Valerio Billeri – Gospel (Folkstudio, 2018)

Cantautore romano con le radici ben piantate nella roots music made in USA come nella migliore canzone d’autore italiana, Valerio Billeri vanta una lunga esperienza artistica, numerose collaborazioni di prestigio e ben otto album tra cui merita una citazione l’ottimo “Acque Alte” di qualche anno fa e il più recente “Giona” del 2017. Ad appena un anno di distanza da quest’ultimo, il cantautore romano torna con “Gospel” disco dal sound acustico e minimalista nel quale ha raccolto nove brani in gran parte autografi, incisi con la partecipazione di un gruppo di eccellenti strumentisti in cui spiccano il produttore artistico Gian Luca Figus (banjo, percussioni, piano, basso e seconda voce), Damiano Minucci (banjo, chitarra acustica e chitarra elettrica), Emanuele Carradori (percussioni), Lucia Comnes (violini) e Emanuele Luzi (basso). Come evoca il titolo che rimanda alla spiritualità in senso non strettamente religioso, il disco mescola ricordi, racconti di feste popolari, visioni, contrasti interiori e presagi oscuri, il tutto permeato da arrangiamenti acustici nei quali spicca la capacità di Billeri di muoversi con agilità tra folk, blues e canzone d’autore in senso stretto. Aperto dallo splenido fingerpicking della title-track che rimanda alle pagine migliori del songbook di Nick Drake, l’album entra nel vivo con la ballata folkie “San Domenico delle Serpi”, ispirata alla festa dei serpari che si svolge annualmente a Cocullo nell’aquilano, e con la splendida rilettura de “La mia morosa la va alla fonte” di Dario Fo ispirata ad un canto tradizionale del XV secolo e che fu la base ispirativa per “Via del Campo” di Fabrizio D Andrè. Se “Il canto del gallo” si giova di un arrangiamento tex-mex in cui a brillare è il violino, le successive “Mondo antico” e “Sotto un cielo di rame”, sono due esempi di come il songwriting di Billeri sia maturato con maggior intensità negli ultimi anni. La sei corde del cantautore romano è ancora protagonista di “Racconti di inverno” ma soprattutto de “Le mille ed una notte” in cui spicca l’accordatura aperta della chitarra, ispirata da David Crosby. Il blues “Lungo treno nero” chiude un disco senza fronzoli ma ricco di eccellenti canzoni, ma c’è ancora tempo per una inaspettata ghost track con la versione in italiano di “Boots of Spanish Leather” di Bob Dylan. Il disco può essere acquistato su Bandcamp


Salvatore Esposito

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