Danimarca, la tradizione rifondata: Lydom, Bugge & Høirup – Gangspil/Jansen & Bugge + Høirup – Slid Din Tid/Fru – Skagerrak/Norrøn – Øjeblikket/Bark & Blik – Vildskud/Bragr – Danmarkar’n/Mallebrok – Levende Brav/Basco – The Remarkable Return of Old Man Basco/Trias – Efter Horisonten (Go’Danish Folk Music, 2015-2016)

Escursione nella vitale scena neo-tradizionale danese attraverso le produzioni della label discografica Go’ Danish Folk Music «La scrittura è danese, ma noi continuiamo a rubare tutto quello che c’è intorno. Ed è una caratteristica della musica folk», mi ha detto in una volta in un’intervista il chitarrista e cantante Morten Alfred Høirup, uno dei ‘padrini’ della scena neo-tradizionale della Danimarca, che da almeno vent’anni gode di ottima salute, benché oscurata dalle potenze musicali di Svezia, Norvegia e Finlandia. Ciò che si è verificato a partire dalla seconda metà degli anni ’80 del Novecento, è stato un nuovo fermento rivolto ai repertori tradizionali. Se si eccettuano poche aree e pochi suonatori, nel Paese non c’era una tradizione vivente, mancava, insomma, una generazione che rappresentasse il legame col presente. 
Cosicché i musicisti si sono mossi ricercando negli archivi e creando la loro nuova musica di tradizione. Sono divenuti mentori per i più giovani. In altre parole più che continuare la tradizione hanno dato ricreato la tradizione, usando quelle che erano le forme popolari danesi, ma attingendo ad altre ‘heritage music’. Il cuore pulsante di questo revival è stata senz’altro l’Accademia di Musica e Arti Drammatiche Carl Nielsen di Odense, nel sud danese, in cui si è attivo da molti anni un consistente progetto educativo, con corsi di musica tradizionale e contemporanea, che qualifica gli studenti come docenti di musica ed artisti. Faro della discografia l’etichetta Go’ Danish Folk Music, diretta da Erling Olsen, della quale passiamo in rassegna alcune delle incisione più significative degli ultimi tempi. 
Cominciamo dai dischi più tradizionali in termini di scelatd ei materiali: in “Gangspil”, si ritrovano Sonnich Lydom (organetto diatonico, armonica e voce), Kristian Bugge (violino) e il già citato Høirup (chitarra e voce), che lavorando a partire dagli archivi sonori messo insieme un repertorio di danze folkloriche, provenienti da diverse parte del Paese, dalle aree rurali di Læsø alla capitale Copenaghen.  Ci hanno infilato anche una manciata di canzoni, però, perlopiù, ci si muove a ritmo di polca, gighe, valzer e hopsa. Va detto che Il trio ha un gran tiro e le chicche non mancano, come il tema “Sønderhoning”, originario dell’isola di Fanø. Nel 2015 Bugge e Høirup in trio con la fisarmonicista Mette Kathrine Jensen hanno celebrato in un CD i duecento anni dalla nascita di Borcher Madsen (1815-1897), virtuoso violinista e compositore di danze dell’isola di Falster, nella Danimarca meridionale. Caratteristica di questa musica peculiare è la presenza di brani in minore, un tratto che si è sviluppato abbastanza di recente nella musica danese per via dell’influenza di altre tradizioni musicali. “Slin Din Tid” contiene dodici brani da ballo, ma anche senza lasciarsi prendere dalla danza, l’ascolto è davvero ragguardevole. 
Passiamo a un trio tutto al femminile, le Fru sono le violiniste Anna Lindblad, Elise Wessel Hildrum e Maja Kjær Jacobsen, un trio pan-scandinavo di musiciste originarie di Svezia, Norvegia e Danimarca. Il loro disco prende nome dal comune braccio di mare situato tra Jutland, Norvegia e Svezia. Il bel programma in dodici stazioni precipuamente danzerecce, ma non mancano un paio di canzoni, che attraversano i tre Paesi fino a raggiungere le Shetland (a lungo dominio norvegese). Lo spazio acustico si apre ad ampie distese sonore ora intimiste ora esuberanti. Altro trio al femminile sono le Norrøn, che annovera una strumentazione inusuale. Anja Præst Mikkelsen (clarinetto e clarinetto basso, già titolare di un significativo album solista “Resonans”), Nina Veng (flauti) e Pia Nygaard (violino) debuttano insieme con “Øjeblikket” (“Il momento”), lavoro adagiato sul versante più sperimentale, una musica contemporanea dal marcato tratto improvvisativo. 
Nella scaletta, brilla soprattutto “Schottisvägen”, dove si impone la pronuncia del clarinetto basso. Invece, Bark & Blik è un quartetto costituto dalla violinista Kristine Heebøl, già membro dei notevoli Phønix e con all’attivo due dischi con il Trio Mio, Siri Iversen (clarinetto e clarinetto basso), Cecilie Strange (sassofono) e Simon Krebs (chitarra). In un certo senso continuano l’avventura degli Over Sundet, band attiva dal 2006. La musica dei quattro è un ricco contenitore sonoro, con un riuscito amalgama strumentale su composizioni di tutti e quattro gli artisti. Folk e jazz, universo nordico e improvvisazione, offerti con atteggiamento fresco e con risultati molto godibili (spiccano “Gaelaendermand” e “Bladene Flader”). 
E veniamo al trio Bragr (“Danmarkar’n “), composto dallo svedese Perry Stenbäck (nyckerlharpa, chitarra, mandolino, cister, voce) e da due danesi, la percussionista Christine Dueholm e Jesper Frost Bylling (basso acustico fretless a cinque corde, scacciapensieri, voce). Negli otto brani i Bragr affrontano un repertorio di tradizionali svedesi e danesi, ma anche di brani d’autore: ampia gamma timbrica, passaggi lirici e ottima cifra tecnica. Su tutti svettano "Andakten", del suonatore di nyckelharpa Eric Sahlström (1912-1986), "Tidlösa rullo / Jiggen", con le sue movenze irlandesi e “Klarälvspolskan”). Differente l’orizzonte sonoro di “Levende Brav”, in cui i Mallebrok seguono strade poco tracciate. 
Siamo alle prese con un eclettico quintetto con strumentario di fiati (trombone, flauti, cornamusa), percussioni, dulcimer ed elettronica; conciliano antiche ballate e nuovi brani con aperture jazz e pop e rock. Riflettori accesi su un disco non fresco di uscita, ma che non può essere ignorato. Parliamo del terzo album del quartetto Basco, musicisti di grande temperamento, che dalla loro scatola delle meraviglie fanno uscire un repertorio strumentale canoro sparso tra Danimarca e Gran Bretagna e Irlanda, con liberi innesti di jazz e bluegrass. Un insieme di corde, archetti, fiati, mantici e percussioni (ci mette il violino e i piedi il quebecchese David Boulanger de La Bottine Souriante) che li fanno avvicinare molto nello spirito inarrestabile ai britannici Bellowhead. I numeri migliori? 
Eccoli qui di seguito: “March of the Frogs”, “Batshit Polka”, la ballata “Two Sisters” e lo shanty “Hog Eyed Man”, “The Trublations of the Svendborg Stadtmusicus”. Da non perdere! Infine parliamo di un’uscita nuova di zecca, il quartetto Trias di “Efter Horisonten”, un’altra prova del dinamismo e del talento della nuova musica danese di ispirazione tradizionale. Dopo il CD eponimo del 2012 propongono il secondo album. Søren Østergaard Pedersen (contrabbasso, armonium), Christoffer Thorhauge Dam (violino, viola, harmomium), Rasmus Nielsen (piano, chitarra, harmonium), Jonas Kongsted (violino, viola, mandolino) piegano con plasticità i diversi influssi alle proprie esigenze espressive, producendo un lavoro originale di matrice contemporanea, che si alimenta alle melodie popolari. L’ospite Camilia Skjærbæk ci mette la voce in due brani. La scena musicale neo-tradizionale della Danimarca è di assoluto rilievo, merita di essere pienamente apprezzata. www.gofolk.dk 


Ciro De Rosa

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