Conrad Schnitzler - Filmmusik 1 (Bureau B, 2016)

Nuova pubblicazione d’archivio per Conrad Schnitzler (1937–2011): artista, studente di Joseph Beuys, personalità fondamentale della scena elettronica d’avanguardia tedesca e fondatore con Hans Joachim Roedelius e Boris Schaak dello storico Zodiak Free Arts Lab berlinese nel lontano 1969. Manifestazione compiuta del grande fermento culturale che attraversava la Germania del tempo, lo Zodiak fu nucleo creativo, luogo di sperimentazione, ricerca e ideazione di forme alternative attraverso arte e musica, senza preconcetti o inibizioni; in poche parole, un tramite per il fondamento di una nuova cultura strettamente personale e libera. Schnitzler, Tangerine Dream e Kluster, poi Cluster, furono la prima e compiuta manifestazione di tale iter naturale. Questa dovuta premessa ha il fine di mettere in luce lo spirito che pervade molte delle composizioni di Schnitzler, che si sono certamente “modellate” nel corso degli anni senza mai perdere però l’intento originario. La genesi dei dieci brevi frammenti rigorosamente elettronici di “Filmmusik 1” , tratti direttamente dagli archivi personali del musicista, sono piuttosto misteriose… L’assenza di titoli e la presenza di sole date a caratterizzarli non offrono certezze sull’effettivo utilizzo “filmico” degli stessi. All’ascolto emergono curiosi tratti del “work in progress” di Schnitzler abile nel registrare tracce individuali su cassette per poi combinarle in un secondo momento e svelarne il risultato. Immaginata oggi questa tecnica può sembrare persino semplice o sin troppo ingenua, non lo era certamente nel 1975 o nel 1980, anni di provenienza dei brani in questione. “Filmmusik 1” è sicuramente un lavoro meritevole e affascinante che forse non raggiunge l’intensità di opere cardinali come: “Rot”, “Blau”, “Ballet Statique” o dell’ottimo “Slow Motion”, è bene però riflettere sullo scopo di queste musiche, sulla natura per cui furono concepite, che può di conseguenza portare a un risultato per forza di cose più funzionale come spesso accade con la musica pensata per film, la cui indipendenza d’ascolto risulta più difficoltosa. 


Marco Calloni

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