Andrea Cassese – Oltre gli specchi (Selts Recordz/Audioglobe, 2015)

“Oltre gli specchi” è l’ottimo esordio del cantautore napoletano Andrea Cassese. È un album ricco di suggestioni, sia legate ai racconti, alle narrazioni, sia alla costruzione musicale. Riguardo i testi diciamo subito che sono ordinati, organizzati con equilibrio, mai scontati. Sono sussurrati e pesati su poche parole, che riescono sempre a descrivere il dettaglio e il miglior sviluppo dell’idea che li sottende (“Che fosse arrivato il giorno o era notte/ era tuto entusiasmo e silenzio/ l’insegna luminosa accendeva e spegneva/ la forza del doppio/ che fosse intermittenza o difetto/ tutto alimentava il fuoco”). Per le musiche vale la stessa considerazione, anche se ciò che emerge da queste, fin dal primo ascolto, è la cura straordinaria della produzione (che interessa tutte le dieci tracce), della selezione dei tanti strumenti, della calibratura (anche qui ordinata, pulita, decisa) dei timbri che definiscono il profilo di un tracciato sonoro sempre inatteso, sebbene caratterizzato da una predilezione al suono acustico (tromba, violoncello, chitarra, Fender Rhodes, organo, violino, viola, contrabbasso, pianoforte). “Il gesto”, l’ultimo brano in scaletta, è introdotto dalla chitarra profonda ed espansa di Fausto Mesolella. È una riflessione di raccordo che, seppur dentro un evidente processo di sottrazione, di sintesi, riesce a far convergere su sé stessa molte suggestioni che sorreggono l’intero album. La musica è più asciutta e sembra di ascoltare una persona che parla (a sé stesa o a noi non fa differenza): è asciugata dalla chitarra classica di Mesolella, che disegna la sua trama morbida e luminosa intorno a un testo profondo e sognante. Il testo è un piccolo racconto che, alla fine dell’album, chiarisce le capacità espressive di Cassese. Il quale riesce a mantenere inalterata la magia dell’ispirazione, del processo compositivo. Passando da una suggestione, da un momento riconoscibile di condizionamento (“Il caffè che da polvere si fa liquido/ nel tragitto dalla caldaia al bricco/ consente al risveglio di risalire/ dai sogni al sensibile”) a uno sviluppo più compiuto dell’idea, che diviene il racconto e sparge nell’aria i riflessi di tutte le sue parti, anche quelle non espresse: “Magia del tuo sguardo espone alla vita/ felice e convinto di non voler tornare più indietro”. Tutto dentro una coerenza formale (e un criterio logico) molto notevole. 


Daniele Cestellini
Nuova Vecchia