Mark Knopfler - Privateering (Mercury)

Mark Knopfler, ovvero dal fascino degli 80’s, era geologica che vedeva il nostro come obiettivo di totale dedizione da parte di adolescenti brufolose, al crooner dal tono roco e dalla voce bassa che racconta storie di passione in un mix di radici blues americane e striature folk. Mark che è chitarrista eccelso e campione di misura, Mark che ha la stessa identica età di Bruce Springsteen ma meno ansia di apparire ancora giovane, Mark che gira il mondo da privato, guidando una sua ciurma di musicisti e tecnici a vedere il mondo in diretta, spesso in ottima compagnia, prossimamente un bell’intensivo giro d’America con Bob Dylan. E’ il primo album doppio del nostro eroe, anche se il significato di doppio album è stato sovvertito dall’avvento del cd, ai miei tempi era un appuntamento cruciale, folle e impegnativo, dal quale si usciva vincenti o con le ossa rotte, dacché rari sono i doppi con la coesione e la qualità richiesta, che sò, Blonde on Blonde di Bob appunto, The River del Bruce più newyorkese e divertito, i Clash di London Calling. In questo caso, Mark sente una sorta di imperativo di scrittura e di omaggio alla musica che gli ha dato una ragione per vivere dentro questi hard times. Lo fa in buona compagnia, assieme al sodale dai tempi dei Dire Straits, Guy Fletcher e alla sua band, oltre ad alcuni ospiti, tra i quali spicca il talentuoso Kim Wilson, ex-Fabolous Thunderbirds all’armonica. Il disco si muove lungo coordinate che fondono atmosfere flok inglesi e cazzuto blues Chicago Style, quello di Muddy Waters per intenderci, portato avanti in a swingins style. Pensate a un nostro artista ultrasessantenne, lascio a voi l’onere di dargli un nome, quanto conta per lui la musica? Poco, pochissimo, perchè i nostri italioti musicanti popolari (quelli capaci di riempire un palazzetto dello sport per intenderci...) secondo me non ascoltano più musica come si deve e men che meno lo fanno quelli che dovrebbero aiutarli a portare a casa un nuovo disco, troppo occupati i nostri artisti a proseguire sulle strade già battute per accontentarsi di fare buona musica con del groove, loro devono far risaltare l’acrobaticità della loro voce, oppure si preoccupano in modo sbagliato, di rimanere moderni. Lungi dal nostro Mark, che multimilionario sicuramente è, dopo avere riempito degli stadi. Quello che rappresenta la sua preoccupazione è far musica, con la sua attitudine, che piace a lui. Punto, semplice ma speciale. Che musica sia, fa piacere ascoltare questi suoni, questo calore, mentre aspetti l’aereo, l’ho fatto proprio ieri e mi son goduto ogni sfumatura e ghirigoro di chitarra, ogni respiro dentro al microfono, ogni parola. "Redbud Tree", che apre il cd, mi piace molto, così come le atmosfere di tutta la prima facciata, anche se ho ascoltato il cd, mi piace pensarlo così. La seconda parte è più bluesaggiante, ma non meno affascinante, essendo questi dei musicisti esperti ma emozionali. Mi rimane solo un cruccio, non poter vedere una data del giro americano di Mark con Bob Dylan.


Antonio "Rigo"Righetti
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