Ponente Folk Legacy – Bestiario da ballo (Rox Records, 2020)

Se è vero che il programma di “Bestiario da ballo” attinge al repertorio coreutico del circuito del bal folk ligure, va subito detto che la proposta musicale dei Ponente Folk Legacy va ben oltre la funzione della danza. Parliamo di tre polistrumentisti della provincia di Imperia, molto attivi nel panorama del nuovo folk e delle musiche tradizionali: Davide Baglietto, compositore, ricercatore e studioso della tradizione musicale ligure (musette, musa pastorale ligure, whistles, synth, rhodes, clavinet, piedi e mani); Emmanuel Biamonti (flauti, whistle, bodhran, grancassa, mani), fiatista di folk irlandese e percussionista di street band; Luca Schiappacasse (chitarra acustica, mandolino e Fender Telecaster), cantautore e chitarrista fingerstyle. In un paio di tracce del disco sono ospiti Enrico Allavena (trombone e sousaphone), Lorenzo Baglietto (musette 16” e composizione), Matteo Dorigo (ghironda tenore) e Luca Memeo (batteria). “Bestiario da ballo”, esordio del trio (registrato, mixato e masterizzato dall’ottimo Alessandro Mazzitelli), prodotto per Rox Records, fa riferimento alla presenza dei nomi di animali nei titoli di molte tracce del disco; la stessa grafica della copertina, inoltre, riprende ironicamente le raffigurazioni degli antichi bestiari medievali. È una piacevolissima sensazione ascoltare un album splendidamente suonato e prodotto, dove gli incastri non appaiono per nulla forzati e in cui la dimensione della danza va di pari passo, come avviene nel miglior panorama del folk europeo, con quella dell’ascolto. Così i colori ritmici dei temi d’autore, composti seguendo i moduli delle danze tradizionali (scottish, gighe, valzer, polka, bourrée), si riempiono di svolazzi prog, innesti fingerstyle e sprazzi elettronici senza scricchiolare, come accade subito in “Harmony - Il gabbiano killer”, secondo “solido” brano del disco che segue l’eterea sospensione introduttiva: solo in apparenza un set di danze bretoni centrato sull’intreccio di cornamuse (dove suonano i Baglietto, padre e figlio). “L’addestramento Del Panda - Il Principe Di Tirana” sono due bourrée a 3 tempi, il cui primo tema, guidato dalla cornamusa, è sostenuto da un pressante riff di chitarra, mentre il secondo parte con cornamusa e podiritmia per poi aprirsi e svilupparsi con l’ingresso degli altri strumentisti. Il successivo tema, “Il Peso del Cosciente (Triste) - Il Peso del Cosciente (Allegro)”, ha la doppia fisionomia di un valzer cinque a tempi e più di una ragione di interesse sonico: c’è il gioco tra l’iterazione della prima sezione e l’ambientazione maestosa della seconda parte. In aggiunta c’è la motivazione organologica per l’uso della musa pastorale ligure, strumento tradizionale desueto, ricostruito in virtù della ricerca condotta da Davide Baglietto e dal piper Fabio Rinaudo (Birkin Tree, Liguriani e molto altro) e al lavoro dei maestri liutai Walter Rizzo e Peter Rabanser. Si fa tappa in Irlanda ne “Il Pirata: 13 gennaio 1970 / 5 giugno 1999 / 14 febbraio 2004”, che comprende tre gighe, di cui le prime due riprendono appieno gli stilemi irlandesi, mentre la terza ha un che di ambientazione cinematografica. Le date tra loro collegate fanno riferimento alla vita di Marco Pantani. Si passa, quindi, alla libertà danzante di “Scottish Arcolano”, della mazurka “Aspettando il ritorno” e della “Polka della donna”; quest’ultima assume un veste bandistica con l’ingresso di sousaphone, trombone e batteria. Entriamo nel folklore metropolitano di Ceriana con un brano di matrice fingerstyle composto da Schiappacasse, “La Pantera Di Ceriana - Bourree Du Cruvin”, ispirato alla leggenda secondo cui una pantera scappata dal circo si era rifugiata nei boschi intorno alla cittadina dell’entroterra imperiese. La seconda parte del brano è una bourrée che omaggia un prelibato vino rosso prodotto a Varigotti (SV). Le sorprese non finiscono ancora, perché nel rondeaux “A l’entorn de Ma Maison” i tre innestano lampi di elettronica e in “Piper Post Punk” infilano ricordi giovanili new wave (qui entra pure la ghironda tenore). Infine “U Settembrin” è un valzer a otto tempi, dove si intrecciano mandolino, flauti e chitarra, un sereno accarezzamento lirico con cui i Ponente Folk Legacy chiudono questo gustoso inventario musicale. 

Ciro De Rosa

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