Artisti Vari – Folk & great tunes from Latvia (CPL Music, 2018)

Ritorna spesso il nome di Christian Pliefke scartabellando tra le musiche del nord est europeo. Non solo perché è una delle figure chiave delle case discografiche più dinamiche in quell’area (della cui attività stiamo dando conto in queste pagine), come la Nordic Notes e la CPL Music. Ma soprattutto perché il suo profilo professionale è multiplo, spaziando dalla ricerca dei “talenti” al lavoro di produzione in studio, nella maggior parte dei casi nell’ambito del folk e della world music scandinava. Con la Nordic Pliefke ha attivato un processo di produzione che, insieme alla pubblicazione di album di band e artisti locali, ha visto finora la promozione dell’ampio scenario world e folk di paesi quali Norvegia, Finlandia, Estonia. Con la CPL, che ha un profilo generale meno localistico e annovera in catalogo anche gruppi provenienti da altre aree europee o a queste fortemente legati (come il trio Riviere Noire, il Modus Quartet, oppure l’ensemble JMO, composto da musicisti provenienti da Svizzera, Senegal e Israele), Pliefke inizia un percorso per certi aspetti analogo, anche se focalizzato su più aree e repertori più precisi. È il caso di questa densa raccolta “Folk & great tunes from Latvia”, in cui venti artisti lettoni esprimono con grande naturalezza molti degli elementi espressivi riconducibili alle tradizioni musicali del loro paese. Sembra che il nostro talent scout sia stato folgorato sulla via del Womex, quando alla fine dell’anno scorso si è spinto fino a Katowice, in Polonia, per vedere che aria tirava. Lì ha lavorato sodo e ha “incontrato” la Lettonia e le sue musiche. Da questo incontro sono già nati alcuni dischi (abbiamo parlato recentemente di “Lai Māsina Rotāiās” di Auji um Tautumeitas) e finalmente la grande raccolta. L’album (che può essere considerato a tutti gli effetti una “guida” alla musica folk lettone) è composto da una varietà musicale molto interessante. Da un lato perché vi è una oggettiva quantità di generi e interpretazioni che riflettono non “il” panorama musicale lettone, quanto la dinamica artistica, di interpretazioni, di conoscenze, di interesse che i musicisti hanno nei suoi confronti. Dall’altro lato vi è invece una qualità musicale di livello straordinario, sia per quanto riguarda la selezione dei brani, sia nei riguardi delle interpretazioni. Queste ultime risultano fin dal primo ascolto sufficientemente articolate da far pensare che i repertori tradizionali siano ricchi e corposi, che molti artisti (nella maggior parte giovani) ne abbiano coscienza, che molti suoni siano non solo trascinanti (come lo sono quelli delle tradizioni espressive che hanno lanciato nel mondo il fascino della world music) ma anche interessanti da indagare e analizzare: sul piano certamente culturale, e quindi in una prospettiva etnomusicale più inclusiva, sul piano organologico, simbolico e, in generale, fenomenologico. Vi è un brano rappresentativo di questo approccio multiforme, che può servire come esempio. Si tratta di una canzone tradizionale, il cui titolo è “Baltaitiņa”, eseguita dai Rãva, un ensemble – di cui non è facile trovare informazioni – tutt’altro che tradizionale. La loro interpretazione è moderna e cruda, lineare ma non ripetitiva. Il brano potrebbe essere una litania o comunque una canzone monodica molto ipnotica. E da qui la formazione parte per agganciare la sua visione a una forma della tradizione musicale del proprio paese: voce profonda e morbida, con un sottofondo di chitarra elettrica distorta che richiama l’esigenza di un bordone. A questo tipo di interpretazione fanno da contrappunto altri modi di rappresentare le espressioni musicali tradizionali. Tra i più curiosi e interessanti non posso non segnalare “Metens”, il brano in chiusura proposto dall’ensemble Auji, composto da percussioni e bagpipes, e soprattutto “Laumas meita”. Quest’ultimo è un brano tradizionale arrangiato dalla Jauno Jãņu Orķestris, sestetto new-folk che ci assicura una varietà strumentale straordinaria: violino, chitarra, mandolino, bouzouki, violoncello, contrabbasso, jew’s harp, percussioni, accordion, tastiere, sintetizzatori e varie forme di elettronica. 


Daniele Cestellini

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