Nowhere Brothers – Down life Boulevard (Autoprodotto, 2017)

Il duo Nowhere Brothers è composto da due musicisti italiani con la passione per la musica americana. Soprattutto per quella riconducibile alla scena folk, variamente trasfigurata dai grandi artisti, bluesman e cantautori del Novecento. L’album di debutto del duo, composto da Nicola Ventolini (voce, armonica, pennywhistle) e Roberto Fiorelli (chitarre, piano, stomp), si intitola “Down Life Boulevad” e può essere considerato un omaggio sentito, partecipato, al grande canzoniere americano, ai grandi cantori e a quella grande e indefinita schiera che dell’America ha attraversato e raccontato i paesaggi, la mistica, la profondità e la secchezza (“Dust walker”). Va anche considerato come il risultato di una rappresentazione di tutta l’epica musicale del continente, definita attraverso l’adesione a una serie di immagini conosciute e riconoscibili (che, nel loro insieme, compongono un immaginario ampiamente condiviso e apprezzato, sia sul piano estetico che storico-musicale), così come attraverso la convergenza straordinaria che qui si è verificata tra la musica tradizionale, la storia politica, la storia della ricerca etnomusicale, il lavoro di studiosi e musicisti. Tra i quali – manco a dirlo – hanno un ruolo preminente figure spesso diverse fra loro, per interessi, prospettive, visioni e rappresentazioni, ma che hanno contribuito allo stesso modo alla configurazione di un patrimonio espressivo di valore inestimabile. Un’immagine che (sebbene abbia aderito ai tratti di un ricordo irrimediabilmente lontano e necessariamente superato), è stata grandiosamente descritta, in termini generali ma con estrema efficacia, da Dylan in “Chronicles”. Mi riferisco alla mansarda che Alan Lomax aveva a New York, nella quale riuniva personaggi come “Roscoe Holcomb, Clarence Ashley o Doc Boggs, Mississippi John Hurt, Robert Pete Williams” e “addirittura dei veri condannati ai lavori forzati che Lomax tirava fuori in permesso dai penitenziari di stato, portandoli fino a New York a gridare i loro canti di lavoro nella sua mansarda. Gli invitati a quei raduni di solito erano dottori del quartiere, dignitari cittadini, antropologi, ma c’era sempre anche qualche persona regolare”. Tutto questo – in modo più o meno indiretto – echeggia nei dieci brani di “Down life Boulevard”. Per due motivi principalmente. Innanzitutto perché gli autori non possono evitarlo. Anzi si aggrappano, anche non volendolo, a una scia irriducibile, che avvolge le atmosfere scarne e minimali dei loro brani (“Peace”, “Used Boots”), proiettandoli nelle mani stesse di quelli che lo hanno fatto prima di loro. In secondo luogo perché il duo, evocando un panorama eternamente americano (sia nei testi che nelle musiche: “Dove un tempo si ergeva una tenda indiana/ oggi abbaglia una roulotte cromata/ Instancabili nuvole spinte incessantemente dal vento/ vi si specchiano in una scena che si ripete”), implementa l’esistenza di quello scenario (“Soul Mirror”, “Night”). Il quale – come sempre capita – si nutre di riappropriazioni, di revival, così come di studio, ricerche, approfondimenti, spettacoli. Se si ascolta il disco si pensa subito a quello: le voci sono basse e profonde, l’armonica sembra tagliare una densità rarefatta che ci impedisce di vedere fino all’orizzonte, le chitarre a volte deformano una prospettiva sonora strutturalmente acustica, apportando variazioni acide e, allo stesso tempo, piene, compatte. Il lavoro più raffinato del duo è probabilmente da riconoscere qui, nella sintesi e nella scelta di un racconto alleggerito. Il quale, nella misura in cui si presta a raccontare una storia (al di là delle apparenze) estremamente variabile, aggiunge piccoli dettagli che, forse, ne rafforzeranno la tenuta. E contribuiranno a mantenerla in quella dimensione che la rende così popolare. Una dimensione di semplice ed estrema ambiguità, che si riflette nell’avvicendarsi lento dei brani di “Down life Boulevard” e che si risolve nella compresenza di elementi astratti (evocazione) e concreti (storia e paesaggio). 


Daniele Cestellini

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