Stick in the Wheel – Follow Them True (CD From Here, 2018)

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Il quintetto di East London ha già fatto parlare di sé con “From Here”, debutto del 2015, cui è seguito l’EP “Stick In The Wheel Presents From Here: English Folk Field Recordings”, un’antologia di ballate registrate live in un’atmosfera casalinga in combutta con alcune delle stelle del Brit folk. Con il nuovo capitolo discografico di lunga durata la band non patisce tentennamenti, anzi compie un balzo in avanti, imprimendo un’ulteriore spinta al fervore creativo e spostando avanti i confini sonici folk nella contemporaneità con un programma di rivisitazione di standard folk e di nuova scrittura. La line-up degli Stick in The Wheel comprende Nicola Kearey (voce solista e percussioni), Ian Carter (chitarre, percussioni, elettronica, produzione e – ricordiamolo – un passato dubstep & drum’n’bass sotto il moniker EAN), Fran Foote (voce, organetto, flauto), Si Foote (percussioni, batteria, voce) ed Ellie Wilson (violino, viola, voce). “Over Again”, il pezzo d’apertura, è di quei brani che acchiappano subito: fresco e diretto grazie all’ostinato di chitarra e il ritmo incalzante, che sostengono la vocina scanzonata di Nicola Kearey, la quale ci guida nel profilo essenziale di “Weaving Song”, derivata da una ballata scozzese e già nel repertorio di Sandra Kerr che la cantava con John Faulkner in un episodio dell’influente serie TV per bambini “Bagpuss” (1974). In “Witch Bottle” i drone di organetto in stile elettronica targata Eighties, violino, chitarre e voce, che palesa reminiscenze velvetiane e dei Mr.Fox (breve fiammata folk-rock dallo Yorkshire nei Seventies), rivelano l’anima più sperimentale del combo, confermata nella folk-electronica title-track, sorprendente per gli effetti vocali prodotti con Auto Tunes, che certo non ti aspetteresti in una folk band (l’ortodossia folk li odierà per aver osato tanto!). 
Ci conduce nella Londra popolare urbana ottocentesca “White Copper Alley”, dove la prospettiva è quella di una prostituta alle prese con la necessità di curare suo figlio con ogni mezzo necessario. Le linee del violino di Ellie Wilson alimentano la qualità magnetica della minimalista “100,000 Years”; le pennellate di archetto conducono, inizialmente, anche la danzante “Abbots Bromley Horn Dance”, poi entrano gli altri strumenti (c’è dentro anche la concertina di Laura Smyth) nello strumentale in minore di matrice medievale che coglie nel segno ricordando pagine del migliore folk-rock Seventies. Rifulge “Rover Blade” per l’andatura baldanzosa, il riff vincente di Carter e l’insieme vocale della band, laddove la ballata “Unquiet Grave”, priva di orpelli, mette in risalto la sola voce nuda di Nicola. Delizie nella ballata tradizionale “Blind Beggar of Bethnal Green”, che procede a tempo di valzer, e nella coralità a cappella in forma di shanty di “Poor Old Horse”. Regala emozioni pure la fascinosa (con voce e chitarra elettrica in primo piano) “Red Carnation”. “Follow them true” è un album brillante, dove confluiscono modelli folk e sperimentazione, chiuso emblematicamente dalle pulsazioni elettroniche, che avvolgono il celebre traditional “As I Roved Out”. Come si dice in questi casi: consigliato! www.stickinthewheel.com 


Ciro De Rosa

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