Domenico Di Virgilio, Luigi Di Tullio (a cura di), Nuovi canti della Terra d'Abruzzo. I canti della tradizione popolare abruzzese attraverso nuove elaborazioni, SquiLibri 2020, Euro 28,00, pp.270 Libro con 2 Cd

Nelle tradizioni popolari, musica e danza rappresentano un elemento centrale ed aggregante delle comunità, accompagnando e scandendo i momenti più importanti della vita quotidiana, nonché il ciclo delle stagioni. In particolare, il canto - ancora oggi - resta una delle modalità più diffuse per esprimere sentimenti profondi, soprattutto nell’accezione comunitaria dove assolve anche ad una funzione socializzante. In questo senso, il fenomeno dei cori, ampiamente diffuso in tutta Italia, rappresenta uno straordinario esempio di musica di insieme e non è raro, per quanti si trovano ad operare in queste realtà a livello amatoriale, affrontare l’esecuzione di brani del repertorio popolare. Tutto ciò ha rappresentato uno stimolo importante per discussioni e riflessioni, attivate in varie regioni italiane, su modi, metodi, finalità, stili, obiettivi della e sulla musica popolare e, in particolare, ci si è interrogati sulla scelta dei brani da reintepretare e quali accorgimenti usare per la loro elaborazione, giungendo a risultati simili ma con approcci metodologici differenti. Emblematico in questo senso è il caso dell’Abruzzo dove, in seno all’Associazione Cori d’Abruzzo, sin dai tempi dalla presidenza di Pasquale Colangelo (alla guida del consesso dal 1987 al 2003), è stato avviato un acceso dibattito in questo senso che ha rappresentato la base di partenza per diverse iniziative, animate dalla rete MVSA Musica d’Abruzzo, e volte a salvaguardare e preservare il patrimonio musicale della tradizione abruzzese. In particolare, l’etnomusicologo Domenico Di Virgilio e Luigi Di Tullio, direttore del Coro Polifonico Histonium “B. Lupacchino dal Vasto”, hanno dato vita ad un interessante progetto, realizzato all’interno degli interventi predisposti dal MiBACT a “Salvaguardia del patrimonio musicale tradizionale” volto ad “incentivare l’interesse dei giovani e della collettività per la produzione musicale non professionistica (…) del patrimonio musicale tradizionale nazionale (...) e offerta di nuove composizioni”. Ne è nato il volume “Nuovi canti della Terra d'Abruzzo. I canti della tradizione popolare abruzzese attraverso nuove elaborazioni” con allegati due cd, promosso dal Coro Polifonico Histonium “Bernardino Lupacchino dal Vasto”, dall’Istituto Nazionale Tostiano e da A.E.L.M.A. (Archivio Etnolinguistico Musicale Abruzzese), tre enti che hanno fatto della valorizzazione del territorio dell’Abruzzo la loro peculiarità culturale e musicale. La genesi dell’opera si è articolata in due fasi: la prima è stata finalizzata alla scelta dei canti, tra le registrazioni sul campo, effettuate da, a partire dagli anni Sessanta, da Alan Lomax, Nicola Jobbi, Diego Carpitella, Domenico Di Virgilio e Carlo Di Silvestre. Sono stati, così, selezionati ventuno brani tra quelli eseguiti senza accompagnamento strumentale e, dunque, più facilmente adattabili alla coralità che, nel loro insieme, offrono una panoramica efficace di quello che era il repertorio agro-pastorale/contadino, raccolto sul territorio abruzzese dagli etnomusicologi dal 1948 alla metà anni Novanta. Questi brani sono stati, poi, affidati alle cure di diciassette compositori (Tiziano Albanese, Mario Canci, Gianfranco Catelli, Federico Del Principio, Giuseppe Di Bianco, Mariella Di Giovannantonio, Luigi Di Tullio, Barbara Filippi, LucianoFiore, Marina Gavelli, Mauro Giuliante, Carmine Leonzi, Michele Peguri, Andrei O.Popescu, Federico Raffaelli, Francesco Sbraccia e Roberta Vacca) i quali, seguendo le rispettive sensibilità artistiche, hanno proceduto alla riscrittura in versione per corali con l’ambizione di rivisitarli e reinventarli, senza sacrificarne i tratti distintivi, le strutture e gli stilemi più significativi. La seconda fase è stata finalizzata alla vivificazione del lavoro svolto, sia in fase di ricerca che di composizione, attraverso le interpretazioni delle nuove versioni dei brani da parte delle corali (Corale Folkloristica “Luco dei Marsi”,Corale IV M Liceo Musicale “Delfico” (Teramo), Coro Euridice (Bologna), Coro Polifonico Dauno “U. Giordano”(Foggia), Coro Gamut (Pescara), Coro Note Blu & Enarmonie di Villa Carpegna (Roma), Coro Polifonico di Tolentino, Coro Ars Vocalis (Roseto), Coro Liceo Musicale "R.Mattioli”(Vasto), Coro Giovanile Siciliano, Coro Polifonico Stella Maris (Vasto), Coro “G. De Cicco” (Carlentini), Kantika Vocal Ensemble, Pellezzano (Salerno), Ensemble Femminile del Coro Polifonico Histonium"B. Lupacchino dal Vasto”,Latino Balcanica Ensemble (Bologna), Schola Gregoriana “Piergiorgio Righele” (Pescara), Studium-Cantieum (Cagliari) e SempreVerdi Singers (Teramo)). Introdotto da Bruno Di Lena, presidente Coro Polifonico Histonium “B. Lupacchino dal Vasto” e Maurizio Torelli, direttore artistico Istituto Nazionale Tostiano di Ortona, il volume si apre con “La coralità come riscoperta delle nostre radici” prefazione metodologica di firmata da Luigi Di Tullio e nella quale si legge: “Ci interessava fornire la “lezione originale” per poter aver meno barriere e filtri al momento dell’approccio da parte del compositore e tentare di far partire: il progetto di rielaborazione per più voci dal suono "diretto" che ci arriva ancora oggi attraverso le registrazioni sul campo (…) Siamo partiti quindi dalla fonte “primaria”, frutto di ricerca. Scrive Scattolin nel suo saggio in questo volume, in riferimento anche a Giorgio Vacchi: “si deve riconoscere, per quanto riguarda sia l'elaborazione della melodia popolare sia la vocalità, che l’approccio alla cultura popolare si fonda esclusivamente sulla ricerca e sul-lo studio delle fonti. Ricerca quindi dell’origine, dell’originalità, della peculiarità. Chi si occupa dello studio dei dialetti oggi affronta da subito alcuni problemi”. In questo senso, viene posto in rilievo l’esigenza di rendere fruibili i materiali popolari e non ci sorprende che, i curatori del progetto siano riusciti a coinvolgere non solo compositori giovani e meno giovani, abruzzesi e non, ma anche numerose corali da tutta Italia per un totale di circa cinquecento persone. A riguardo, Di Tullio scrive: “Ci siamo anche subito accorti che il progetto non poteva essere esaustivo, e che non avrebbe mai potuto considerarsi conclusivo, ma ci ha oltremodo convinti che esso invece avrebbe rappresentato l'inizio di un vero e proprio work in progress. Uno degli obiettivi principali era quello di avvicinare il più possibile compositori e cori al canto popolare abruzzese”. Quanto sopra dimostra evidentemente un interesse ancora vivo per la cultura popolare, al di là delle appartenenze regionali. Si prosegue con il contributo di Guido Messore e Domenico Di Virgilio nel quale vengono messe a confronto le esperienze di Abruzzo e Molise nella risposta al progetto ministeriale, e l’interessante lavoro retrospettivo, sempre a firma di Di Virgilio, nel quale viene ripercorsa brevemente in retrospettiva la ricerca etnomusicale in Abruzzo. Non manca uno sguardo verso l’archivistica con il capitolo “Fonti di musica in Abruzzo: archivi musicali, archivi sonori e collezioni” curato da Gianfranco Miscia, mentre Marco Della Sciucca analizza la seconda fase rilevando come il risultato sia stato assolutamente poliedrico nel fotografare ciò che avviene in Abruzzo e in Italia. Ulteriore contributo di grande interesse è quello di Pier Paolo Scattolin sugli aspetti della tecnica vocale nelle elaborazioni polifoniche del canto popolare, a cui segue la breve ma efficace presentazione del repertorio da parte dei curatori. Il cuore del libro è rappresentato dalle partiture di tutti i canti reinterpretati, tutti opportunamente accompagnati dai riferimenti alle registrazioni storiche e da un breve commento. Il corpus di brani oggetto del lavoro di Di Virgilio e Di Tullio è stato accuratamente suddiviso per tipologia in due grandi sezioni nel volume a cui corrispondono i due dischi con il primo dedicato al repertorio profano e il secondo focalizzato su quello religioso. Suggestivo è, dunque, ascoltare brani legati al ciclo della via (ninna nanne, matrimoni, filastrocche), al ciclo calendariale (Pasquelle, Sant'Antonio, canti per il maggio o per la primavera), canti narrativi, ma anche brani relativi al repertorio liturgico e paraliturgico, il tutto da farsi con le partiture davanti e seguendo i commenti dei curatori. Si supererà, così, l’apparente ostacolo di complessità di una pubblicazione destinata certamente alle corali, ma preziosa anche per quanti si interessano di musica tradizionale. 

Salvatore Esposito

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