Vilma Timonen Quartet – Drops (Bafe's Factory Records, 2015)

Il kantele, noto anche come salterio, è un un cordofono che riveste grande importanza nell’identità nazionale della Finlandia, essendo lo strumento che accompagna il canto runico (in finlandese runolaulu), espressione vocale dal particolare profilo ritmico e melodico, anticamente diffuso nell’area balto-finnica, ed in particolare in Karelia, situata al confine con la Russia. Questa regione è anche lo scenario delle storie nel “Kalevala”, dei canti runici raccolti nel poema epico nazionale finlandese da Elias Lönnrot, e che ruotano intorno alle storie dell’eroe Väinämöinen. Questi canti sono costituiti da quattro piedi trocaici (Vaka/vanah/Väinä-/möinen) caratterizzati da un ritmo molto particolare che tende ad accentare la seconda sillaba di ogni piede, presentano molte allitterazioni, con ripetizioni di suoni e sillabe. Dopo la riscoperta negl’anni trenta, il canto runico conobbe un vero e proprio boom durante il revival degli anni Settanta, tanto da essere insegnato nelle scuole e studiato nelle università. In questo quadro si inseriscono anche gli studi compiuti da Vilma Timonen, docente di musica tradizionale alla Sibelius Academy la quale, dopo aver dedicato gran parte della sua attività di ricerca al kantele, a partire dal 2007 ne ha sperimentato e ricontestualizzato l’uso attraverso sonorità moderne dal jazz alla musica contemponea. E’ nato, così, il Vilma Timonen Quartet, formazione che unisce, alle melodie cristalline del kantele suonato dalla ricercatrice finlandese, le percussioni e la voce di Tuomas Timonen, i colori del polistrumentista Topi Korhonen (chitarra, tromba, mandolino e voce) e il basso di Jaakko Kämäräinen. Dopo aver dato alle stampa già due album, tra cui l’ottimo “Forward” del 2009, il quartetto finlandese torna con “Drops”, nel quale hanno raccolto nove brani originali firmati prevalentemente dalla stessa Vilma Timonen (con l’eccezione di due episodi in cui è affiancata nella scrittura da Tuoma Timonen e Jaako Kämäräinen, autore anche del brano conclusivo) e basati sulla riscrittura di melodie tradizionali, nei quali gli stilemi del canto runico si mescolano con felici intuizioni musicali. Rispetto ai dischi precedenti, si nota chiaramente come la Timonen abbia spostato il confine della propria ricerca musicale ancora più avanti, portando il kantele in un contesto sonoro ancor più sperimentale. Laddove infatti ogni brano si regge sulle evocative trame sonore del kantele suonato dalla Timonen, l’interplay con gli altri strumenti ne esalta la forza espressiva, attraverso linee melodiche elenganti e dense di lirismo. Altra differenza sostanziale rispetto al passato, è la presenza di brani cantanti in finlandese ed ispirati al canto runico, come racconta la stessa ricercatrice finlandese: “Per me, la musica racconta storie con o senza parole. Il canto runico finlandese, che è il nostro canto nazionale, mi ha ispirato molto, perché sono stata sempre affascinata da come suonano sillabe, da come si fondono l'un l'altra, e da come il linguaggio si senta nelle espressioni. Questo è il motivo per cui scrivo anche testi solo in finlandese. Il linguaggio è estremamente ricco, pieno di colori e le varie sfumature di espressione”. L’ascolto svela nove brani di grande spessore in cui brillano non solo le doti vocali e strumentali della Timonen, ma anche la particolare cura per gli spaccati corali e polifonici in cui intervengono le voci degli altri strumentisti. Con il suo fascino “Drops” conquista l’ascoltatore sin dalle prime note regalando composizioni di grande pregio come il crescendo dell’iniziale “Tähtineito”, la rarefatta bellezza di “Viima” e “Kuutar”, le interazioni con il jazz di “Tuuli” e gli eccellenti strumentali “Pinnan Alla” e “Basantapur”, ma il vero brano cardine del disco è la title-track in cui brillano tutte le doti compositive ed esecutive di questa formazione. Assolutamente consigliato. 


Salvatore Esposito
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