Tre Martelli in “Concerto di Natale”, Teatro Ambra, Alessandria, 15 dicembre 2019

E' un appuntamento che si rinnova da ormai oltre quarant’anni quello con il concerto di Natale dei Tre Martelli. Un appuntamento con cui la band alessandrina ha cercato, nel corso degli anni, di riscoprire e diffondere i canti tradizionali legati alle festività, raccontando la natività attraverso la tradizione popolare, prevalentemente, ma non solo, del Piemonte. Passando dal sacro al profano, dai canti di ispirazione più prettamente religiosa alle musiche da ballo e da festa, i Tre Martelli anche quest’anno hanno fatto rivivere il clima delle feste natalizie popolari, fatto di religiosità, rappresentazioni popolari e usanze locali. Quello preparato per quest'anno però è un appuntamento particolare, perché la band ha in serbo due sorprese. La prima, già annunciata da tempo, è la partecipazione di Gianni Coscia, uno dei più importanti fisarmonicisti jazz italiani, amico e compaesano dei Tre Martelli. 
La seconda è che la band sta lavorando ad un prossimo disco di canzoni natalizie, quindi questa serata non solo è stata quasi una prova aperta al pubblico, ma è stata anche integralmente registrata, e alcune di queste esecuzioni potrebbero finire nel prossimo disco. L’inizio del concerto è alle 17.00 in punto, quando i cinque musicisti prendo posto con cornamusa, bassetto, fisarmonica, violino e ghironda, per un'introduzione strumentale che apre all'ingresso del cantante Vincenzo “Chacho” Marchelli, con una bella versione di “Er car di Trasloc”, un testo del poeta Giovanni Rapetti musicato dai Tre Martelli, a cui segue “Chant de bergeres”, con l’ingresso sul palco anche della voce femminile, Betti Zambruno. Due voci che si rincorrono, amalgamandosi o alternandosi a seconda dell’occasione, e che hanno raggiunto un’intesa davvero perfetta. I due insieme eseguono anche la seguente “Jacoutin”, un canto provenzale del 1550 raccolto in Savoia, 
che farà parte probabilmente del prossimo disco dei Tre Martelli. Viaggio a Betlemme è uno di quei canti che si ritrovano più o meno simili in molte zone d'Europa (Joan Baez ne cantò una versione anglosassone nel 1961, The Cherry Tree Carol). La versione proposta stasera, cantata da Betti Zambruno, però è tipicamente alessandrina, sia per la musica che per il testo, raccolto dal ricercatore Franco Castelli nel 1968 in una frazione del capoluogo mandrogno. A metà concerto fa il suo ingresso sul palco Gianni Coscia, che insieme alla band esegue prima “Mazurtango”, brano nato dal tentativo di immaginarsi che musica potesse eseguire un alessandrino emigrato in Argentina, a cui segue poi un brano tipicamente natalizio, “Là An sla tera benedia”. Con il maestro della fisarmonica jazz il concerto sale di tono, il folk tradizionale dei piemontesi si incrocia al jazz, creando un connubio emozionante. 
Quando poi la band lascia il palco al solo Coscia per uno splendido medley costruito su alcuni temi dei più famosi classici natalizi pop, jazz, e religiosi, eseguiti con un tocco, una classe e una leggerezza da veri maestri, per cinque minuti il Teatro Ambra cala in un attentissimo silenzio. Un altro momento molto intenso si è avuto con l’interpretazione solo voce e fisarmonica di “Dormi dormi bel bambin”, quando la fisarmonica di Coscia e la voce di Betti Zambruno hanno regalato ancora grandi emozioni. Raccontando la magia del Natale attraverso i canti popolari, i Tre Martelli la rendono più reale, quasi terrena, togliendo quella patina commerciale da evento puramente consumistico, e facendola tornare alla sua origine popolare. Anche questo è il significato di brani quali Gesù “Bambin l'è nato”, “L'angel Gabriel”, altro brano tradizionale raccolto da Franco Castelli, o La strenna, eseguito a cappella dai soli Betti e Chacho, una ricostruzione di strofe ritrovate
dei canti di questua natalizi, a cui segue lo strumentale “La Trêve de Noël”, a sottolineare ancora una volta che il Natale era anche un’occasione per fare festa e ballare. E quindi stasera c’è spazio anche per bourrée, valzer, polche scottish e sbrandi. Si chiude con “Sentè cunpaire Andreo”, per un gran finale in allegria con il pubblico a fare il coro, e il bis con la trascinante “Guarda la luna”. E vale davvero la pena citarli tutti questi musicisti, il cui vero e unico motore è la passione per la musica: Renzo Ceroni a bassetto e chitarra. Enzo G. Conti alle fisarmoniche diatoniche, Paolo Dall’Ara a cornamuse, flauti e percussioni, Matteo Dorigo alla ghironda, Vincenzo “Chacho” Marchelli alla voce, Andrea Sibilio al violino, Betti Zambruno alla voce. 



Giorgio Zito

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