

Perché è un itinerario musicale ribelle?
In questi anni, incontrando musicisti rom o suonando noi all’estero, ci è capitato spesso di scoprire che esiste un repertorio italiano sotterraneo condiviso, ma che in Italia è messo ai margini. Intendo dire che ci sono dei brani, e spesso degli artisti, che pensiamo non ci rappresentino, quando invece sono riusciti a fare breccia, a dare emozioni molto più di tanti altri. Perché non accettare l’idea di un’Italia che dà emozione, anche se noi non ce ne rendiamo conto? Capita di suonare in luoghi molto lontani, in contesti piccoli, e scoprire che conoscono dell’Italia alcune canzoni con cui si sono innamorati o che utilizzano come colonna sonora di un matrimonio importate. L’idea è stata di pescare alcuni di questi brani e renderli nello stile di come li abbiamo ascoltati.
E così si finisce per suonare uno standard tutto speciale come “L’Italiano” di Toto Cotugno…
Il titolo “Rebelde” è un atto provocatorio e ribelle, visto che il brano più pruriginoso è “L’Italiano” di Cotugno, che è stato commentato come retorico, leggero e facile, non rappresentativo della nostra identità. Eppure, trovi ragazzi che in giro per il mondo, sentendolo, si sono emozionati. Però, è un pezzo “Rebelde” anche perché a cantarlo nel nostro disco è Paul Fantazie, non un compatriota ma un musicista rom rumeno.

Non è l’unico cantante chiamato a raccolta in questo disco: un altro nome di punta è Mannarino…
Mannarino è un vecchio fan di Acquaragia, con lui ci conosciamo da molti anni. Quando ha saputo del disco, è stata immediata l’idea di fare qualcosa insieme. Ha scelto “Musikanti”, un tradizionale dell’Est Europa, riuscendogli a dare la giusta emozione. Il brano l’ho appreso nella foresta di Białoweza, tra Polonia e Bielorussia, dove, durante l’estate, si incontrano varie famiglie rom per passare serate musicali intorno ad un fuoco: lì la lingua è davvero di frontiera.
Poi c’è Tonino Carotone…
È stata una scelta obbligata nel momento in cui abbiamo pensato alle collaborazioni per questo disco, con la sua voce graffiante e roca. Per lui ho scritto “Pane”, adatta a una voce da strada come la sua. Carotone canta anche “Lo Straniero”: con lui è stato come ritornare alle emozioni che dava lo stesso Georges Moustaki.

Il rebetiko, musica ribelle degli esuli greci, ha al suo interno un sottogenere ‘proibito’ chiamato Ta Kassiclidika, perché i testi delle canzoni parlano di alcool, droghe e storie fuori dalla legge. Insieme a Theodoro, con cui ci incontriamo per parlare del mal di Grecia e cantare gli standard delle taverne, abbiamo pensato a questa storia vera di una comunità Rastafari che vive su un’isola dell’Egeo, ma sogna di essere in Giamaica. È l’isola di … no, meglio non svelarlo! Ho scritto la musica e il testo di “Reggetiko”, mentre Theodoro ha dato al tutto un andamento di ‘nostalghia’.
Oltre al vostro affiatato quintetto, tra gli strumentisti c’è il maestro di San Vito dei Normanni, Mimmo Epifani…
Mimmo Epifani non è nuovo ai nostri progetti, ma questa volta ha partecipato a tutta la registrazione del disco. Mimmo è un’anima vorace che conosce repertori vastissimi: potrebbe fare con la sua mandola tutto il repertorio degli Alunni del Sole senza sbagliare una nota. C’è sembrato obbligatorio fare con lui questo percorso.

Per le più diverse ragioni: perché non mettere come prima ragione il fatto che ci sono musicisti e musicisti? Che alcuni gruppi costruiscono materiali musicali universalmente inattaccabili? Gruppi come i Bratsch, in Francia, hanno tirato fuori repertori originali, poi la tecnica individuale ha fatto sì che ci sia stato il successo che meritavano. Noi abbiamo avuto una storia un po’ strana. Abbiamo continuamente conseguito, per scelta e per incoscienza, tutte e due le strade: scendevano da un palco importante e poi il giorno dopo eravamo a suonare a un matrimonio, entravamo nella colonna sonora del Cirque du Soleil e il giorno successivo partecipavamo a un compleanno in un campo rom. Questo è avvenuto, soprattutto nel primo periodo di Acquaragia. Significa che rispetto all’estero, non c’è mai stata a coscienza che con maggiore impegno promozionale si potesse arrivare veramente ad altri livelli. Ciò, soprattutto quando progetti di questo tipo erano pressoché inesistenti, ed essere italiani e suonare musica gitana all’estero era il massimo dell’esotismo. Comunque, abbiamo fatto e facciamo tanti concerti in giro per il mondo. Però, è rimasta questa idea fanciullesca che bisogna frequentare anche la strada, e la strada fa perdere illusioni e molto tempo…. Così passavano gli anni e magari non c’era una foto decente e un video da proporre. Una leggerezza italiana nell’approccio al mercato internazionale che è fatta di molte parole e poco di fatti. Spesso ci distinguiamo per essere quelli che alle fiere arrivano con dépliant poco studiati, con video fatti in casa, con materiali che non riescono a reggere la concorrenza di gruppi esteri, meno interessanti ma che hanno investito molto nella promozione.
Acquaragia Drom – “Rebelde (Finisterre, 2017)
#CONSIGLIATOBLOGFOOLK
“Forgotten Gypsy Songs of Italy” è furbesco sottotitolo da esportazione di un album promiscuo, divertente e ben suonato: di quelli che si portano a casa volentieri dopo aver visto all’azione i funambolismi live degli Acquaragia Drom, ma che riluce di luce propria, perché specchio della multiforme italianità popular, reale, percepita e immaginata. La title-track che apre il disco, imbevuta di swing manouche, sapori latini e balcanici in stile manuchaoesco, assembla le voci di Martin Luther King, Pepe Mujica, Che Guevara, Thomas Sankara, Sandro Pertini, Menchu, Chico Mendes e Samora Michel accomunati dal “sogno” da realizzare lottando. In “Tu Vuo’ Fa Amerikano”, sul motivo carosoniano gli Acquaragia Drom innestano un inserto tratto dalla presentazione ufficiale di Donald Trump come presidente dell’Amerika, il cui insostenibile vocione salta fuori di tanto in tanto nel baldanzoso procedere del quintetto, che subito dopo cura efficacemente la vituperata “L’Italiano”, grazie alla voce rom di Paul Fantazie. Invece, “Filomena” è un ritratto di paese a tempo di ‘unza-unza’, allietato dai gustosi soli di clarinetto di Marco Colonna. Come il precedente, anche “Mercedes”, firmata Erasmo Treglia, si muove sbilenca e irresistibile a passo danzante, mentre si strascica dolcemente corrosivo il canto di Mannarino nel tradizionale “Musikanti”. Sono canzoni meticce e sghembe, apprese in viaggi fuori dai sentieri consueti, concepite «vagabondando tra un amore in crescendo e un accordo rubato», racconta Erasmo. Il vocione urticante di Carotone prende il comando in un brano sulla sacralità del “Pane”, il cibo dei poveri, che abbraccia umori gitani. Il cantante di Burgos ci mette la sua voce da strada anche nell’indimenticabile “Lo Straniero” che, complici le corde di Mimmo Epifani, ci spinge deliziosamente dalle parti del Pireo. Dal cilindro dell’ensemble esce una bella versione balcanizzata di “Io Sì”, canzone-poesia di Tenco, censurata per il suo “licenzioso e tormentato elogio dell’adulterio”, spiega ancora Treglia. In un disco di canzoni ribelli, non poteva mancare l’hassiklidika, il rebetiko dell’underworld, quello che racconta di droghe, alcool, di storie di amore, di povertà e galere: è la caracollante “Reggetiko”, dove i melismi di Theodoro Melissinopoulos, musicista greco della scena multiculturale romana, si accordano con i ritmi in levare. Di “ Bella Ciao” in versione mistilingue, cosa dire se non che in un disco ‘rebelde’ ci sta tutta? E poi è uno dei brani cantati dai musicisti girovaghi: una delle poche ballate a proiettare l’immagine di un’Italia ribelle che non fa sconti. Altra sorpresa in questo ritratto della Penisola è la versione gitana di “Vagabondo”, un altro hit vintage, che con un titolo così proprio non poteva mancare nella scaletta. Così come “Arrivederci Roma”, cavallo di battaglia dei lautari delle strade della capitale. Infine, ci mette le mani DJ Click, che avendo espresso l’intenzione di lavorare sul repertorio di Acquaragia, ci regala la sua dub-version “Pizzica Paliakos”.
Ciro De Rosa
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