Edmondo Romano – Missive Archetipe (Felmay, 2014)

Non sarà stato certo facile per Edmondo Romano dare un seguito a “Sonno Eliso”, il suo album del 2012 che ha ricevuto critiche lusinghiere a tutto campo. Questa nuova incisione è il secondo capitolo della trilogia sul tema della comunicazione del polistrumentista genovese (sax soprano e contralto sax, clarinetto, clarinetto basso, low whistle, chalumeau, flauto, tastiere, loop, composizione e arrangiamenti). « “Sonno Eliso” è la comunicazione tra il Maschile ed il Femminile, “Missive Archetipe” tramite la parola, è il Verbo parlato e scritto. Il terzo capitolo, che s’intitolerà “Relìgio”, affronterà la tematica attraverso la religione nelle sue diverse forme. Considero queste espressioni di contatto tra gli esseri le tre fondamentali componenti per l’evoluzione spirituale e culturale umana. Come il primo lavoro, anche “Missive Archetipe” è un disco composto da ‘musica per immagini’, molto della scrittura è scaturito dallo stretto rapporto che da anni conduco con il Teatro, terreno che considero fertile per poter lavorare in grande libertà espressiva. Invece, altri brani sono stati composti appositamente per completarne il discorso. “Missive Archetipe” rappresenta la storia immaginaria dell’essere umano, dalla sua creazione fino all’aberrazione dei giorni moderni (l’Olocausto del penultimo brano); è un lavoro che vuole guidare l’ascoltatore in un viaggio dentro il proprio essere, attraverso i suoni e le parole che esprime, le metafore che ognuno può liberamente interpretare. Un percorso che non ti lasci indifferente, perché il ricordo, la memoria, sono sicuramente i beni più preziosi che possediamo, ma anche la capacità di viaggiare dentro noi stessi è consapevolezza che mai dovremmo perdere, anzi accrescere. Il mio umile consiglio per immergersi in questo mondo è quello di ascoltarlo quando si riesce a trovare il giusto momento, il tempo sufficiente, in silenzio, forse al buio… un rituale a cui forse ci siamo disabituati troppo velocemente». Con questa parole Edmondo Romano presenta ai lettori di “Blogfoolk” il suo nuovo CD, che offre nuovi sviluppi sul tracciato creativo del musicista e ne rappresenta un allargamento di prospettive. Il disco si dipana in dodici composizioni dal profilo orchestrale, che si susseguono senza soluzione di continuità. Temi composti da Romano, eccetto un canto tradizionale e due brani cofirmati (“Carme” con il fiatista Gianfranco Di Carlo e “Dato al Mondo” con Fabio Vernizzi), ora stratificati ora rarefatti, che esprimono differenti stati d’animo, pur nella compattezza del disco, sintetizzando la cifra musicale del compositore: dal classicismo al minimalismo, dagli sbocchi prog (come in “Vestire la tua pelle” – di cui il CD contiene anche la traccia video – dove affiora la memoria del Banco) alla matrice etnico-popolare, fino all’improvvisazione di impronta jazzistica. In tal senso, “Il giardino degli animali eterni” – a nostro avviso, tra i brani di punta del disco – incarna la fitta trama sonora messa a punto dal musicista. Ascoltiamo ancora la voce di Romano: «Il primo brano s’intitola “Petali di carne” e vuole rappresentare la caduta sulla terra e quindi la nascita, “Parabola” è la nascita della Parola e della prima consapevolezza, “Ahava” è l’innamoramento tra creature, “Dato al mondo” rappresenta la procreazione, “Il giardino degli animali eterni” il rapporto con la Natura, “Questa terra” il raggiungimento dell’equilibrio, il conclusivo “Missive archetipe” la speranza di tornare a vivere con ritmi più consoni all’essere umano, ritmi che potrebbero riportare l’uomo al punto di partenza, cioè creare nuovi “Petali di carne”, esseri capaci dello stesso percorso». La libertà compositiva del musicista ligure non intende rivolgersi ad un pubblico specifico: «La musica nasce in totale libertà, non viene pensata per qualche specificità. Credo che il compositore sia solo un mezzo per amplificare a vantaggio degli altri ciò che già esiste, solo un essere capace di cogliere e trasformare un messaggio che in qualche modo doveva comunque nascere», chiosa Edmondo. Un lavoro di ispirazione colta, che ospita all’interno del flusso sonoro reading nei quali risuonano versi di Catullo, Rumi, una ninna nanna popolare e le parole di Charlotte Delbo, testimone delle atrocità dei campi di concentramento. «Sono porzioni volutamente mancanti in “Sonno Eliso”, poesie indispensabili per completare il lavoro, poesie che amo particolarmente: “A Lesbia”, di Catullo, per me rappresenta la passione amorosa; “Morite, morite” di Jalal al-Din Rumi l’eterno dilemma dell’essere umano; “Vestire la tua pelle” di Charlotte Delbo al tempo stesso denuncia una modernità violenta ed è un inno alla vita che sorge dalle macerie del Male; “Ninna nanna sette e venti”, è tra le più belle della nostra tradizione popolare, canta la protezione verso un figlio». Cinque voci di pregio danno pieno senso ai recitati: «Marco Beasley per le sue peculiari caratteristiche della sua voce antica, Simona Fasano per il suo suono etereo, Alessandra Ravizza per la sua grande musicalità capace di esprimersi anche nel solo recitare in antico persiano, la voce di Lina Sastri per la sua capacità di rendere duri e sofferti i versi di Catullo, Laura Curino che in poche parole riesce a materializzare la madre che racconta una ninna nanna)». La scelta di tre pianisti è dettata dalla volontà di combinare le diverse partiture con differenti sensibilità musicali: così troviamo il classicismo accademico di Elena Carrara, il pianismo dinamico ed eclettico di Fabio Vernizzi, quello obliquo di Arturo Stalteri, che da sempre spazia liberamente nei territori musicali. Completano l’organico Kim Schiffo (violoncello), Redouane Amir (fagotto), Elias Nardi (‘ûd), Max Di Carlo (tromba), Gianfranco Di Franco (flauto, clarinetto), Vittoria Palumbo (oboe), Roberto Piga, Alessandra Dalla Barba, Gabriele Imparato (violino), Riccardo Barbera (contrabbasso), Marco Fadda (percussioni). 


Ciro De Rosa
Nuova Vecchia