / UVM), un altro brillante inedito sodalizio tra Khalid, di origini musicali afro-orientali-berbere del Marocco, e la scintillante ed eclettica vocalist Maryléne, la quale ha alle spalle studi di canto jazz, repertorio sefardita e popolare (ha studiato con Giovanna Marini) nonché della vocalità indiana. Di nuovo un nome africano che si fa strada: il chitarrista guineano di Conakry Moh! Kouyaté con “Fe Koti” (Foli Son Production),
combinazione di testi esistenziali, musica di espressione mandingo e attitudine rock. Altro ingresso coi fiocchi, con il sessantenne oudista Anouar Brahem (“Blue Maqams”, ECM), affiancato da due grossi calibri del jazz come il contrabbassista Dave Holland, il cui timbro caldo si combina alla perfezione con il liuto arabo, e il batterista Jack DeJohnette, altro strumentista versatile di immensa esperienza. Il quarto componente di questo ispirato nuovo progetto dell’indiscusso maestro tunisino è il pianista Django Bates. Meno convincente, la presenza così in alto del groove world di Baraka Moon (“Wind Horse”, Baraka Moon). Piuttosto, da ascoltare fino in fondo “Why Did We Stop Growing Tall?” (Glitterbeat), l’antologia di canti Abatwa, una comunità di pigmei del Ruanda in serio pericolo di estinzione. Tra canti ancestrali e voci di rapper, arpe, violino a una corda e loop realizzato con macchine alimentate a batteria, A terminare la prima ventina di piazze ci sono Ghalia Benali (“MwSoul”, W.E.R.F. Records), tunisina di nascita ma residente a Bruxelles, corroborata dal sound world-jazz dei belgi Mâäk e soprattutto gli Ndiaz (“Son’Rod”, Paker Prod), quartetto bretone, che dalla solida esperienza acquisita nelle festoù-noz, si aprono all’ibridazione, tra improvvisazione e danze che profumano di Medio-Oriente India e Brasile. Per investigare le successive venti piazze della Transglobal World Music Chart, potete visitare www.transglobalwmc.com 

Ciro De Rosa



Playlist by Juan Antonio Vàsquez

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