La Musica Nelle Aie. Castel Raniero in Festa, Castel Raniero, Faenza (Ra), 10-13 maggio 2018

Si arriva su a Castel Raniero, su una collina dalla cui cima si può ammirare Faenza, in un luogo magico dove la natura e la mano dell’uomo hanno lavorato nei secoli a realizzare un paesaggio fertile, armonico e sostenibile in mezzo a vigneti e frutteti curati come giardini. Le distese assolate di grano ancora verde sono racchiuse in mezzo al verde scuro di boschetti ombrosi e freschi in cui i fusti degli alberi sono avvolti dai rampicanti. Su questa collina, in questo posto così rilassante e bucolico, si realizza il festival di musica folk d’eccellenza “La musica nelle aie” al quale, da sedici anni, si abbina anche un originalissimo contest. La partenza di tutto, in realtà, è datata a circa quarant’anni addietro, con la sagra di Castel Raniero organizzata dall’operosa comunità locale abbinata alla corsa podistica (e infatti, storicamente questa è la collina sulla quale i faentini vengono a cimentarsi nelle attività di fitness all’aperto). Da anni alla gastronomia si è abbinata la musica che, grazie alla progettualità degli organizzatori, nel tempo è diventata la spina dorsale dell'importante kermesse. A partire dalla serata di giovedì 10 maggio fino a quella di domenica 13, la musica è stata protagonista di un ricco cartellone di proposte di qualità. 
Il festival si è snodato attraverso un’abbondante messe di iniziative diversificate: dalla presentazione di libri ai concerti sul palco, dalla competizione podistica alle escursioni nei boschi, dalla ricerca delle erbe spontanee all’evento clou, unico nel suo genere, costituito dal folk contest articolato sulla collina lungo un circuito di cinque kilometri percorribili rigorosamente a piedi per assistere alle proposte dei gruppi musicali. Migliaia di persone  - la stima degli organizzatori è di circa ventimila durante i quattro giorni - hanno percorso le strade della collina, una folla eterogenea, intergenerazionale (da zero a 100 anni), sorridente, a caccia di benessere, di socialità, buona cucina, buon vino e molto attenta alle proposte musicali. L’enogastronomia, insieme alla musica folk e al territorio, è uno degli ingredienti fondamentali (e dal punto di vista delle risorse rappresenta la parte sostanziale a supporto del festival dato che tutti i concerti sono rigorosamente ad ingresso libero), con una squadra di volontari e volontarie impeccabilmente organizzati, che hanno servito in stoviglie ecologiche migliaia di pasti ogni sera con le specialità della migliore cucina romagnola con puntualità, tanta gentilezza ed accoglienza. 
Ma veniamo con ordine, almeno per quanto riguarda le iniziative più squisitamente musicali del cartellone: alla partenza di giovedì sera la formazione campana “Taranterrae” dalla Terra di Lavoro con canti e tammurriate della tradizione. Venerdì, quando è iniziata anche la presenza di chi scrive, in apertura di serata, ha suonato il trio “Mi linda dama”, premiato per la sezione Interpreti nel 2017, con una proposta di musica sefardita rielaborata da Namritha Nari alla voce e tamburi, Giulio Gavardi alla chitarra, saz, oud, mandolino e sax soprano e Niccolò Giuliani alle percussioni. Tra le sonorità fascinose di un repertorio antico della musica dell'area mediterranea, la talentuosa formazione guidata dalla voce ben padroneggiata della front-woman, ha condotto il pubblico in un’esplorazione di interessanti melodie alle quali i "Mi linda dama" imprimono anche un coinvolgente impatto emotivo. A seguire, arrivati dalla Sicilia, si sono esibiti i "Malanova", laboratorio di impegno sociale e musicale, con le loro composizioni ispirate alle storie della vita di tutti i giorni o a leggende e racconti della tradizione della valle del Mela, in provincia di Messina. Sul palco sono in otto: accanto a strumenti tradizionali vengono suonati strumenti classici quali violino e flauto traverso ma anche chitarra acustica e basso. 
Raccontano principalmente, attraverso la melodiosa voce della cantante Saba, le storie della loro gente con l’intento di mantenere vivo, soprattutto nei giovani, l’interesse per la terra di origine e la sua lingua e il progetto di recuperare l’uso degli strumenti musicali della tradizione popolare siciliana. Impegnati sul territorio in tanti progetti dal contenuto sociale, i "Malanova" hanno proposto un bel live pieno dei colori della loro terra ricca di storia, di contraddizioni e di poesia. La giornata di sabato è iniziata ben presto con il concerto all’alba dell’"Ensemble Naturton" proveniente da Schwabisch Gmund, città tedesca gemellata con Faenza. La formazione, costituita da quattro suonatori di Alphorn, il corno alpino in legno della lunghezza di oltre due metri, ha portato il suo saluto al sole dalla terrazza sotto il campo sportivo alla presenza di quasi duecento spettatori entusiasti. La sera prima aveva anticipato, invece, un piccolo saggio della sua proposta suonando alle 19 in mezzo ai vigneti in direzione delle Alpi (che nelle giornate limpide, si possono anche intravedere in lontananza). Melodie popolari o richiami per il bestiame sono il repertorio di questo suggestivo strumento la cui sonorità si diffonde benissimo in spazi aperti. 
Nel corso della giornata, durante la Classicissima di Castel Raniero, la gara podistica di undici kilometri che si svolge in mezzo alla natura, a Villa Orestina sono stati presentati i libri “Romagna balerina” di Gianni Siroli e l’audiolibro “Cantì, balì, burdel!” di Pietro Quinzàn Bandini. Nel tardo pomeriggio, nel corso di un "aperitivo romagnolo" è stato possibile degustare, tra le altre cose, i vini prodotti sul territorio tra i quali abbiamo potuto apprezzare il classico Sangiovese ma anche quelli ottenuti dal vitigno autoctono Centesimino, sia nella versione secco che passito. Il tutto faceva da cornice alla musica dei "Folk Notes", formazione a sei che, armata di violino, banjo, chitarre, fisarmonica, ha proposto un repertorio ispirato alla musica irlandese coinvolgente, vivace e molto ben eseguito. La serata dei concerti si è aperta con la formazione premiata nel 2017 per la sezione autori: si tratta de "L’istrice", trio proveniente da Padova di cui il giovane Criss è animatore. Le sue personali “canzonette” parlano in modo pungente e irriverente delle situazioni di tutti i giorni, prendendole di mira con ironia. La sua è una cifra stilistica originale con riferimenti al reggae e al punk, un atteggiamento sottilmente dissacrante ed una voce particolare. 
La serata si è conclusa all’insegna della musica dell’Italia centro-meridionale con Taranta d’Amore di Ambrogio Sparagna insieme all’Orchestra Popolare Italiana. L’artista laziale ha condotto il lungo concerto con il consueto piglio travolgente mescolando i ritmi ternari delle tarantelle con quelli di diverse tradizioni del sud d’Italia: saltarelli, canzoni popolari romane, brani di cui è autore, composti secondo gli stilemi della musica delle tradizioni popolari. Citiamo per tutte la bellissima "Libera nos a malo" impreziosita anche dalle intense doti vocali dell’artista reatino Raffaello Simeoni. Accanto a Sparagna alla voce e all’inseparabile organetto, a questa irresistibile macchina da festa dal ritmo rutilante, hanno contribuito Valentina Ferraiuolo alla voce e ai tamburelli, Clara Graziano alla voce e all’organetto, Cristiano Califano alla chitarra, Diego Micheli al contrabbasso, Ottavio Saviano alla batteria, il già citato Simeoni alla voce, ciaramella e flauti tradizionali. La proposta di Sparagna, certamente non filologica, è senza dubbio d’alto livello e mette d’accordo anche la piazza gremita di persone che si scatenano nelle danze apprezzando i tiratissimi bis finali. Nella giornata di domenica 13 si è svolto il folk contest che, giunto alla sedicesima edizione, caratterizza senza ombra di dubbio
“La musica nelle aie” con i concerti dislocati in mezzo ai campi, lungo un anello di strade chiuse al traffico che si snoda per cinque kilometri da percorrere rigorosamente a piedi, in cui è stato possibile, a partire dalle 14 fino alle 18, assistere alle esibizioni di diciotto gruppi musicali, dieci per la sezione interpreti ed otto per la sezione autori. A tutti i partecipanti è stata fornita una colorata mappa con il percorso e l'ubicazione di tutti i musicisti. Le formazioni in concorso quest’anno hanno visto la partecipazione dall’estero degli ungheresi "Mandula Zenekar", risultati vincitori della sezione interpreti. La coppia, con un bagaglio di strumenti della tradizione magiara (tekeno, citerà, utogardon, dob) si è particolarmente distinta per un’esecuzione magistrale del repertorio popolare. Sul podio degli interpreti, rispettivamente al secondo e terzo posto, anche i lombardi "Cidnewsky Kapelye" con una proposta di raffinata musica klezmer molto ben orchestrata e i "Tartakut" che, con i canti dell’Europa sud orientale -che hanno ispirato le danze del folto pubblico che li ha seguiti-, hanno fatto sentire la solarità, i profumi e i colori di quelle regioni. La sezione autori ha visto premiata la formazione italo-turca "Ozgur Karagunes & Marta Celli" che ha proposto un interessante quanto
fascinoso connubio tra il santur, strumento originario dell’Iran, e le delicate sonorità dell’arpa celtica ai quali si è aggiunta la partecipazione ai plettri del greco Vaggelis Merkouris: il sound è intrigante e propone atmosfere e ritmi cangianti. Premiati con il secondo e terzo posto anche, rispettivamente, i giovani ed energetici "Lame da barba" con la loro proposta mediterranea rilanciata attraverso un linguaggio strumentale fresco ed originale che mette al centro il mandolino ed il sax e che a tratti somiglia ad una colonna sonora abilmente suonata, ed il suggestivo, profondo progressive-folk dei "Marcabru" con ritmi ipnotici e le sonorità circolari del didjeridoo. Premio del pubblico, che ha potuto votare attraverso le tante urne distribuite lungo tutto il percorso, a il "Quarto Stato", giovani autori che, dalle colline romagnole, con brani di loro composizione esaltano la vita bucolica. Oltre ai gruppi qualificati, tutti assolutamente condivisi da chi scrive nella sua partecipazione alla giuria, si segnalano anche "La Luna e il Falò", dal Veneto con un folk -rock molto coinvolgente con suoni, ritmi e dialetto a cui si uniscono sonorità che strizzano l’occhio a melodie e ritmi irlandesi, i "Nashville & Backbones", dall’Emilia-Romagna, che hanno dominato egregiamente il repertorio della west-coast statunitense, i "The Famous Python’s Foot", dal Veneto con un repertorio che ha spaziato dolcemente e sapientemente tra i brani del folk europeo della tradizione irlandese, bretone, galiziana e bulgara. 
La danza è un elemento per nulla secondario in queste giornate; così, in attesa dei risultati del contest si è svolto un pomeriggio all’insegna del ballo e della socialità con i balli staccati romagnoli (quelli prima del liscio che li ha poi soppiantati, per intenderci) con il duo Trabadèl (Roberto Bucci e Giuseppe Gallegati al violino e violoncello) che ha spaziato nel repertorio dei vecchi suonatori per finire con una lunghissima e coinvolgente quadriglia. A seguire, in conclusione del festival, il bel concerto di Vince Vallicelli, il grande batterista romagnolo che nella sua ultima opera “La Fevra-la Romagna, la terra, il blues”, candidato alla Targa Tenco per la sezione in dialetto, è alla voce e suona percussioni e chitarra. Nell'intenso concerto si sono alternate atmosfere diverse, dalle più sofferte a momenti distesi e melodici. "La musica nelle aie" è coltivata da un gruppo di persone che credono fortemente nell’iniziativa e che lavorano, instancabili ed animati da grande passione e competenza, per curare e realizzare nei dettagli questa grande manifestazione in continua crescita e che, importante riconoscimento, da quest’anno è inserita nelle iniziative del "Maggio faentino", contenitore di eventi per la promozione turistica e culturale del territorio. L'edizione 2018, segnata dalla qualificata partecipazione di artisti dall'estero e da una spiccata presenza di musicisti a testimoniare la speranza d'integrazione -culturale e non solo-, si è svolta con grande successo e partecipazione di pubblico. Non possiamo che augurare un sempre più luminoso futuro a questo festival. 


Carla Visca 
Foto di Giuseppe Porcaro 
Video di Carla Visca

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